Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Martedì 11 novembre 2025    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - TeatroGessica Franco Carlevero

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

10 Novembre 2010
Uomini e topi
di Gessica Franco Carlevero


Uomini e topiUna struttura di acciaio in mezzo al palco vuoto. Il suono di cicale. Si apre in un'atmosfera romantica Uomini e topi, ultimo lavoro dell'Accademia dei Folli in scena alla Cavallerizza Reale di Torino fino al 21 novembre.
La costruzione centrale si rivela essere un albero che risuona. Il gruppo di musicisti è abbarbicato sui rami e accompagna l'ingresso dei protagonisti, George e Lennie.
"Io starei così bene se non ti avessi tra i piedi" esordisce il primo.
Lo spettacolo, tratto dal romanzo di Steinbeck, racconta l'avventura di due "paisanos" in viaggio verso un ranch dove troveranno lavoro come braccianti.
Lennie è un ragazzo molto forte ma con problemi mentali. Tocca tutto ciò che lo colpisce, non riesce a controllare la propria forza e ogni volta finisce nei guai.
D'altro canto George è solo al mondo e nell'aiutare l'amico ha trovato una ragione di vita.
I due condividono un sogno: comprare una tenuta e allevare conigli, la passione di Lennie che ne desidera di tutti i colori.
"Gli altri braccianti non hanno avvenire, invece per noi è diverso, perché tu pensi a me e io penso a te".
Il sogno dei due però si infrange.
Nella fattoria si aggira la giovane moglie del figlio del padrone e Lennie rimane colpito dalla ragazza.
I due si incontrano in riva al fiume e ancora una volta il giovane non riesce a dominare il proprio corpo. Con l'intenzione di accarezzare la bella fanciulla, infatti, perde il controllo e finisce per ammazzarla.
George, il fedele compagno, a questo punto non ha che una possibilità per salvare Lennie dalla furia violenta del padrone, uccidere l'amico.
"Ne ho visti tanti nei ranch, tutti lo stesso sogno, la casa, i conigli, ma mai nessuno che ci arrivi".
L'interpretazione dell'Accademia dei Folli si concentra sul valore dell'amicizia. Lennie appare ingenuo, fa tenerezza e George è bonario, paterno.
Lo spettacolo pone l'accento su sentimenti positivi come la comprensione e la compassione. Gli attori danno voce a personaggi buoni e semplici.
La recitazione, un poco affettata, contribuisce a creare un'atmosfera che rimanda ad un idilliaco mondo fantastico.
La ripetizione di alcune espressioni di George risuona come un vecchio ritornello, ma talvolta risulta didascalica e rallenta il ritmo dello spettacolo.
I musicisti suonano brani molto famosi di Bob Dylan, Leonard Cohen, sottolineando un senso di nostalgica genuinità.
L'impressione è che lo spettacolo, nonostante la fedeltà al testo di Steinbeck, proponga una versione un po' edulcorata del romanzo, con il rischio di sembrare una sorta di favola infelice.







  Altre in "Teatro"