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13 Giugno 2016
Il velo della civiltà
di Gianni Pezzano



Il velo della civiltà
All Blacks - squadra nazionale
neozelandese di rugby

Negli anni 70 mio padre aveva un apprendista croato di nome Tom. All'inizio era un ragazzo timido, purtroppo appena arrivato ai 18 anni ha cominciato a bere  birra smodatamente. Un giorno le conseguenze di una serata al pub mi hanno fatto capire che il velo di civiltà che abbiamo è molto più sottile di quel che pensiamo.

 

Erano le vacanze di scuola ed allora sono andato in cantiere con mio padre di lunedì mattina. Abbiamo trovato Tom con gli occhi rossi ed era evidente che aveva pianto di brutto. Gli abbiamo chiesto cosa era successo e ha risposto “Hanno arrestato i miei amici e non so che fine faranno” e alla nostra domanda ci ha spiegato l’esperienza di quel weekend.

 

Venerdì sera era andato al solito pub al porto e vi ha conosciuto due marinai di una nave jugoslava e parlando con loro ha scoperto che erano anche loro croati. Cosi è iniziato un giro di brindisi e canti che li ha portati all'ora di chiusura del locale. Non avevano voglia di smettere e allora Tom ha deciso di portarli a casa per conoscere i suoi genitori e per fare altri giri di brindisi.

 

Come molti croati emigrati immediatamente dopo la guerra la famiglia di Tom era simpatizzante degli Ustacia che crearono lo stato Croato sotto la protezione dei Nazisti e perciò in casa avevano cimeli di quell'epoca tragica.  Quella notte hanno continuato a bere, indossare i cimeli e infine si sono messi a cantare le canzoni dell’epoca. Inevitabilmente è arrivata l’ora che i marinai dovevano tornare alla nave e Tom si è offerto di dare loro un passaggio.

 

All'arrivo alla nave Tom ha accettato l’invito dei nuovi amici di fare un ultimo brindisi. Purtroppo il loro stato era tale che non si ricordavano di indossare ancora i cimeli ustascia e che cantavano le canzoni proibite in un periodo in cui il dittatore jugoslavo Tito era ancora vivo. Dopo pochi minuti è entrato il commissar della nave che li ha zittiti in pochi secondi. Ha dato uno sguardo a Tom e gli ha detto, “So che sei di qui, ma se non scendi immediatamente tornerai in Patria in cella con loro”.

 

Questa sua storia mi ha fatto capire la pazzia che a volte colpisce l’essere umano e non solo tra croati e serbi. Infatti, sapevamo già che i croati non riconoscevano l’esistenza della Jugoslavia e che in quegli anni  se qualcuno si chiamava jugoslavo era senza dubbio serbo. Mia madre lavorava con serbe e croate e molte di loro dicevano che la morte di Tito avrebbe portato a conseguenze disastrose e la Storia di quella zona tormentata non ha fatto altro che confermare questi timori.

 

Eventualmente queste comunità estere fornivano armi, soldi e soldati alla guerra dei Balcani che ha seguito la morte di Tito. Allo stesso modo che gli irlandesi, siano protestanti che cattolici, fornivano aiuti ai terroristi nell'Irlanda del Nord. Esattamente come facevano tutti i fuorusciti sin dall'inizio della Storia.

Ci meravigliamo e ci scandalizziamo degli aiuti da una minoranza musulmana all’ISIL, ma scordiamo come italiani combattevano per il Risorgimento da Londra e da Parigi perché patrioti come Mazzini erano ricercati con una taglia sulla testa. Poi durante il Ventennio molti oppositori sono fuggiti dalla morte e che in alcuni casi, come i fratelli Rosselli, furono uccisi all'estero. Questi fatti storici furono la base del romanzo di Alberto Moravia “Il Conformista” che è stato trasformato nel film omonimo di Bernardo Bertolucci.

 

Ogni paese si vanta d’essere civilizzato, ma ci vuole poco per togliere quel velo sottile e rivelare una parte del nostro carattere che pensiamo d’aver perso per sempre, ma che è nascosto in ciascuno di noi.

 

Pensavo questo mentre guardavo le scene degli hooligans in Francia nel corso del weekend. Sarebbe facile dare la colpa alla birra, ma i canti razzisti degli stadi durante le partite hanno dimostrato che i nazionalismi non sono mai spariti del tutto. Poi, per chi vuol puntare il dito sugli altri dicendo che noi italiani non avremmo mai fatto una cosa del genere, sono arrivati gli incidenti di Foggia nel corso dello spareggio per la promozione in Serie B dove persino Rino Gattuso l’allenatore del Pisa è stato ferito, che dimostrano chiaramente il contrario.

Senza scordare poi le tragedie regolari delle sparatorie degli Stati Uniti che nessun politico riesce a risolvere perché una grande fetta della popolazione ritiene che  il diritto di avere le armi sia più importante del diritto a vivere in pace e senza il pericolo d’essere ucciso da un demente che era riuscito a comprare armi militari.

 

Sarebbe sin troppo facile dare le colpe soltanto alle religioni, non importa quali esse siano, però ogni paese in ogni continente ha avuto i suoi incidenti di violenza senza senso. Anche in paesi tradizionalmente pacifici come l’Australia e la Nuova Zelanda non solo hanno avuto stragi come quelle americane, ma hanno anche avuto episodi di massacri di indigeni da parte dei loro colonizzatori. Per chi non lo sapesse, il famoso haka degli All Blacks di rugby è un ricordo di questo periodo. Infatti è un canto di battaglia e una traduzione delle parole, come una spiegazione dei gesti dei giocatori, dimostrerebbe che lo spirito di quella cerimonia non è esattamente idoneo all'idealismo del Barone de Coubertin quando ha deciso di ristabilire i giochi olimpici.

 

Le violenze quotidiane verso le donne di cui i femminicidi non sono che una piccola parte non hanno passaporto o religione. Le cifre di tutto il mondo sulla violenza verso le donne sono orrende e molti lettori rimarrebbero stupiti a sapere l’incidenza nei due paesi del Commonwealth Britannico nominati nel paragrafo sopra.

 

Però, per ogni problema esiste una soluzione, ma non bisogna solo avere la volontà di risolvere i problemi, bisogna anche  avere il coraggio di riconoscere che nessuno di noi è superiore agli altri. Il momento che cominciamo a sentire un senso di superiorità è il momento che prendiamo la strada verso la catastrofe. Prima del 1914 nessuno avrebbe mai immaginato gli orrori dei lager nazisti e soprattutto nessuno l’avrebbe mai immaginato in una Germania centro di Cultura e di civiltà. Però, è stato proprio così.

 

Se vogliamo davvero un futuro migliore dobbiamo partire da un concetto fondamentale, cioè che nessuno di noi è superiore, o inferiore al nostro vicino e di comportarci di conseguenza, un’idea semplice e profonda come dimostra la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Ma per realizzarlo dobbiamo farlo prima noi stessi e non aspettare che lo facciano soltanto gli altri...








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