Le bandiere possono essere issate al contrario solo in caso di epidemie, o quando affondano le navi. Le tragedie personali, invece, come la morte di un figlio arruolato a Baghdad, paiono non "meritare" tale simbolo. È quanto accade in Flags, spettacolo di Jean Martin che chiude il percorso sulle pagine dell'autrice americana seguito da ACTI Teatri Indipendenti. Dopo Keely and Du e Jack e Jill (la commedia dell'amore), Beppe Rosso affronta uno spettacolo sulle conseguenze drammatiche provocate dalla guerra in Iraq. L'esercito è una buona possibilità, dicono, dà l'opportunità di girare il mondo, di guadagnare denaro, e onore. La guerra da che mondo è mondo è sempre esistita, sono cambiate le modalità, le armi, gli schieramenti, ma il gesto delle mani che proteggono il capo è rimasto lo stesso. "Lui non era un semplice soldato. Lui era un patriota. Ci avete dato il meglio che avevate", dicono il cappellano e il militare quando giungono sulla soglia della famiglia Desmopoulis per annunciare la morte del loro figlio, il soldato Carter. Il giovane è stato ucciso e poi sventrato mentre cercava di piantare una bandiera irachena su un cumulo di immondizia a Baghdad. "Carter era un patriota, ora è un eroe". Ma il ragazzo non avrebbe dovuto occuparsi dei rifiuti, era in quella guerra come comandante di carri armati, e avrebbe dovuto essere a casa già da mesi, per il congedo. Il padre, interpretato ottimamente da Beppe Rosso, non accetta la perdita, "Al limite si può cadere in battaglia, ma non su un cumulo di immondizia". La rabbia e la disperazione lo portano a cercare giustizia, ma davanti a sé trova il muro dello Stato, della sua retorica e conformismo. E così Eddie Desmopoulis, nel tentativo di proteggere la propria famiglia, inconsapevolmente la porta alla sua distruzione. "La nostra nazione si accanisce con chi sanguina". La scrittura secca ed efficace di Jean Martin non assume posizioni preconcette, ma scandaglia la disperazione di una famiglia di fronte a un dramma che non riesce a comprendere. Le battute sono acute, provocanti, impudiche, ma la lucidità e il cinismo del testo si sposano alla commozione e al turbamento. La messa in scena diretta da Beppe Rosso riesce toccante, drammatica e piacevole nello stesso tempo. Lo spettacolo coinvolge, trascina, scuote ed emoziona. Di rado eccessivo e patetico, Flags affronta la questione del rapporto con i morti in tempo di guerra, archetipo tragico che continua a tormentare. La trilogia dedicata alla drammaturga americana proposta da Acti si chiude con una riflessione sulla società contemporanea volgendo lo sguardo alle più arcaiche radici dell'essere umano. E quando la commedia giunge al termine, a un padre che ha perso il figlio su un cumulo di immondizia a Baghdad non resta che domandarsi "Che senso ha? Cosa stiamo facendo?".
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