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22 Luglio 2019
La tecnologia non può sostituire l'amore
di Francesco Taverna


La tecnologia non può sostituire l'amore"La tecnologia non può sostituire l’amore", lo sapevate? In caso ve lo siate dimenticato, a ricordarvelo ci pensa una campagna pubblicitaria lanciata da una compagnia telefonica tailandese, la Dtac. Lo spot promozionale ha per protagonista una coppia di neogenitori alle prese con una bambina inconsolabile nella sua culla. La madre non può intervenire, è al supermercato, perciò il giovane e inesperto papà la chiama: "Tesoro, cosa devo fare? Non la smette di piangere". "Dev’essere affamata", risponde lei, "Mostrale un cartone". Lui armeggia col suo smartphone e mostra alla piccola un cartone animato, senza alcun risultato. Infine, non sapendo più cosa fare, si decide e la prende in braccio, dando immediatamente fine al suo pianto ininterrotto.

No, la tecnologia non può sostituire l’amore né l’affetto. Può sì aiutarci a preparare un caffè, a muoverci più velocemente, a farci catturare delle immagini mentre siamo in vacanza e tantissime altre cose, ma non può sostituire l’amore, né l'essere umano in toto. Ne parlava anche Patricia Kuhl, co-direttore dell’Istituto per il Cervello e le Scienze dell’apprendimento presso l'Università di Washington, in occasione di un evento Ted Talks di qualche anno fa in cui spiegava il modo e il momento migliore per far apprendere al proprio figlio una lingua nuova, nello specifico fargliene ascoltare i suoni perché da grande sia in grado di riconoscerli e riprodurli.

"In tutto il mondo i bambini sono cittadini del mondo: possono distinguere tutti i suoni di tutte le lingue. Gli adulti non possono, sono legati a una cultura", chiariva Patricia Kuhl. Dopo aver condotto degli esperimenti sull’apprendimento delle lingue sui bambini, il suo gruppo di ricerca si è domandato quale ruolo svolgesse l’essere umano in quell’esercizio di apprendimento. "Abbiamo preso un altro gruppo di bambini nel quale questi hanno avuto la stessa esposizione alla lingua, ma attraverso un televisore, e un altro gruppo di bambini che ha avuto solo un’esposizione audio con un orsetto sullo schermo", racconta. "Non hanno dato risultati in termini di apprendimento. Occorre un essere umano".






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