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17 Giugno 2011 Come nasce un carro infiorato di Danilo Gnech
Se chiedi a un ventimigliese sicuramente ti dirà che la "tecnica di infioramento a mosaico" è stata inventata dai carristi ventimigliesi, ma non è così. Costruire carri allegorici infiorati anche a mosaico ha radici antiche e veniva già applicata quando a Ventimiglia non si parlava ancora di Battaglia di Fiori. È sicuramente vero, invece, che l’evoluzione di questa tecnica nei carri di Ventimiglia ha raggiunto risultati sicuramente unici al mondo.
Partiamo dall’inizio. La Festa dei Fiori a Ventimiglia coincideva con il carnevale e per la città sfilavano carri allegorici in cartapesta adornati con mazzi di fiori, foglie e rami di palma. Solo negli anni ’30 i carri sono composti con geometrici soggetti floreali. Il telaio di sostegno ai fiori è in legno o rete metallica, dove le corolle vengono inchiodate una a una o il gambo del fiore viene infilato nei buchi della rete metallica e tirato fino a giungere alla corolla.
Alla fine degli anni ’30 una compagnia carrista si fa notare per la freschezza dei suoi fiori. Il motivo è presto svelato: grazie alla vicinanza al cantiere dei frigoriferi di una ditta che produce ghiaccio per gli spedizionieri di fiori, riesce ad infiorare con giorni di anticipo i pannelli, che poi vengono montati poco prima della sfilata. Una compagnia antagonista a questo punto inventa una tecnica rivoluzionaria: un doppio strato di rete metallica imbottito di muschio che, imbevuto d’acqua, mantiene freschi i fiori. È un cambio epocale, che apre alla fantasia dei carristi nuovi orizzonti.
È solo negli anni ’50 che si passa dalla prima struttura in legno all’armatura in ferro, riuscendo così a realizzare soggetti più arditi e fantasiosi e ad aprire la strada alla Battaglia moderna. C’è ora la possibilità di passare dal soggetto allegorico a fattezze comuni e umane. In seguito per i volti, le mani ed altri particolari, si passa dal gesso modellato al più leggero polistirolo espanso realizzato ad intaglio. Ed è così che oggi un gruppo carrista lavora con coralità aiutato da architetti e ingegneri che calcolano la struttura portante, e da scultori che modellano il polistirolo. Poi, tre mesi prima della manifestazione, fabbri e ferraioli iniziano la costruzione della struttura portante, mentre un altro gruppo inizia ad incollare i semprevivi ai particolari minuti e infine, tre giorni prima della festa, il capannone si anima di parenti ed amici che collaborano alla fase finale e più delicata: l’infioramento. Sono tre giorni e tre notti frenetiche: gli infioratori, padroni della difficile tecnica dell’infioramento a tappeto raso con spillone, passano le ore in scomode posizioni per porre i fiori nei punti più difficili. Ed ecco, il carro è pronto ed esce trionfante dal cantiere per sbalordire il numeroso pubblico che assiste alla sfilata.
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