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18 Luglio 2011 In bicicletta lungo il Danubio di Danilo Gnech
Il gruppo cicloturistico del Dopolavoro Ferroviario di Ventimiglia mi ha invitato a partecipare a un avventuroso viaggio lungo le sponde del Danubio. Vi racconterò le mie impressioni.
‘…Uomo libero, cercherai il mare...’, ci suggerisce il poeta francese Baudelaire.
Quale scelta migliore, allora, per il nostro viaggio-avventura, che quella di seguire il Danubio, nella sua faticosa ricerca della ‘libertà’, dalle sorgenti allo sbocco nelle acque del Mar Nero?
Il Danubio è il fiume che maggiormente rappresenta l’Europa: attraverso gli Stati che bagna raccoglie la memoria storica e culturale della sua gente, delle sue tradizioni. Solo da Budapest al delta si incontrano più di trenta gruppi etnici, tra cui tedeschi, slovacchi, serbi, ungheresi, zingari, circassi, ruteni, bulgari, rumeni e questi ultimi, a loro volta, si considerano ‘un’isola latina nel mare slavo’, vantando origini dai legionari di Traiano. Raccogliere documentazioni e cartine diventa un imperativo per capire meglio. Ogni parola, ogni immagine ci convincono sempre di più che il nostro non sarà un viaggio qualsiasi. Fortunata fu la scoperta del volume del triestino Claudio Magris intitolato "Danubio", che è diventato per noi una guida straordinaria, un percorso letterario e storico che si aggiunge al fascino del fiume.
Pedaliamo lungo la prima parte del fiume, dalle sorgenti a Budapest, lungo il ‘Treppelweg’, ovvero la vecchia pista percorsa dai cavalli che, quando non esistevano ancora i motori, trainavano le chiatte sul fiume controcorrente. Il tracciato, con magistrale intuizione ambientalistica, è diventato pista ciclabile.
La seconda parte del viaggio è più complicata, ma ci affascina l’idea di percorrere quella parte del Danubio che ancora nell’800 era considerata ‘terra incognita’. Nel 1875, infatti , il viennese Philipp Kanitz, viaggiando sul Danubio bulgaro, lamentava come le carte geografiche fossero inesatte, riportando località immaginarie e tralasciando, invece, quelle esistenti.
Poi c’è da sfatare un mito. Non ricordo chi scrisse che un bimbo una volta chiese "come fa il Danubio a essere blu, se nasce nella Foresta Nera e sfocia nel Mar Nero?". Dispiace smentire canzoni e poesie: il Danubio non è blu. Forse lo era quando i romani lo elessero ‘limes’ del loro impero! Ma solo il grande musicista Strauss, nella necessità di trovare una rima con "Donau", gli attribuì il colore "blau": fantasia, certo, ma ne derivò quello che fu, senza dubbio, il più prezioso, accattivante, valzer di tutti i tempi.
In piazza Navona, nella famosa fontana dei fiumi del mondo, il Bernini raffigura il Danubio come l’Europa: in effetti, il Danubio è l’Europa che diventa acqua, e ne è anche la principale via d’acqua. Il Danubio è lungo 2888 chilometri… oppure 2840, dipende dall’individuazione del luogo delle sorgenti. Nel giardino del nobile palazzo dei Furstenberg c’è una lapide che accampa pretese di maternità sul secondo fiume d’Europa dopo il Volga e recita: "Sul mare 678 metri, dal mare 2840 chilometri", solo che pochi metri più avanti la sua acqua finisce in quelle assai più copiose del torrente Brigach, che a sua volta finisce, dopo poche centinaia di metri, nel Breg che proviene da Furtwangen. È a partire dalla confluenza di questi due torrenti che, sulle cartine, compare il nome di Danubio. Dice una filastrocca "Brigach und Breg bringen die Donau zu Weg" ("il Brigach e il Breg mettono il Danubio sulla sua strada").
Nel suo corso, il Danubio attraversa nove importanti Stati: Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Serbia, Bulgaria e infine Romania, ed è profondamente legato alla storia e alla cultura di queste nazioni e, in sostanza, alla civiltà del nostro continente. Parafrasando uno storico jugoslavo, si può dire che il Danubio tocca nove nazioni, tre alfabeti e quattro religioni. È qui che i romani hanno combattuto sanguinose battaglie contro popoli che tentavano di invadere l’Europa, è qui che sono stati fermati i Turchi nelle loro invasioni, è attraverso questo fiume che Vienna, capitale dell’Impero asburgico, era collegata all’Oriente.
Il suo delta infine è la più grande oasi naturalistica d’Europa.
Un viaggio indimenticabile.
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