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Cultura - SocietàSimona Letizia Ilardo

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24 Novembre 2014
25 Novembre - Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne - Siamo tutte possibili vittime
di Simona Letizia Ilardo



25 Novembre - Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne - Siamo tutte possibili vittime
Scarpe rosse: simbolo
della Giornata Mondiale
contro la violenza sulle
Donne

Quando la redazione mi ha autorizzata a scrivere un articolo su questa particolare giornata mi sono ritrovata con il pensiero focalizzato sul "come" ne avrei parlato.
Come avrei potuto esprimermi per riuscire a dare all'argomento l'importanza, la centralità ed il rilievo che merita? Come avrei potuto essere delicata ed al tempo stesso forte, decisa e comunque non aggressiva?
 
Parliamo di sentimenti, è questo ciò che penso, ed io ne  scriverò come "in confidenza" con chi mi leggerà; scriverò come avrei scritto una pagina del mio diario, con la stessa personalità.
 
Parliamo di sentimenti sì, sono i sentimenti – paradossalmente parlando di violenza – il perno principale dell'argomento.
 
Sono i sentimenti che per primi entrano in gioco in quello che diviene un triste e doloroso gioco di possesso, di violenza, di soprusi, un triste gioco al massacro: il massacro delle donne.
 
Sono i sentimenti di noi donne – amore, rispetto, affetto – che ci spingono verso un uomo.
 
Sono i nostri sentimenti che, quando quello stesso uomo si rivela indegno di esserne il soggetto di riferimento, non ci fanno capire verso quale pericolosa spirale del dramma noi stiamo procedendo, camminando, correndo.
 
Sono i nostri sentimenti che vengono feriti ed umiliati, schiacciati al primo insulto verbale, al primo schiaffo.
 
Sono i nostri sentimenti, questa volta di incredulità, stupore e paura che sopraggiungono e ci immobilizzano, ci bloccano. Là dove chi è in grado di avere ed usare lucidità scappa e reagisce, noi, che in quel momento usiamo solo il cuore, siamo impietrite, ferme.
 
Sono i sentimenti che ci fanno perdonare l'uomo che con le sue parole ed i suoi gesti ci umilia e poi chiede – un finto – perdono.
 
Sono i sentimenti che ci fanno credere all'ennesimo "non accadrà più!".
 
Sono i sentimenti di vergogna verso noi stesse e verso gli altri, verso il mondo intero, che ci fanno chiudere nel nostro dolore, nella sopportazione della violenza, nel nostro lutto interiore.
 
Volutamente non parlerò di dati statistici che per quanto drammatici, allarmanti e terribili – in Italia muoiono di "femminicidio" 1,3 donne al giorno – restano, agli orecchi di chi subisce qualsiasi forma di violenza – verbale, fisica, morale, psicologica – come un numero, un dato che non ci appartiene.
E' un dato sterile, è un dato "che non mi rappresenta", in quel dato "non ci sono io", "non parla di me".
 
Le storie che ascoltiamo le percepiamo di più, le sentiamo vicine, ogni storia è la nostra storia, è la storia di un'amica, di una mamma, di una figlia e di una sorella, è la storia di una di noi.
 
Le storie – ed i dati statistici – parlano di noi donne, di tutte, di  ogni età, di ogni estrazione sociale e culturale.
La violenza ci accomuna tutte, ci fa diventare tutte uguali e siamo tutte possibili vittime.
 
Noi donne dovremmo per prima cosa guardarci dentro senza il timore di trovare nel nostro cuore il vuoto lasciato da ogni sopruso subito e riempire quel vuoto di piccole, significative, dosi di coraggio.
 
Il coraggio di ammettere con noi stesse di subire violenza; il coraggio di confidarci con un'amica o con chiunque non ci faccia sentire sole nè diverse, non lo siamo.
 
Troviamo il coraggio di rivolgerci ai centri di aiuto, ai centri antiviolenza che nascono con l'intento di orientarci in questi momenti di estrema sofferenza, di smarrimento, per aiutarci moralmente, legalmente, concretamente.
 
Troviamo il coraggio di denunciare ciò che subiamo dinventando solide colonne su cui poggiare la nostra vita.
 
La legge – negli ultimi anni in modo particolare – ha fatto dei passi avanti per la tutela delle donne contro ogni forma di violenza; la legge, però, quasi nulla può senza il nostro "primo passo", un passo da cui è importantissimo non arretrare mai – non ritirare la denuncia fatta, non avere ripensamenti.
Ogni nostro passo di allontanamento dal nostro carnefice è pura forza dentro di noi.
 
L'avere istituito una giornata contro la violenza sulle donne – e qui idealmente rispondo a quanti ho sentito parlare in radio nei giorni scorsi sull'argomento o a coloro di cui ho letto le idee nei forum dedicati, non è l'avere istituito una "festa dedicata a...". 
Avere istituito una "Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne" significa porre l'attenzione di tutti noi su un problema grave che nel terzo millennio non dovrebbe esistere. Significa porre il problema all'attenzione delle istituzioni piccole e grandi – l'intera istituzione Stato – e delle persone che di queste istituzioni fanno parte, persone che ogni giorno, attente a questo problema dovrebbero esserlo e non lo sono.
Disattente tanto verso il problema quanto verso le soluzioni; perchè questo è un problema che ha diverse soluzioni; prima fra tutte la conoscenza e la cultura del rispetto tra gli individui, dell'uguaglianza tra gli individui, la cultura della non violenza, la cultura della non prevaricazione sugli altri.
 
Qui non si sta ponendo in essere una diatriba tra quanti e quali diritti tutelati degli uomini e delle donne; e non si sta cercando di tutelare la donna, in quanto tale, dalla violenza e non tutelando uomini e bambini.
La violenza è aberrante verso ogni essere vivente sulla terra e non è mai giustificata.
 
Qui si cerca – in una giornata dedicata – di approfondire dinamiche di un problema che riguarda tutti perchè ogni donna violata è parte di un problema di tutti perchè tutti noi siamo la società, quella stessa società che spesso non vede cosa accade al suo interno.
 
Ho sempre detto, scrivendo, che siamo tutte uguali, tutte accomunabili nelle violenze che subiamo. Accomunate dal "sei scema", "non sai fare nulla", "più del nulla, nella vita, nulla riuscirai a realizzare", " senza me non sei nessuno", fino al primo schiaffo – che è uguale all'ultimo, perchè chiunque ti fa del male, anche solo una volta, non ti ama.
 
Accomunabili tra loro anche le testimonianze delle donne libere dalla violenza; tutte parlano di libertà e di nuova vita.
Esorto a riflettere su questo: pensiamoci donne in una nuova vita, una vita senza violenza.
 
 
 
 
 
 








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