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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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12 Ottobre 2014
I Pontieri
di Gianni Pezzano


I PontieriDi quali mezzi dispone l’Italia per poter organizzare campagne turistiche mirate e capaci volte a far conoscere al mondo la ricchezza del suo patrimonio culturale?

Secondo il dizionario della Treccani, il pontiere è definito come il "Soldato appartenente a uno speciale reparto del Genio militare addetto alla costruzione di passaggi su corsi d’acqua nella zona delle operazioni strategiche e tattiche". Nella guerra che rappresenta il mercato del turismo, l’Italia ha pontieri pronti a creare ponti tra l’Italia e i maggiori paesi del mondo.

In ordine, i primi due pontieri da prendere in considerazione sono la stampa di lingua italiana e la rete di Istituti di cultura italiana che si trovano all’estero. Senza contare un terzo elemento, ovvero un battaglione di persone pronte non solo a vedere le meraviglie del Bel Paese, ma a promuoverne la bellezza nelle proprie nazioni di residenza. Queste persone sono gli oriundi, cioè gli emigrati italiani e i loro discendenti.

Cominciamo a parlare della stampa di lingua italiana. Giornali italiani esistono ovunque ci siano comunità di emigrati e sono il mezzo di diffusione delle notizie provenienti dall’Italia. Ora, con lo sviluppo delle tecnologie moderne, esistono anche stazioni radio, televisive e siti Internet di lingua italiana o bilingue. La nascita di questi  giornali bilingue ha rappresentato uno sviluppo importante, perché il pubblico di non italofoni che prima non aveva i mezzi per comprendere quanto veniva pubblicato in sola lingua italiana è stato messo in grado di leggere e documentarsi, aumentando dunque l’impatto delle notizie e delle informazioni sull'Italia fornite all’estero.

Non dimentichiamoci poi che nelle comunità italiane all’estero la lingua parlata non è la stessa che viene usata in Italia: la lingua degli oriundi combina spesso l’italiano con il dialetto dei paesi italiani d’origine della famiglia, parole della lingua del paese di residenza e infine neologismi creati dalla fusione di questi elementi. Questi cambiamenti della lingua degli emigrati fanno naturalmente parte dello sviluppo di queste comunità, destinate a sparire in poche generazioni. Ne abbiamo parlato nel primo articolo di questa serie (link QUI): la lingua italiana deve essere insegnata e promossa a tutti livelli, soprattutto e a partire dagli oriundi stessi, perché è primo veicolo di conoscenza e promozione della nostra cultura.

La stampa italiana dovrebbe curare molto anche il suo ruolo per la divulgazione di iniziative come mostre, manifestazioni particolari e fiere importanti che finora sono rimaste poco conosciute all’estero. Le informazioni relative a queste attività dovrebbero essere fornite con competenza dagli enti regionali, che sono le autorità che meglio conoscono il territorio e che sono dunque in grado di offrire le informazioni migliori.

Parliamo ora della rete di Istituti italiani di cultura, che ormai esistono da decenni e che si trovano in tanti paesi in tutto il mondo. Sono importanti perché vantano un’ottima conoscenza degli enti di istruzione, ricerca e cultura dei rispettivi paesi e hanno senza dubbio un ruolo importante a questi livelli. Ma cosa fanno gli Istituti per promuovere la cultura italiana al di fuori di questi ambienti?

Per fornire una risposta vorrei fare alcune considerazioni, nello specifico su chi dovrebbe fornire loro le informazioni necessarie. Il ruolo degli Istituti è limitato dalla quantità di informazione che viene loro fornita dagli organizzatori di manifestazioni in Italia, che sono pertanto i primi a dover essere sensibilizzati circa l’importanza di avvisare gli Istituti italiani di cultura con sufficiente anticipo in modo che possano, a loro volta, informare le persone e gli enti competenti. Tuttavia, tali informazioni dovrebbero circolare in senso ancora più ampio ed essere fornite quindi anche alle agenzie di viaggi e ai giornalisti turistici delle maggiori pubblicazione e riviste specializzate di ogni paese. Infatti una collaborazione tra gli Istituti e i COMITES (Comitati degli italiani residenti all’estero) sarebbe il miglior modo di garantire ampia diffusione di queste informazioni nelle varie zone consolari. Poter disporre di un’ottima rete ma non utilizzarla al meglio è davvero inutile, non trovate?

Infine arriviamo al gruppo che potrebbe svolgere il ruolo più attivo nella promozione della cultura italiana nel  mondo: gli emigrati italiani e i loro discendenti, gli oriundi.Senza dubbio sono il gruppo con la maggiore voglia di visitare l’Italia, sia per andare a trovare parenti, sia per vedere i paesi d’origine delle proprie famiglie. Ma dopo queste mete iniziali, cosa conoscono davvero del nostro paese? Per di più, è proprio questa categoria di turisti che ha la maggiore probabilità di pubblicizzare le bellezze del proprio soggiorno italiano, perché più di altri saranno capaci di offrire un punto di vista nuovo e affettivo sul Bel Paese.

Per questo motivo il Touring Club italiano e il FAI potrebbero istituire categorie speciali destinate agli oriundi per agevolare il loro soggiorno. Anche le Pro Loco dei comuni potrebbero istituire tessere speciali, tipo "Welcome Back", ossia "Bentornati!", con buoni sconto per visite ad attrazioni particolari. Sconti del genere esistono già per luoghi come Gradara nelle Marche, quindi non sarebbe un’esperienza del tutto nuova. 
Ovviamente, gli oriundi sono anche i più avidi lettori della stampa italiana all’estero, e questo è un elemento di cui il FAI, il Touring Club e le Pro Loco devono tenerne conto quando fanno annunci importanti.  Occorre valorizzare gli oriundi non solo perché sono parte importante della storia italiana, ma anche perché in questo modo riconosciamo che sono ancora una risorsa significativa per una promozione più efficace del nostro paese.

Concludendo, il messaggio che ho voluto trasmettere con questi miei articoli è semplice: l’Italia deve insegnare e informare il mondo del proprio patrimonio artistico culturale. Un patrimonio che è fonte di orgoglio per noi, ma che allo stesso tempo non riesce a realizzare il suo potenziale turistico come fonte di lavoro e dunque di guadagno per molti. Anzi, oserei dire che una campagna del genere diventerebbe anche il mezzo per curare e restaurare luoghi e opere che fin troppo spesso vengono abbandonati per mancanza di fondi e talvolta, peggio ancora, per mancanza di interesse... 

Smettiamola di pensare che "di cultura non si mangia" e cominciamo a capire che non solo ci si può mangiare, ma che in tutti i sensi la cultura è il vero Tesoro d’Italia.
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