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19 Luglio 2010 Tel Aviv, tra guerra e pace di SL
Arrivando in aereo, la capo hostess annuncia che mezz'ora prima dell’atterraggio è severamente vietato scattare foto o effettuare riprese aeree; richiesta alquanto anomala, ma neanche troppo se si considera la destinazione del volo: Tel Aviv. Quest’atmosfera da Guerra Fredda tuttavia svanisce appena superati i lunghi controlli all’aeroporto.
Già dal taxi Tel Aviv si presenta come una città estremamente moderna, sommersa dal traffico come qualunque capitale europea.
La città è relativamente giovane, infatti è stata fondata agli inizi del XX secolo, ma ha visto nei decenni una grandissima espansione. L’architettura a cui si ispirarono i primi coloni fondatori era quella della Città Giardino, poi reinterpretato dalla corrente del Bauhaus: per questo motivo l’Unesco ha dichiarato Tel Aviv patrimonio dell’umanità nel 2004.
Naturalmente la città reca i segni della costante situazione di belligeranza in cui versa: le case di moltissimi quartieri sembrano veri e propri bunker e spesso negli appartamenti non è insolito trovare una delle stanze blindata in modo da resistere ad attacchi aerei e chimici. Strana sensazione per noi europei, abituati a combattere solamente lontano da casa nostra.
La città di sviluppa longitudinalmente e alterna zone moderne, con shopping center e grattacieli, a zone caratteristiche e orientaleggianti come il Suk Karmel o Jaffo, la cittadella araba fortificata sulla promontorio a sud della città.
La spiaggia è l’emblema della Tel Aviv anni ’80 che ambiva a divenire la Zurigo del Mediterraneo: perfetto centro economico e finanziario con una perfetta posizione tra Oriente ed Occidente. Così tra grandi hotel in serie si snoda una splendida passeggiata piena di locali che costeggia la spiaggia di sabbia fine, frequentatisssima fino a dicembre e attrezzata con ogni genere di servizio: dagli stabilimenti balneari, ai campi sportivi a vere e proprie palestre all’aperto completamente gratuite.
Jaffo, sulla punta meridionale, è anch’essa patrimonio dell Umanità ed è assolutamente da visitare all’ora del tramonto, quando la cittadella assume il caratteristico colore rosa. In predominanza Jaffo è abitata da arabi e qui si può gustare uno dei migliori humus della città, una salsa composta da ceci e spezie servita con verdure e la tipica pita.
Imperdibile inoltre una visita di martedì o venerdì al Suk Karmel dove moltissimi artigiani si danno appuntamento per dar vita ad un coloratissimo mercatino all’aperto dove è possibile acquistare ogni genere di articolo: dalla gioielleria all’arredamento passando per i giocattoli. È qui che con grande sorpresa incontriamo una coppia di Signori di Genova, trasferitisi a Tel Aviv da 15 anni, che producono degli splendidi giochi basati sulla fisica e la matematica, dei veri rompicapo. "Per noi in Italia era diventato molto difficile andare avanti", racconta il Signor Daniele, "e dato che Israele incentiva il rientro degli ebrei, abbiamo colto l’opportunità. L’unico rimpianto è che i nostri figli non possono venire a trovarci. Vivono a Torino e se rientrassero verrebbero immediatamente chiamati per il servizio militare che dura 3 anni".
Rispetto all’Italia Tel Aviv è meno cara, anche se per gli israeliani risulta essere molto cara rispetto ai salari medi. Durante tutta l’estate infatti c’è stata una singolare protesta degli studenti che per settimane hanno manifestato davanti al comune per il caro affitti, dormendo con le tende lungo il viale che conduce al suo ingresso. Una manifestazione pacifica analoga a quella di Madrid.
La sera Tel Aviv offre moltissime alternative: ogni genere di ristorante, splendidi locali con terrazze sul mare come il Sublet o discoteche in come il Klara e il Galina. La zona dei Docks è stata recentemente trasformata ed adibita ai locali e la sera è affollatissima.
Quello che impressiona di Tel Aviv è la presenza di moltissime persone provenienti da ogni dove. Il Governo da anni persegue un progetto per accogliere gli ebrei provenienti da tutte le parti del mondo. Le persone che lo desiderano possono gratuitamente aderire al programma ed il Governo offre loro per un anno una rendita mensile, lezioni di ebraico e naturalmente il supporto nel trovare un lavoro.
Sembra incredibile che nonostante la guerra Tel Aviv risulti di così grande richiamo, ma in effetti passeggiando per le sue strade non si avverte la pesante atmosfera trasmessa dai massmedia, ma anzi si cammina in una città giovane dove si respira voglia di fare e di vivere intensamente sfruttando al meglio le proprie possibilità.
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