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12 Luglio 2010 Dame de pic di Gessica Franco Carlevero
Humus Vertebra
Di Dame de pic 14 -15 luglio 2010 Cavallerizza Reale Torino
Coreografia: Karine Ponties Con: Eric Domeneghetty, Claudio Stellato, Jaroslav Vinarsky Film d'animazione e collaborazione artistica: Stefano Ricci
Da tre casse di legno prende vita Humus Vertebra, spettacolo della compagnia belga Dame de Pic. Il lavoro si inserisce nella rassegna del Festival torinese Teatro a Corte dedicata alla coreografa Karine Ponties. I tre danzatori sono Eric Domeneghetty, Claudio Stellato e Jaroslav Vinarsky. Gli uomini, alle prese con grosse casse di legno, si aggirano in uno spazio circolare che ricorda la pista di un circo, la piazza. I loro corpi generano attimi di equilibrio provvisorio, uno spostamento del peso può destabilizzare l'ordine. L'assidua ricerca di qualcosa, apparentemente insensata, ricorda certi personaggi stralunati di Samuel Beckett. In Humus Vertebra i tre erranti si tirano l'uno con l'altro, si tendono e trascinano come una catena che si snoda e in cui i singoli elementi finiscono per perdere la propria individualità. All'improvviso i tre uomini cominciano a trascinare le casse e camminano per raggiungere una nuova meta. Tuttavia sul finale qualcosa si spezza, uno dei tre uomini non riesce più a reggersi sulle gambe, tutta l'instabilità che fino a quel momento stava nei comportamenti, ora si concretizza nell'impossibilità di rimanere in piedi. Un compare cerca di aiutarlo, di sollevarlo, ma invano. I due andranno a chiudersi dentro una cassa e l'ultimo, lo spaventapasseri, rimarrà solo ad emettere malinconici ululati al cielo. L'atmosfera dello spettacolo è amara e scanzonata nello stesso tempo, resa ancora più arcana dai disegni animati di Stefano Ricci che scorrono sul fondale. Le immagini dell'artista sono state infatti il punto di partenza per la generazione dei personaggi da parte della coreografa Karine Ponties che ha ricreato un mondo in bilico tra il comico e il malinconico. Il continuo gioco di contrappesi e basculaggi dei protagonisti rende molto bene il senso di fragilità e cagionevolezza. Lo spaventapasseri diventa così emblema della precarietà, miseria e ridicolaggine cui talvolta l'uomo è costretto.
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