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06 Ottobre 2014 Lingua è Cultura di Gianni Pezzano
Alcune considerazioni su come mai il paese col più grande patrimonio culturale del mondo sia soltanto al quinto posto per le sue mete turistiche: basta infatti dare un’occhiata all’elenco dei siti UNESCO per vedere che, con 50 siti, nessun paese ne ha più dell'Italia. Solo la Cina si avvicina con 44.
Si tratta certamente di un giusto motivo d’orgoglio per l’Italia, anche sapendo che in futuro verranno aggiunti moltissimi altri siti, però se controlliamo i posti più visitati nel mondo il nostro paese si trova ben al di sotto di questo primo posto.
Nell’elenco sul sito della Mastercard delle 20 città più visitate nel mondo per il 2014 (link QUI), ecco infatti che l’Italia compare con Milano al 13° posto con 6,82 milioni di notti in albergo e Roma al 14° con 6,79 milioni. Non è difficile ipotizzare che tanti di questi turisti/visitatori siano le stesse persone. Queste due città totalizzano insieme 13,13 milioni di notti in albergo, ed è sicuramente una cifra ben al di sotto di quella di Londra, al primo posto con 18,69milioni, Bangkok, al secondo con 16,42 milioni, e Parigi, che chiude il podio con 15,57 milioni. Perché questa grande differenza tra le ricchezze culturali del paese e il potere di attrarre i turisti a vederle?
Purtroppo esistono tanti motivi e intendo analizzarli in questo e nei prossimi due articoli.
Nel recente passato un politico disse che "con la Cultura non si mangia". Falso, secondo le statistiche della BBC (link QUI) Parigi ha tre musei che attirano otre 16 milioni di visitatori all’anno e da soli ricavano più soldi di TUTTI i musei italiani messi insieme. Il colmo per noi è di sapere quante delle loro opere sono di artisti italiani e che molti dei dirigenti che li guidano sono in realtà cittadini italiani. Inoltre per visitare questi musei giustamente si pagano cifre molto alte, e in Italia questo non accade: in qualsiasi museo i prezzi d’ingresso sono molto al di sotto del livello delle mostre allestite e non bastano né per conservare le opere, né per restaurarle a dovere. Se i francesi sono capaci di farlo, perché non noi italiani?
La prima domanda che bisogna porsi è: noi italiani conosciamo le ricchezze del nostro paese, ma come fanno a conoscerle gli altri? E se non le conoscono, perché? Ovviamente la risposta alla prima parte della domanda si trova nelle cifre. Poche persone al di fuori del nostro paese sanno della profondità e della varietà delle ricchezze culturali che un turista può trovare girando da città a città, ma anche soltanto da paesino a paesino. Un turista potrebbe girare l’Italia per tutta la vita e non riuscire a vedere tutto. Tuttavia, malgrado le ricchezze sparse in tutto il territorio e le diverse campagne pubblicitarie, le immagini dell’Italia si concentrano su pochi centri. Naturalmente le tre grandi città di Roma, Firenze e Venezia sono da decenni attrazioni per gite, viaggi di nozze e turisti più o meno alle prime armi, ma solo una parte relativamente piccola di questi turisti si reca poi nelle altre città d’arte, a partire da Siena, Arezzo, Ravenna, Ferrara, Mantova e Urbino. Se fosse adeguatamente pubblicizzata, ognuna di queste città attirerebbe un numero altissimo di interessati.
Non è un caso che negli ultimi anni la Cina abbia avuto un grande aumento di turismo nazionale: è il risultato di una politica culturale mirata e lungimirante. Da decenni la Cina produce infatti un numero impressionante di film storici. Pellicole come "Hero", "L’Imperatore e l’Assassino" e "La battaglia dei tre regni" sono tutte basate su episodi veri e hanno ricevuto contributi importanti, sia finanziari che logistici, perché il governo ha capito che era un modo di far conoscere una storia ricchissima che all'estero è quasi del tutto ignota. Questa politica ha avuto un successo strepitoso, sia ai botteghini, sia per l'aumento impressionante del flusso di turisti del paese nell'ultimo decennio.
Da questi commenti sorge allora una domanda spontanea: è un caso che l’inizio del boom di turisti nel periodo post bellico in Italia coincida con la produzione di grandi film a Cinecittà, quasi tutti ambientati nell’epoca dell’Impero Romano? Oserei dire che non sia proprio un caso...
Ora, dobbiamo chiederci cosa deve fare l’Italia per attirare più turisti internazionali, soprattutto in un mercato sempre più competitivo. Il primo problema da affrontare è quello della lingua, che riguarda vari aspetti della promozione della cultura italiana.
A tanti questo soggetto sembrerà strano, ma senza dubbio senza lingua NON c’è cultura. La lingua italiana è ricchissima e dà il suo contributo a tutte le altre lingue del mondo come lingua dell'arte e della musica. Le indicazioni degli spartiti musicali in giro per il mondo, per esempio, sono sempre in italiano o, ancora, le opere liriche sono quasi sempre cantate in italiano. La lingua ci fa capire meglio la musica classica, ma anche i grandi cantautori italiani. Purtroppo, Fabrizio De André è poco conosciuto all'estero perché non si può apprezzare la sua arte musicale senza capire le sue parole, la sua poesia. E De André non è l’unico cantautore che meriterebbe un pubblico internazionale.
Come per la musica, possiamo parlare anche di cinema e letteratura. Insegnare bene la lingua aiuterebbe a far crescere il pubblico per i nostri autori e registi. Ci sono tanti film e libri che benché popolari e considerati classici, fuori dei confini nazionali sono poco noti e meno apprezzati. Anche in questo cito un caso: "Amici Miei", considerato un capolavoro della commedia all’italiana, ma difficilmente traducibile in altre lingue (e non solo per il cult "supercazzole" di Tognazzi...).
Creare un programma finalizzato ad aumentare il numero di italofoni in giro il mondo, a partire dai figli e i nipoti degli emigrati italiani che di solito parlano poco la lingua dei nonni o al dialetto d’origine dei genitori, aiuterebbe ad aumentare la conoscenza di cantanti, libri e film italiani. Un risultato sarebbe un aumento delle vendite di queste opere, con tutti i benefici per il paese che ne seguirebbero.
Allo stesso tempo quest'aumentata consapevolezza avrebbe l’effetto di far conoscere sempre più aspetti della cultura italiana all’estero, migliorando il profilo di luoghi, personaggi e artisti che finora sono stati ignorati, in entrambi i sensi della parola, dal grande pubblico internazionale. Leggere "Il giardino del Finzi Contini" di Giorgio Bassani, oltre a rivelare un libro straordinario, fa conoscere una città d’arte meravigliosa come Ferrara, con il suo Palazzo di Diamanti, il Castello Estense e Palazzo Schifanoia; farsi cullare dalle parole di Lucio Dalla aprirebbe la porta sulle magie di Bologna, mentre Paolo Conte e De André presenterebbero le bellezze di Genova, come Venditti la magnificenza della sua Roma e i fratelli Bennato le perle della loro Napoli.
Ma la lingua è solo un primo passo per meglio rappresentare l’Italia nel mondo. Dobbiamo pubblicizzare il paese considerando specifici gruppi, a partire dai discendenti degli italiani emigrati.
Nel prossimo articolo parleremo di Borghi e battaglie.
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