 | Torino prima capitale d'Italia | Il 17 marzo 1861 nasceva lo Stato italiano. L'insieme di eventi e di idee che portò all'indipendenza e all'unità del nostro bel paese, definito dai libri di storia come Risorgimento italiano, ebbe i suoi più illustri esponenti ed organizzatori in Mazzini, Gioberti, Cavour e Garibaldi. Il Risorgimento non fu certamente una marcia trionfale. Al contrario, ebbe momenti di gravi difficoltà e, all'inizio, fu caratterizzato da ribellioni represse, da tentativi falliti, da severe sconfitte. I successi che ottenne furono talvolta conquistati con le armi, talvolta ottenuti con la diplomazia, l'astuzia, l'aiuto di Stati più potenti. Alla fine, tuttavia, il risultato fu raggiunto, anche con i sacrifici e il sangue di molti combattenti, nonostante gli errori, spesso commessi in buona fede, di tanti protagonisti. L'Italia divisa dai tempi dell'Impero romano e che a metà ottocento comprendeva sette Stati con il Risorgimento tornò a essere uno Stato unico, libero e indipendente. Il nuovo regno nacque nel 1861 con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d'Italia. L'Italia è fatta, sì. Ma come è noto, restano da fare gli italiani. Questa frase, coniata da Ferdinando Martini nel 1896 per sintetizzare un concetto di Massimo D'Azeglio mette in evidenza l'importante e difficile compito che spettava al nuovo governo del Regno d'Italia. L'80% della popolazione era analfabeta, l'economia si basava ancora sull'agricoltura e vi era un enorme divario tra Nord e Sud che originò la questione meridionale. Il nuovo governo, quindi, oltre a risolvere i problemi economici dell'Italia, doveva anche cementare un'identità nazionale ancora inesistente. A questi problemi vanno aggiunti la maggiore pressione fiscale del nuovo governo italiano rispetto al precedente borbonico e l'introduzione della leva obbligatoria sconosciuta nell'Italia meridionale. Insomma "fare gli italiani" era un'impresa molto più difficile, tanto è vero che dopo 150 anni vi siamo ancora impegnati.
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