 Per qualcuno che scrive ci sono due paure nella vita. Il primo è il foglio bianco, oppure lo schermo bianco, che bisogna riempire, preferibilmente con qualcosa che farà divertire e pensare il suo lettore. La seconda paura poi è di avere cosi tanto nella mente di non poter concentrarsi su un punto in particolare.
Di solito la risposta a entrambe arriva con una frase che fa concentrare la mente e dà una direzione precisa per poter scrivere. Però, ci sono giorni che questa frase non arriva e lo scrittore si rende conto che c’è un filo sconosciuto che lega i pensieri e decide di scrivere per poter trovare il filo comune dell’articolo. Quando questo accade si capisce che c’è sempre un filo comune in ogni opera della mente umana.
Questo filo comune è la vita stessa.
Ieri mentre facevo il volontario alla festa della frazione di Faenza dove abito pensavo a scrivere il mio articolo di oggi della festa stessa. Prima di trasferirmi in Italia nel 2010 avevo fatto decenni di lavori comunitari in Australia e mi sembrava giusto cercare di fare la stessa cosa nel mio nuovo luogo di residenza.
Non solo mi sono trovato bene con la gente con cui ora lavoro, ma mi trovo spesso a dover trattenere risate e sorrisi improvvisi perché qualche espressione, lo svolgimento delle riunioni e le preparazioni per la festa sono quasi identici a quel che avevo visto in Australia. Cambiano le regole del comune di appartenenza, cambiano i dialetti e cambiano i piatti da cucinare e servire, ma poi capisci che il senso di comunità e amicizia di queste feste sono identiche dappertutto.
Le feste sono il segno di orgoglio dei loro organizzatori verso le proprie origini e il territorio dove abitano. Vogliono dare il meglio possibile ai loro compaesani, come anche alla gente di altri paesi che fa la fila, a volte per ore, per poter mangiare un piatto particolare che sanno far parte della tradizione della festa.
Mentre camminavo verso casa, cominciavo a preparare l’articolo, cosa volevo dire e cosa volevo condividere con il lettore. Sembrava facile, ma appena acceso il tablet per controllare la posta elettronica e vedere le ultime notizie tutti i pensieri di un articolo allegro sono volati via. Le notizie da Nizza che tutti conosciamo erano troppo potenti per rimanere passivo alle immagini televisive e il conto delle vittime in costante aumento. Peggio ancora per noi italiani che solo pochissimi giorni prima avevamo assistito all'incidente ferroviario in Puglia.
Mentre aspettavo l’arrivo del sonno pensavo alle prime reazioni alla tragedia francese e sapevo automaticamente cosa avrei trovato al mio risveglio alla lettura degli sviluppi. Purtroppo le mie attese non sono state tradite.
Ho trovato il solito giro di accuse, luoghi comuni e strumentalizzazioni da personaggi che vogliono sfruttare l’ennesima occasione per mettersi in mostra e per poter attaccare il solito bersaglio personale. Scambi di battute e pregiudizi che non fanno niente per trovare le soluzioni ai problemi che sono alla base di ogni caso che leggiamo nei giornali e seguiamo nei notiziari.
Un cerchio vizioso che sentiamo a ogni tragedia, a ogni attentato, a ogni sparatoria e ogni incidente che fa parte integrale della nostra vita quotidiana mediatica. Commenti e reazioni prevedibili e controproducenti allo stesso tempo e, nel corso del tempo, inutili. Credo che le mie siano reazioni che abbiamo noi tutti a qualche punto, poi arriva qualcosa che ci fornisce una distrazione che fa cambiare la direzione dei nostri pensieri fino al prossimo incidente.
Pensiamo di non sopportare più notizie cattive, di non voler sapere i prossimi casi sconvolgenti, poi un sorriso da una persona cara, una battuta, oppure semplicemente qualche parola da una persona simpatica e troviamo il modo di continuare la nostra vita. E questo fatto è il filo comune che lega insieme tutte le opere dell’essere umano, dagli scrittori e artisti, agli artigiani, ai contadini e alle casalinghe. Ognuno di noi deve continuare la sua vita e, in fondo questa è la risposta allo stesso tempo più semplice e più potente, non solo a tutti coloro che cercano di distruggere la nostra quotidianità, ma anche ai casi della malasorte e alla forza della Natura con le quali non abbiamo trovato ancora rimedio.
Non ci vuole molto per fare una ricerca dell’ultimo secolo e fare una lettura di episodi sconvolgenti che, ogni volta, sono stati visti da qualche lume, giornalista, o politico di turno come la fine del mondo che conosciamo.
Sarebbe facile puntare il dito alle due guerre mondiali e scordare le decine, se non centinaia di guerre piccole e grandi che hanno colpito il mondo. Abbiamo visto disastri naturali che hanno portato via milioni di persone. Senza scordare poi epidemie come il vaiolo che nel frattempo è sparito, le varie ondate di tipi di influenza mortali, l’epidemia dell’AIDS, l’anno scorso l’Ebola, quest’anno la Zika e chissà quale sarà il prossimo.
Abbiamo avuto una Guerra Fredda che ha condizionato la politica mondiale per quattro decenni, la fine del colonialismo diretto, le scontro tra forme di totalitarismo e le tragedie dei paesi del cosiddetto “terzo mondo” che in fondo non son altro che i paesi più poveri e che spesso la povertà era proprio la condizione che permise ad alcuni paesi di diventare ricchi.
Potrei continuare pagina dopo pagina, ma non aggiungerei niente al discorso. Sono tutti casi che si, hanno cambiato il mondo, ma non hanno cambiato il fatto che continuiamo a vivere e cercare di trovare una vita migliore per le nostre famiglie.
E questo poi è il tema centrale che lega insieme la nostra vita e ogni fase di storia del nostro mondo. Ognuno di noi vuole il meglio per la sua famiglia. C’è chi lo cerca cambiando paese, c’è chi lo fa con la scusa della religione, c’è chi lo fa con la tecnologia, come chi scrive, chi recita, come chi ci fa il cameriere quando usciamo a cena e chi lavora in fabbrica o che ci vende la frutta e verdura al mercato ogni settimana.
Il mondo continua e cambia sempre perché questa è la natura vera del nostro mondo. Ogni aspetto della nostra vita è soggetto al cambio, sia nel bene che nel male. La forza di noi esseri umani è che siamo capaci sempre di rialzarci, di continuare a vivere al meglio possibile.
Questa è l’unica risposta che possiamo dare a ogni tragedia, di continuare a vivere. Come abbiamo sempre fatto.
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