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10 Luglio 2018 Le lingue straniere? Si imparano online di Alla Drobyazko
Ce l’aveva già anticipato il Samsung Technomic Index 2015, lo studio condotto da Samsung per analizzare abitudini di utilizzo e spesa dei dispositivi elettronici in Europa: gli italiani fanno grande uso delle tecnologie e, per quanto riguarda applicazioni e prodotti digitali, sono più propensi alla spesa se si tratta di contenuti potenzialmente istruttivi.
Ora ce lo conferma un’altra ricerca, condotta su un campione di 5mila intervistati da ABA English, accademia online che conta oltre 4 milioni di studenti e che ha di recente messo sul mercato una nuova applicazione che offre l’opportunità di imparare l’inglese con i film.
Qualche dato? Il 71% degli italiani che hanno partecipato allo studio dichiara di aver scaricato un’applicazione di e-learning. Infatti, subito dopo le app presenti nella categoria Utility, quelle nella categoria Educazione sono tra le più gettonate. Tra queste, il 75% di quelle più scaricate dagli italiani promettono l’insegnamento di una lingua straniera. Altre app di interesse nella stessa categoria sono quelle che interessano il miglioramento della memoria (29%), quelle che riguardano l’ambito musicale (11%) e quelle inerenti all’educazione infantile (6%).
L’82% degli intervistati dichiara di aver di fatto migliorato il proprio livello linguistico sfruttando queste nuove opportunità e anche con una buona frequenza, se si considera che il 58% afferma di dedicarvisi da 1 a 5 volte la settimana. Un mercato interessante, perché il 39% degli intervistati afferma che, in mancanza di alternative gratuite valide, è disposto a pagare per un’app che si dimostri veramente utile, mentre il 21% è disposto a mettere mano al portafoglio per qualsiasi app di suo gradimento. Se quindi la tendenza, a livello nazionale ma anche mondiale, sia sempre quella di affidarsi maggiormente alle app gratuite, nella media col resto del mondo l’Italia si distingue: la percentuale di persone che dichiara di non aver mai acquistato un’app è inferiore alla media mondiale di 6 punti percentuali, ovvero il 41% rispetto al 47%.
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