 | | 1982 |
In attesa della partita di sabato sera tra l’Italia e la Germania la televisione ci offre ripetizioni della finale dei Mondiali del 1982 in Spagna. Come sempre le immagini ci fanno tornare indietro nel tempo e rivivere i ricordi personali che cambiano da persona a persona.
Per noi italiani ad Adelaide in Australia, quella partita è stata trasmessa in diretta alle ore piccole e abbiamo sentito il fischio finale alle sei del mattino. Naturalmente abbiamo festeggiato per le strade, suonando clacson e sventolando il tricolore dappertutto. Poi a un certo punto ha cominciato a circolare la voce di incontrarci nella piazza centrale della città a mezzogiorno. E cosi abbiamo vissuto un’esperienza unica il cui vero significato abbiamo capito solo dopo.
Al raduno a Victoria Square eravamo in diverse migliaia con la polizia presente, non per calmare gli animi caldi, ma per fare la scorta a un corteo memorabile del nostro orgoglio nel centro della città che è finito al Parlamento statale con canti e lacrime di gioia. In quei momenti, con i miei genitori e amici, ho visto facce sorridenti come mai prima con il segno di orgoglio che sono sicuro fosse anche sul mio viso. Quella sera abbiamo visto i festeggiamenti in tutte le città italiane, un segno delle nostre origini che non s’era mai visto prima.
Qualche mese dopo lo yacht Australia 2 ha vinto la Coppa America di vela, sconfiggendo per la prima volta gli Stati Uniti che l’aveva difesa per ben oltre un secolo. I festeggiamenti degli australiani per quella vittoria storica erano belli, ma non arrivavano ai livelli di noi italiani e italo-australiani per i mondiali. Infatti, a un certo punto un cronista televisivo ha fatto la domanda “Come mai non riusciamo a festeggiare come hanno fatto gli italiani?”. Il motivo era, allo stesso tempo, semplice e profondo.
Nei giorni seguenti al corteo italiano qualcuno, proprio all'interno della comunità italiana, ha cominciato a criticare la superficialità del corteo dicendo che avevamo molto di più da festeggiare che una banale partita di calcio. Per noi figli di emigrati italiani la risposta che abbiamo dato a questa critica è stata la stessa che abbiamo fatto al giornalista alla sua.
Dopo anni passati a sentire battute e critiche sulle nostre origini quella vittoria ai mondiali di calcio, vista dal vivo, da una squadra che al primo turno era stata timbrata come fallimentare, ha dato a noi oriundi la prima vera occasione della nostra vita di celebrare davanti a tutti le nostre origini.
Sin dai primi giorni di scuola sentivamo le battute e le ironie sulle nostre origini. Siamo cresciuti in un sistema scolastico che non aveva mai accennato alla Storia d’Italia tranne una lezione sul Risorgimento in Storia Moderna e, naturalmente, dell’Impero Romano per chi ha studiato Storia Antica.
Non sapevamo come rispondere alle offese e alle barzellette dei nostri coetanei perché non avevamo i mezzi per poter dimostrare come sbagliavano e, in fondo, alcuni di noi si chiedevano se “gli altri” avessero ragione. I gol di Rossi, Tardelli e Altobelli ci hanno fornito munizioni per poter dimostrare che noi italiani siamo capaci di fare ben più che cucinare gli spaghetti, o preparare le pizze, come spesso ci definivano.
Questo episodio dimostra che chi nasce all'estero capisce poco, o niente, delle proprie origini. Per i pochi di noi che erano stati in Italia in vacanza prima di quel giorno del 1982 la conoscenza dell’Italia era limitata ai paesi dei nostri genitori e alle immancabili gite a Roma, Firenze e Venezia per vedere le bellezze di quelle città importanti.
Però, la nostra conoscenza limitata della lingua italiana non ci permetteva di capire ed apprezzare fino in fondo i film italiani che vedevamo, di poter studiare di più la Storia della nostra Italia e in molti casi la storia millenaria delle regioni e i paesi di origine dei nostri genitori.
Tutto questo è iniziato dopo le vittoria in Spagna, ma mai ai livelli che ci avrebbero permesso di poter finalmente eliminare del tutto i pregiudizi verso le nostre origini. Con l’arrivo dei Gran Premi di Formula Uno in Australia nel 1985, prima ad Adelaide e poi a Melbourne, i figli degli emigrati italiani hanno utilizzato il loro tifo per il cavallino rampante come tifo anche per l’Italia.
Purtroppo, a questo punto, le critiche verso i festeggiamenti dei mondiali in Spagna hanno cominciato ad avere ragione. L’orgoglio per le nostre origini non deve essere limitato solo allo sport e solo perché le vediamo alla televisione.
Il nostro orgoglio deve essere esteso a tutti gli altri aspetti del Bel Paese che l’hanno fatto diventare il Patrimonio culturale più importante del mondo. Però, per poterlo fare dobbiamo insegnare al mondo in modo inequivocabile, a partire dai discendenti degli emigrati, che l’Italia è molto di più di Roma, Firenze e Venezia e delle saltuarie vittorie sportive.
Per questo motivo dobbiamo capire come Paese l’importanza di insegnare la lingua italiana non solo agli oriundi, ma anche ai non italiani. La conoscenza della lingua è la chiave che apre le porte per poter conoscere cosa sia veramente l’Italia e di apprezzare tutti gli aspetti della sua Cultura enorme e variegata.
Non commettiamo l’errore di promuovere soltanto “l’Alta Cultura” come pretendono molti esponenti italiani. La lingua della lirica, per dare soltanto un esempio, è difficile da capire per chi è nato e cresciuto in Italia, figuriamoci che effetto fa per chi ha solo una conoscenza base dell’italiano. Allora cominciamo con i nostri grandi cantautori che potrebbero essere il primo passo per chi vuole davvero conoscere le sue origini e la sua Cultura che, eventualmente porterebbe l’oriundo a capire e dunque apprezzare la lirica.
Lo stesso discorso vale per i nostri autori e poeti. Non sono sempre facili da capire e un primo passo dovrebbe essere di pubblicarli prima nelle lingue dei paesi di residenza e di conseguenza e con il tempo vedremo lettori all'estero che vorranno leggerli in lingua originale.
La televisione di Stato ha programmi bellissimi come la serie delle grandi Signorie trasmesso con successo su RAI Storia che presenterebbero perfettamente, con i dovuti sottotitoli, al pubblico internazionale le glorie di città d’arte importantissime come Mantova, Ferrara, Padova, Urbino e Rimini che sono poco conosciute all'estero, a partire proprio dai figli e nipoti degli emigrati italiani.
Incoraggiamo chiunque voglia promuovere ogni aspetto della nostra Cultura e così assicureremo che l’orgoglio della nostre origini non sia cieco, ma basato su fatti concreti. Questa è la migliore strada per garantire che tutto il mondo conosca la profondità e la varietà contenuta nel Bel Paese.
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