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Cultura - TeatroFranco de Carli

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22 Maggio 2018
FARFALLA - Dialogo fra un uomo e la morte
di Franco de Carli



FARFALLA - Dialogo fra un uomo e la morte
collier prodotto da Gaia Massano

Dramma in un atto  

La Morte  Sono già venuti il medico e il sacerdote. Ad uno ad uno sono venuti i suoi figli, i nipoti, i pronipoti. Gli ho fatto piangere intorno tutte le lacrime possibili, anche se poche sincere e veramente sentite. Non gli sono mancate le consolazioni in questa ora suprema. Sarebbe ingiusto se mi accusasse. Io, come morte, ho fatto quanto potevo per rendergli dolce il trapasso. Potete constatarlo! Tutti sapete che cos'è questa bombola; gli propina ossigeno, anche se non gli serve quasi più a nulla. E questo complicato sistema di tubi? In termini tecnici si chiama trasfusione di sangue: gli serve? I medici sono di opinioni diverse, chi dice sì, chi dice no. Comunque affermano: può far solo del bene. Il moribondo con l'occhio ormai spento guarda il flacone e s’illude; muore meglio, è il parere di molti.
L'uomo (con un tono di ribellione) Non si può morire meglio, quando si muore.
La Morte (con tono di aperto rimprovero) Certo, se non avessi fumato dall'età di sedici anni una media di cinquanta sigarette al giorno anche quando stavi male e avevi la febbre... per la precisione hai fumato nella tua vita quattrocentonovantanovemilanovecentonovantanove sigarette...
L'uomo (implorante) Una sigaretta!
La Morte (con indifferenza) Come vuoi... (estrae un pacchetto di sigarette) a te!
L'uomo (con espressione famelica) Accendimela e mettimela in bocca!
La Morte (accende una sigaretta e la mette in bocca all'uomo) E sono mezzo milione! Se non le avessi fumate i tuoi bronchi sarebbero in condizioni migliori... (l'uomo tossisce) vedi? Sputi l'anima! E i polmoni? Quindici anni di miniera ti sono stati fatali.
L'uomo (con disgusto) A trecento metri di profondità.. nel fango... sporco, lurido dalla testa ai piedi e quando uscivo avevo carbone negli occhi, nel naso, nella bocca.
La Morte (divertita) Lo so. I medici, quando ti visitavano si stupivano e dicevano fra loro: caspita, sei ancora vivo? Oppure: come fa a vivere? Ma tutti concludevano con ottimismo: a parte i polmoni, sei sano come un pesce... robusto come un toro...
L'uomo (con orgoglio) Sono sempre stato robusto...virile...
La Morte Non lo contesto. Dico solo che se ti fossi risparmiato di più con le donne... oh, non mi riferisco a tua moglie... ma alle donne in genere di cui ti piaceva fare man bassa... se ti fossi risparmiato, non saresti alla fine all'età di cinquantadue anni, quattro mesi e due giorni.
L'uomo (con stupore) Alla fine?
La Morte (con naturalezza) Certo! Alla fine! Dove credi di essere? Al principio? Diciamo pure per estrema consolazione che sei al principio della fine, ma il dottore non è di questo parere.
L'uomo (con apprensione) Che cosa dice il dottore?
La Morte (c.s.) Che sei alla fine della fine.
L'uomo (con rabbia) Non l'ha detto.
La Morte (con tono convinto) Ma l'ha pensato... proprio quando ti tastava il fegato dopo averti ascoltato il cuore.
L'uomo (sospettoso) Per il fegato o per il cuore?
La Morte Per tutti e due. Quanto ti ha ascoltato il cuore, ha detto: è stanco! Poi ha pensato: si fermerà! È la conseguenza della stanchezza. Chi non si riposa quando è stanco?
L'uomo (con rabbia) Al diavolo questo riposo! (guardando intorno con apprensione) Dove sono le gocce che mi ha prescritto?
La Morte (gli porge un bicchiere d'acqua) Eccole! Bevi... bevi... intanto prima di arrivare al cuore devono passare per il fegato.
L'uomo (con amarezza) Ho sempre sofferto di fegato.
La Morte Se non avessi tracannato nella tua vita litri e litri di alcool...
L'uomo Quanti?
La Morte Per la precisione... in ettolitri... duecentodieci, virgola quattro... vuoi il quinto?
L'uomo (spaventato) No, no! Prima lasciamo passare le gocce. La mia teoria è sempre stata: il cuore innanzi tutto.
La Morte (con commiserazione) Il cuore! Da quando hai avuto l'uso di ragione l'hai sempre trattato come l'ultimo degli schiavi. Da questo punto di vista sarebbe stato meglio che non ti fosse mai spuntata la ragione. Ti serviva, certo, il cuore, ma quando ti batteva forte e ti diceva: molla che mi spacchi! Tu a tirar dritto senza ascoltare. Tutt'al più dicevi: domani! Ma domani era la stessa storia. Ti ricordi tutti gli affanni che ti sei preso per accumular denaro, denaro, invidiando coloro che ne accumulavano più di te? Hai attaccato il tuo cuore ad un misero carretto di denari, calpestando umanità, onestà, decenza ed ora sei un cavallo bolso che sta dritto solo perché i cavalli stanno in piedi anche quando dormono. Ne valeva la pena? Dimmi, ne valeva la pena?
L'uomo (confuso) No.
La Morte Ora che lo sai è tardi.
L'uomo (con disperazione) Sei crudele, sei la donna peggiore fra tutte quelle che ho conosciuto. (con ira) E proprio la tua compagnia doveva capitarmi in questo momento? Perché non vai ad infastidire qualcun altro? Uno sano, vegeto e lo metti sull'avviso in tempo? Perché non vai dai miei figli, dai miei nipoti, dal primo lattante che ti capita a insegnargli a non fumare, a non bere, a non andare con donne? Ecco il tuo compito. Farai un'opera di misericordia! Io desidero solo silenzio... anche perché non ricordo più tanto di me... che cosa ho fatto ieri, l'altro ieri, una settimana fa voglio dirlo al dottore.
La Morte Diglielo pure. Ho sentito spiegare questo disturbo da un medico alla figlia di un tale che non ricordava più che quella era sua figlia. Era peggio di te. Tu non vivrai così a lungo per dimenticare di aver avuto due figli. Te ne ricordi e come! Per farli disperare col tuo testamento ne hai avuta abbastanza di memoria, ma non ne hai a sufficienza per ricordarti che ieri eri vivo...
L'uomo (con tono impulsivo) Ero vivo!
La Morte (con tono canzonatorio) Sul serio? Ma se non ti ricordi quello che hai fatto come fai a dire che ieri eri vivo? Lo dici solo perché sei ancora vivo. Ma se fossi morto, sapresti dire quando sei morto? Oggi, ieri, una settimana fa? Vivi solo quando ricordi. E tu ricordi?
L'uomo (con tono deciso) Tutto! (con tono di preghiera) Potresti farmi un piacere?
La Morte (con falsa premura) Anche due, se posso.
L'uomo (guarda la porta con disgusto) Allontanami da questa porta. È fatta male. Me ne intendo. Per le porte sono sempre stato meticoloso e questa lascia passare aria dappertutto. Vengono degli spifferi freddi, gelati che mi mettono i brividi addosso. Dovresti anche dirmi chi mi ha messo qui con tanto spazio che c'è nella stanza. L'hanno fatto stupidamente quando dormivo. Comunque spingimi un po' più in là. sii gentile!
La Morte (senza muoversi) Se sei là c'è un motivo.
L'uomo (stupito) Quale?
La Morte Quello d'essere vicino alla porta.
L'uomo (c.s.) Per uscire?
La Morte (con tono convinto) Appunto! Devi uscire! Non ti hanno messo stupidamente quando dormivi. Ci sei giunto vivendo. Ora sei là perché stai finendo di vivere. (indica la porta) Guardala...guardala! L'hai vista da quando sei nato. Era piccola allora... in lontananza si confondeva col muro...un muro spesso, duro, compatto; credevi che non saresti mai passato di là perché mancanza il passaggio... quella, la porta! E invece c'era perché hai incominciato a vederla... indistinta prima, poi sempre più netta, precisa, vicina. Ora ci sei proprio a ridosso. (con tono di consolazione) Tutt'al più posso voltarti; invece che a destra l'avrai a sinistra; o girarti... di schiena... di fronte... chiedimi quello che vuoi, anche se intendi solo provare. Ti girerò a destra, a sinistra, di fronte, di schiena e poi di nuovo di fronte, a destra, a sinistra e non m'importa se vorrai che ti giri di nuovo a sinistra, di fronte, di schiena e poi di fronte, a destra, a sinistra
L'uomo (spazientito) Ma senza mai allontanarmi...nemmeno di un soffio?
La Morte (decisa) Nemmeno di un soffio!
L'uomo (implorante) Fammi un piacere!
La Morte (con falsa premura) Anche due, se posso.
L'uomo (incerto) Che cosa c'è dietro la porta?
La Morte (parlando con lentezza) Debbo dirti in coscienza che la mia opinione non è una certezza; è un'idea... una supposizione. Vi sono quelli che chiedono che cosa c'è, come fai tu, ma ci sono anche quelli che dicono di sapere che cosa c'è. Da costoro io imparo e poi insegno a quelli che chiedono che cosa c'è.
L'uomo (spazientito) Che cosa c'è?
La Morte (con tono di finto rincrescimento) Purtroppo con coloro che dicono di sapere che cosa c'è non sono d'accordo. Tra costoro chi dice una cosa, chi un'altra e chi infine sostiene che dopo non c'è che il nulla... il vuoto dietro la porta...
L'uomo (stupito) Il vuoto...?
La Morte (con aria di scusa) È un'opinione! In coscienza non è una certezza; è un'idea... una supposizione. .
L'uomo (incalzante) E nessuno sa con certezza?
La Morte (con tono deciso) Nessuno! L'unica cosa di cui sono convinta è di non essere convinta di nessuna opinione. Perciò preferisco non imparare e non rispondere a quelli che mi chiedono che cosa c'è dietro la porta. Ognuno s’industri a guardare fra le fessure senza paura degli spifferi freddi, gelidi che mettono i brividi addosso. Io so unicamente che quando uno ha varcato la porta si sente quasi subito un piccolo tonfo, un rumore come d'aria spostata da un corpo che cade. Se cade è un'opinione, un'idea...un'impressione senza certezza. A me sembra così. Il morto col letto, con tutto va giù... dove? Chissà! Quando succede qualcosa, voi dite: è la vita! In questo caso io ripeto: è la morte! È la morte!
L'uomo (con disperazione) Ecco... ecco l'aspetto più funebre della vita dell'uomo: la morte dell'uomo! Perché dobbiamo morire? Perché dobbiamo morire come un animale qualunque? L'animale nasce e non sa di morire. Per l'uomo la morte è morte perché sa di morire.
La Morte Ti capisco. Per me il problema sarebbe molto più semplice se l'uomo non sapesse di morire. Portarlo via così come si sradica un albero o si schiaccia una formica. (con irritazione) E invece no! Devo dirvi che ci sono e, quando è il momento, che arrivo. Non è piacevole, te l'assicuro!
L'uomo (con ironia cattiva) A ognuno il suo compito, anche se ingrato.
La Morte Certo! A voi di morire, a me... d'essere lo specchio della vostra disperazione.
L'uomo (rivolto alla porta con uno scatto di ribellione) Il terrore che mi dà questa porta è sicuramente legato a qualche sensazione misteriosa della mia infanzia.
La Morte (con indifferenza) Può darsi. Tutto ciò che vi turba ha sempre radici profonde nell'inconscio.
L'uomo (con sofferenza) Ma per te... che cos'è quest'inconscio?
La Morte (con tono deciso) Per me è la paura della morte.
L'uomo (con tono poco convinto) In parte... nella realtà è come sentirsi sfiorare da qualcosa a cui non sai dare un nome, un volto, una fisionomia precisa. L'inconscio ha qualcosa di magico. (rivolto alla morte) È il tuo alleato e il tuo nemico insieme. È incapace di finzioni, di astuzie. Per me è un richiamo alla nascita più che un presentimento di morte. Quante volte l'ho sentito... (con angoscia) e visto! Un grande occhio acquoso, fermo, immobile, di un'intensità sempre più forte, dominatrice nell'indefinibile sensazione che quello che stava per dirmi forse sarebbe stato piacevole...
La Morte (con tono insinuante) E lo era?
L'uomo (confuso) Non so. Di fronte al mio inconscio ero ridotto alla nuda possibilità di sentire nell'incapacità più assoluta di individuare chi o che cosa agiva in me stesso... qualcosa di sottile... di piacevole... altre volte di terribilmente angoscioso. Mi veniva da pensare alle acque chiare, trasparenti dove ero stato immerso per nove mesi prima di nascere...ai turbamenti dell'infanzia... certe volte alla morte. Comunque tutto ciò mi faceva star male... impazzire ed era preferibile un vento di distruzione a quelle sensazioni che non avevano direzione, né oggetto. (guardandosi intorno con apprensione) Dov'è il mio letto... la mia biblioteca... il mio tavolo... i miei libri?
La Morte A che cosa ti servono?
L'uomo (parlando come a se stesso) A loro è legato il mio ricordo... a loro devo tutto... tutto! È difficile farsi ricordare! Ora diventerà ogni giorno più difficile. Chi si prenderà questo... chi quello. E quando questo... quello saranno dispersi un pezzo qui, un pezzo là, sarò veramente morto. Non è una bella prospettiva. E avrò poco da gridare quando vedrò uscire da questa porta il mio letto: è mio, è mio! Chi mi sentirà? O quando smonteranno la mia biblioteca per portarla chissà dove, in soffitta...o venderla per pochi soldi... o sfoglieranno i miei libri con un'aria di commiserazione... i miei libri su cui ho sudato notti intere... che ho amato pagina per pagina... sottolineandoli ed ogni sottolineatura voleva dire un pensiero... o un sogno andato a monte.
La Morte (con ironia affettuosa) Certo! Bastava che leggessi qualche frase d'amore e subito una bella riga sotto. Perché? Non eri contento di come eri amato? Desideravi di più? Di più? Non mi sembrava dal di fuori. Forse tenevi ben cucite le pieghe dell'animo o stavi attento a rammendarle quando qualcuna sembrava che cedesse o fosse sdrucita o avesse ceduto. Rammendavi, rammendavi! Hai passato degli anni a rammendare... e che ne hai adesso? Hai vissuto meglio? Purtroppo non sei arrivato alla morte con un abito ben cucito. Ti si vede sotto come sei nudo.
L'uomo (con tristezza) Nudo! (con tono di preghiera) Fammi un piacere! Portami più vicino alla porta e (indica i tubi dell'ossigeno e della trasfusione) toglimi via queste cose che mi fanno ribrezzo! (la morte glieli toglie) Ecco così! (la morte avvicina l'uomo alla porta; l'uomo si china e cerca di guardare fra le fessure)
La Morte Vedi qualcosa?
L'uomo (con delusione) Nulla... nulla! Non è semplice, sai? Poi la mia vista non è più quella di un tempo. (rivolgendosi alla morte) Dovresti aiutarmi.
La Morte In che modo?
L'uomo Guardando per me! È facile! Ti avvicini... ti chini...
La Morte (sorridendo) ....e tu mi butti giù oltre la porta!
L'uomo (con indignazione sincera) No... no! Non so uccidere! Muoio... non vedi che muoio? (socchiude gli occhi con un senso di profonda stanchezza) Ho l'impressione di aver fatto un lungo, immobile sogno... impalpabile, etereo, pieno di ombre che vanno, che vengono...
La Morte (sottovoce, con fastidio) Lo dicono tutti!
L'uomo (con tono risentito, offeso) Non è vero! Sei bugiarda come una pignatta.
La Morte (con un sorriso cattivo) Toh! Non lo sapevo... bugiarda come una pignatta! Dalle mie parti si dice bugiarda e basta. Tutt'al più... bugiardo come un uomo. È nel contesto dell'umanità essere una bugiarderia sola. Dunque... hai l'impressione di aver fatto un lungo immobile sogno...?
L'uomo (con stanchezza) Sì.
La Morte (con tono di nuovo quasi affettuoso) Parli di sogni perché speri che qualche anima buona bugiarda... ti confermi che sogni. Dubiti. Prendi la morte a goccia a goccia invece di berla tutta d'un fiato. Comunque quando avrai finito di berla, questo lungo, immobile sogno, pieno di ombre che vanno, che vengono, di fuochi che si accendono e si spengono svanirà nel nulla come è nel destino dei sogni. La realtà è diversa; è dura, chiusa, imprigionata e geme nella sua forma.
L'uomo Anche Dio?
La Morte (con decisione) Anche Dio!
L'uomo (implorante) Voglio sapere di Dio.
La Morte (con irritazione) Che cosa? So quello che sai. So che è una Persona perfetta... la più perfetta di tutte. È questo che volevi sapere?
L'uomo (con intenso desiderio) Vorrei incontrarlo.
La Morte (con tono sprezzante) Come? Glorioso... gemente implorante misericordioso? Come lo pensi?
L'uomo (con tono ispirato) Glorioso! Devo salire...
La Morte (con tono canzonatorio) ... i sette cieli, poi discenderne due e risalirne quattro... e alla fine...
L'uomo (con angoscia) ... e alla fine?
La Morte (con tono deciso) Eccoti Dio... nome, cognome, indirizzo... come te l'han ben piantato in mente da piccolo... appena nato perché non avessi a dimenticarlo più tardi con l'andare degli anni, come ci si dimentica di un mucchio di cose... (solleva gli occhi in alto con tono di sfida) Dio, nome, cognome, indirizzo... porta in alto, a destra quella del Figlio, a sinistra quella dello Spirito Santo... e porticine più in basso, tutte quelle dei santi... degli angeli... (all'uomo, con ironia) non hai che da bussare; e se non bussi è lo stesso. Sono lì, semichiuse e, dietro, tutti ti attendono per farti le feste... pentito se hai fatto qualcosa di male o se hai ritenuto il cielo per quello che è, un tappeto di stelle inutili... soprattutto lontane... tanto lontane... senza Dio, né nome, né cognome o indirizzo. E la lezione è finita!
L'uomo (con melanconia) Quante stagioni! I miei occhi sono ancora pieni di loro! (animandosi) Ricordo un sentiero in collina... due pietre su cui ci eravamo seduti in silenzio. Era il tramonto... si era d'autunno e il sole spariva alle spalle, ma era ancora chiaro... tanto chiaro. La natura non era mai stata così bella, eppure mai così triste; pareva un solo immenso fiore che stesse per appassire, una sola immensa voce che stesse per finire, una persona viva che stesse per morire... c'era un silenzio profondo e sembrava di essere soli sulla faccia della terra. (la morte s’inginocchia davanti all'uomo) Io le ho cercato le mani e lei me l'ha date; (si guarda le mani) ho ancora sulle mie l'impressione delle sue. In lontananza vedevamo un corteo... forse una processione e quando il vento girava verso di noi, avevamo l'impressione che laggiù cantassero senza poter dire che cosa. L'abbiamo seguita a lungo quella processione di gente che appariva e spariva fra gli alberi. Pensavo: ora sono là su quella strada... fra poco spariranno dietro quella collina o in quella casa o in un posto qualunque, indifferente... pensavo alla frazione infinitesima di tempo che stavo vivendo con quella gente... a tutte le frazioni infinitesime di tempo delle azioni umane... a quella mia frazione infinitesima di tempo... così bella! Era una fanciulla... la prima che ho conosciuto... si chiamava... non so... io la chiamavo farfalla... farfalla...
La Morte (con intensa commozione, in un sussurro) Sono io!
L'uomo (con stupore, entusiasmo; è quasi cieco e cerca, annaspando, le mani che la morte gli tende) Sei tu...? Farfalla... farfalla, stringimi le mani!
La Morte (con tono disperato mentre gli prende le mani) Farfalla si è bruciata le ali!
L'uomo (con commozione e concitazione) Ricordi quel pomeriggio... la prima volta che ti ho chiamata farfalla? Mi è venuto spontaneo chiamarti così, farfalla! Un nome che evoca l'idea di una danza silenziosa da fiore a fiore... leggiadra. Eravamo in un prato pieno di fiori nella luce del sole... nella gioia di vivere. (sorride) Ti eri messa la mia giacca e le braccia ti sparivano nelle maniche.
La Morte (con dolcezza) E tu mi accarezzavi il piede con una carezza lunga, voluttuosa, come volessi imprimertelo nel palmo delle mani per trovarlo chissà... un attimo dopo quando non avrei più potuto lasciartelo. Avrei voluto liberarlo per batterlo forte per terra, ma la tua carezza era dolce e avevo paura di perderla.
L'uomo (con dolce ironia) Farfalla, volevi comandare al destino d'essere diverso?
La Morte Volevo dire alla terra su cui poggiavo i piedi: sei mia, come il tempo, come la vita che non avevo ancora mai sentita mia. Volevo batterlo in terra per spaccare il sogno, per evocarne il frutto di cui accarezzavo il guscio, ma non ebbi il coraggio di frantumarlo. Non ricordo altro di te.
L'uomo Anch'io, farfalla... come se avessi consumato in quel pomeriggio tutto quello che era possibile vivere dalla nascita alla morte.
La Morte (sottovoce) L'amore deve concentrarsi così
L'uomo (con rimpianto) Forse... ma divora...
La Morte ... brucia...
L'uomo ... e non rimane che cenere. Ecco ciò che ho vissuto prima di te e dopo quando mi hai lasciato! (con apprensione) Farfalla... da dove vieni farfalla?
La Morte (con tono cupo) Da lontananze misteriose di tempo, da un regno in cui è facile entrare, ma da cui è impossibile uscire. (con triste malizia) Indovini qual è?
L'uomo Il mio cervello...
La Morte No.
L'uomo Il mio cuore...
La Morte No! Nel tuo cuore è stato difficile entrare.
L'uomo (incerto) Non credevo. Per me vi sei entrata naturalmente, senza sforzo; ti ho sempre sentita come una persona conosciuta da tempo, una persona che ritorna, non che arriva per la prima volta.
La Morte Eppure è stato difficile... suppongo come è sempre difficile accettare tutto ciò che è fatale.
L'uomo Tutto è fatale...
La Morte Accettare ciò che si sente fatale... la morte, come l'aria che respiriamo, l’onda che ci lambisce o la terra che ci sostiene. Allora... ti ribellavi.
L'uomo (con agitazione) Non ero io, farfalla; erano le cose, gli oggetti. Ora sono nel silenzio del passato, svanite per sempre, morte, anche se le ricordo a differenza di te che sei viva... viva...
La Morte Viva...! Che strana parola! Così malleabile, duttile, così vuota e così piena di significati! Sei vivo? Sì! Sono viva? Sì! Nel tuo ricordo? Sì! Non so più se sono viva sempre, fuori e dentro di te.
L'uomo (con sicurezza) Tu lo sai, farfalla!
La Morte Non so nulla. Non so se vivevo prima che tu mi ricordassi, non so se continuerò a vivere quando mi dimenticherai. Vivo subordinata a te e tremo di non essere viva, se ti interessi d'altro, se il tuo amore cambia, se il tuo ricordo muore. Appartengo a un regno dove è facile entrare, impossibile uscirne, dove si è dall'eternità o da lontananze misteriose di tempo. Sono la tua bella addormentata nel bosco, giovane, ferma nel tempo, in attesa senza saperlo. I tuoi ricordi mi fanno la guardia, mi difendono, ma mi separano da te; non li voglio, voglio te, sono ubriaca di te, di qualcosa che non esiste sopra questa terra. Vorrei abbracciare l'immenso e sapere che cosa racchiude; vorrei essere tutt'uno con l'universo perché i miei confini non bastano a contenermi; vorrei che tutto avesse il tuo nome, la notte che è così silenziosa, il lago che è uno specchio tremolante, il cielo che è un velo trapunto di stelle; vorrei che la notte, il lago e le stelle non fossero altro da te e da me stessa.
L'uomo (con entusiasmo delirante) Farfalla, tu sei tutt'uno con l'universo! Il mio ricordo non ti confonde con gli altri; non sei la bella circondata dagli alberi, ma la vita della foresta, la radice di ogni pianta. Tutti i nomi nascono dal tuo, tutti i miei ricordi sprofondano in te e ti ritrovano nel punto dove tutte le forme si annullano e tutte le vite si fondono. (con dolcezza) Farfalla, tu sei la luce che illumina il cammino del tempo, la guida che unisce principio e fine, il centro intorno a cui gira la ruota della vita. Ogni generazione ha il tuo nome; non sei madre, ma produci; dentro di te si cammina in punta dei piedi con l'ansia che un rumore, un grido possano turbare la pace... farfalla... farfalla...
La Morte La notte ti ha condotto alle soglie dell'inesprimibile, al desiderio di un atto senza contenuto, né forma, vuoto d'immagine e di parole, perfetto, nudo, eternamente immobile. È inutile alzarsi, tendere le mani; è un'azione mentale. È inutile pensare; è un'azione al di là della mente. È solo possibile viverla, calandosi giù nel profondo. Scendiamoci insieme! (con passione) Addormentati, caro! Il sonno è la via su cui camminano i sogni. I viandanti del sogno si muovono solo quando li lasci, vivono solo quando hai il coraggio di perderli, t'inebriano solo quando non attendi più nulla da loro! (la morte continua a tenere le mani dell'uomo. La luce si attenua) È morto! Egli procede... le mani nelle mani di un'ombra.
F I N E






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