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Cultura - SocietàDanilo Gnech

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17 Giugno 2010
Battaglia di Fiori in Ventimiglia: in giro tra i capannoni - seconda parte
di Danilo Gnech


Battaglia di Fiori in Ventimiglia: in giro tra i capannoni - seconda parteOggi ad aprire la porta del capannone Giuseppe Longordo, presidente ed anche aiuto scultore della Compagnia carristi "Scciancalassi", che testualmente vuol dire "Rompi lacci" e ricorda chi, nella parlata locale, vive un po’ fuori dalle regole. Lo scopo del gruppo è quello di innovare senza dimenticare le tecniche antiche, proprio per mantenere in vita la tradizione della manifestazione. Il Gruppo quest’anno raffigurerà la Giostra della quintana di Foligno. In maniera allegorica viene rappresentato il fantoccio della quintana con l’elmo e i tre anelli che un cavaliere armato di lancia tenta di infilare. I nastri colorati che partono dai fianchi del cavaliere riproducono i colori identificativi dei rioni e il calpestabile del carro è coperto da scudi che, incastrati e sovrapposizionati, riportano i simboli dei dieci rioni. È come vedere una sequenza di fotografie che colgono attimi diversi del palio.

Con una bottiglia di Rossese in mano ci accoglie Luciano Mottola, presidente della Compagnia degli "Scciancureli", per i quali la battaglia di fiori è sinonimo di allegria. Il loro nome dialettale significa una cosa piccola, graziosa, per antonomasia una bella ragazza. Ci accompagna amabilmente a vedere la loro opera che si ispira alla Sagra dell’Uva dei castelli romani. La sagra è interpretata in chiave mitologica. In primo piano domina tutta la scena un grandioso viso allegro di Bacco, adornato di grappoli d’uva. Egli è circondato da due satiri dai cui visi si deduce abbiano già abbondato con il vino. Dal retro del carro spunta una mano del Dio che da un’anfora versa il dolce nettare in un calice. I bellissimo colori dei fiori rendono l’opera decisamente allegra e simpatica. Notevole l’impatto visivo.

Ecco poi una compagnia diretta da una gentile signora. Dolores Battisti che, oltre ad essere presidentessa del gruppo, è anche la progettista dell’opera. La compagnia è composta da un gruppo di giovani sicuramente con poca esperienza ma con tanta buona volontà, tutti provenienti dal centro storico della città. Si chiamano "Girasui", facilmente traducibile in Girasoli e come tali amano l’aria aperta, il vento e il sole; non potevano che scegliere, per la loro opera, la Festa degli Aquiloni di Urbino: un grosso drago si destreggia in mezzo ad altri quattro aquiloni più tradizionali uscendo dalle nuvole e sporgendo sull’avantreno del carro. I colori accentuano la bellezza di tutti i fiori, sia secchi che freschi, usati per decorare l’opera e spingerla verso l’alto, proprio come lo spiccare in volo degli aquiloni.







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