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Cultura - SocietàFrancesco Pisani

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22 Dicembre 2016
Mondo auto e ripresa economica
di Francesco Pisani



Mondo auto e ripresa economica
crisi

Quest’anno si sta per chiudere con tanti segnali non positivi per la nostra economia. Ne abbiamo già parlato in diversi articoli e sapete che il nostro sistema bancario manda messaggi poco rassicuranti da mesi e la nostra economia è piuttosto ferma da anni.

 

Le motivazioni di questa situazione sono molteplici e non sono solo recenti. Anzi la maggiora parte affonda le proprie radici in scelte politiche ed economiche sbagliate che si sono sommate negli anni. Negli ultimi 40 anni circa per essere precisi.

 

Partiamo da uno dei punti più importanti: il piano di sviluppo industriale del nostro paese.

 

50 anni fa, quando l’economia tirava c’era comunque una pianificazione per dirigere lo sviluppo industriale. Così sono nate le fabbriche del sud. Certo, non si trattava sempre di uno sviluppo così performante, ma alla fine serviva a diffondere lavoro anche in zone depresse o cose simili. Quindi al posto dei profitti si sostituivano aspetti sociali e occupazionali. Cose che un ritorno economico lo hanno lo stesso.

 

Oltre a questo il nostro sistema aveva una forte connotazione automobilistica e ingegneristica. Insomma la nostra economia aveva basi solide nell’industria. Ed è risaputo che un paese economicamente sviluppato deve essere così. Forte nel mondo dell’auto e relativo indotto ma soprattutto forte di una rete industriale ben organizzata e differenziata.

 

E proprio sulla differenziazione si basava la nostra forza. Da un lato imprese pubbliche come IRI che seguivano logiche di tipo sociale e occupazionale. Poi grandi imprese come FIAT che non erano troppo lontane da questo. Ma anche tante piccole imprese del nord est che spesso rappresentavano delle piccole eccellenze.

 

Quello che è sempre mancato e continua anche oggi a mancare è un piano di sviluppo della nostra maggiore ricchezza: il turismo. Siamo il paese con più arte al mondo, siamo pieni di storia e di cose da vedere fare e mangiare ma non siamo stati in grado di far accavallare il desviluppo industriale allo sviluppo del turismo e del terziario.

Se si riflette con calma non si può non ricordare come la nostra industria abbia perso di competitività a tutti i livelli. Prima l’auto che non ha saputo reggere la concorrenza. Poi l’industria aeronautica che è rimasta una nicchia facendosi spesso tagliare fuori dai grandi consorzi e anche il mondo del nord est è ormai in grande crisi da anni. Colpa della Cina certo ma colpa anche di un sistema che non ha protetto il nostro paese e l’industria europea in generale dagli attacchi esterni.

La Cina continuerà a vincere facile fintanto che il vecchio continente, Germania esclusa, avrà un potere di acquisto ridotto.

E dall’introduzione dell’Euro il potere di acquisto è crollato per tutti. Ecco perché tutti cercano prezzi bassi o bassissimi. Ed ecco perché l’industria europea fatta di regole controlli e cavilli non può competere. E non potrà mai farlo.

 

Guardiamo alla Gran Bretagna. Con la scelta di abbandonare quasi del tutto il settore industriale fatta anni fa dal governo Tatcher , oggi si trova ad avere un’economia fortemente sbilanciata sul terziario e la finanza. Peccato che con la sua uscita dall’euro tutto questo rischia di crollare e di ritorcersi contro.

 

Infatti se si riuscirà in questo lungo processo della Brexit, chi pensa sia una passeggiata da fare in un anno si sbaglia di grosso, la vera opportunità sarà riportare in Europa tutti i flusssi finaziari ed economici che oggi sono dirottati verso la GB.

 

E per l’economia inglese questo potrebbe essere il colpo di grazia definitivo alla propria competitività.

Insomma mai lasciare il mondo industriale ma cercare di proteggerlo fino alla fine è la soluzione migliore per tutti i paese che vogliano dirsi grandi.

 

Forse sarebbe il caso di riportare anche dentro i propri confini tanta ma tanta produzione. Questo si che ridarrebbe migliaia di posti di lavoro.

Speriamo nei prossimi anni in politiche più attente verso i nostri interessi e meno orientate alla globalizzazione che per adesso a noi tutti questi vantaggi non li ha dati.








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