 Guardare la sfilata del 2 giugno ai Fori Imperiali è sempre impressionante. Non solo onora l’occasione, ma la visione delle divise storiche dà al pubblico il senso della Storia del nostro paese. Però, mentre guardavo lo spettacolo pensavo ai parenti e agli amici all'estero e mi domandavo quanti di loro avrebbero davvero capito il senso di quel che vedevano.
Malgrado il fatto d’essere cresciuto in Australia ho avuto la fortuna di studiare la Storia e, come sa chi mi conosce di persona, ho il vizio di controllare quando qualcosa mi interessa, ma sono in minoranza. Per questo motivo ho un interesse particolare quando vedo le divise, gli stemmi e le varie fasi di qualsiasi occasione. In poche parole, queste cerimonie danno l’opportunità di vedere e di capire chi siamo e il senso delle nostre istituzioni.
Purtroppo e per molti motivi non tutti all'estero hanno l’opportunità di poter sapere quel che guardano e dunque di capire e apprezzare le cerimonie e i discorsi che vedono nei programmi trasmessi all'estero dalla RAI.
Naturalmente per molti emigrati italiani, soprattutto quelli immediatamente dopo i due conflitti mondiali, pochi di loro avevano studiato e le loro uniche esperienze di Storia era d’averne fatto parte sul fronte, oppure essere vittime dei combattimenti sul territorio italiano e già questo non è poco. Senza scordare il fatto che queste ondate d’emigrazione erano dovute alle condizioni pietose del paese dopo le guerre.
Loro capivano solo le loro dirette esperienze e quelle storie che hanno passato ai loro figli erano esclusivamente di quel che sapevano e non necessariamente riflettevano le realtà del resto del paese o di altre persone. Inoltre, la grande maggioranza di questi emigrati aveva fatto poca scuola e dunque, almeno in termini pratici, era analfabeta. Infine, la loro priorità era di lavorare per fare casa e famiglia e l’educazione dei figli era per dare loro qualifiche professionali importanti, come medici e avvocati e non per materie esoteriche come la Storia o la Cultura in generale.
Per quel che riguarda poi i loro figli e discendenti, le condizioni dei paesi di residenza sono tali che è difficile, se non addirittura impossibile, poter imparare la Storia d’Italia e dunque di poter capire perché i loro nonni e genitori furono costretti a lasciare i vari paesi che molto spesso amano ancora, anche se con qualche rammarico per la partenza obbligata. Esistono pochi libri e i programmi scolastici tengono poco conto delle origini degli studenti.
Peggio ancora, nei loro viaggi in Italia e nei vari paesi di origine sparsi per la penisola spesso scoprono paesi che i nonni e genitori avevano descritto in termini poco lusinghieri e che in molti casi ora sono grandi centri di industria, oppure di turismo e villeggiatura. Questo conflitto tra le aspettative e la realtà non fa altro che confondere i discendenti a riguardo il loro passato.
Naturalmente i temi della Storia sono conosciuti in linea di massima, il Risorgimento, le due guerre mondiali, l’esistenza di una dittatura in Italia e cosi via. Però, quelli nati e cresciuti all'estero hanno poche possibilità di saperne di più. Tutto questo poi diventa più difficile con il passare delle generazioni e le storie orali dei nonni cambiano ad ogni ripetizione e la versione di questi anni spesso non coincide con la realtà vissuta dai nonni.
Sarebbe facile dire che la soluzione è l’educazione, ma allo stesso tempo non possiamo nemmeno pretendere che tutti i programmi RAI, come gli articoli dei giornali e le riviste italiane all'estero facciano solo articoli storici. Però, abbiamo l’obbligo di trovare una soluzione che permetta a chi ne sia interessato di poter scoprire le radici della propria identità.
Il punto di partenza deve essere quell'aspetto della vita che ci dà la nostra identità specifica, la lingua italiana. Qualsiasi ricerca, qualsiasi documentazione riguardo il passato deve essere trattato, almeno all'inizio, nelle versioni originali. Quindi, la lingua italiana è la chiave per trovare la nostra identità, come anche la chiave per migliorare la nostra consapevolezza della nostra esistenza. Rendere poi più facile imparare l’italiano all'estero avrebbe molti benefici, non solo per i nati all'estero, ma anche per il Bel Paese.
Prima di tutto, insegnare le origini dei nostri parenti e amici negli altri paesi farebbe molto per avvicinare i rapporti con le comunità italiane che lì vivono, con tutti i vantaggi morali e anche commerciali, per entrambi le parti che ne seguirebbero. Infatti, il semplice fatto che queste comunità votino deputati e senatori al parlamento italiano dovrebbe incoraggiare tutti a sapere di più delle tante facce italiane nel mondo.
Infatti, insegnare anche la Storia degli emigrati agli italiani rimasti in Patria sarebbe utile per il paese e non soltanto per cercare di aumentare il commercio per la nostre industrie. Insegnare le varie realtà nei cinque continenti farebbe capire a molti i sacrifici e le imprese dei nostri connazionali all'estero. Allo stesso modo, capire queste esperienze darebbe un aiuto enorme al nostro paese aiutare i nuovi immigrati a integrarsi perché quel che ora succede qui non è poi così diverso delle esperienze dei nostri connazionali all'estero. Pochi in Italia sanno dell’esistenza di filiali dei Patronati italiani nei paesi di immigrazione, come anche l’esistenza di gruppi di assistenza ai nostri connazionali. Questi gruppi sono risorse disponibili per l'Italia per trovare la metodologia e le tattiche più efficaci per lavorare con i nostri nuovi residenti.
Come paese dobbiamo incoraggiare i nostri parenti all'estero a scrivere la Storia delle loro comunità, come anche di ogni aspetto della Vita e della Cultura dell’Italia che tutti amiamo. Dobbiamo incoraggiare questi libri sia in italiano che nelle lingue dei paesi di residenza perché non abbiamo niente da nascondere. Anzi, dobbiamo cominciare a fare capire al mondo intero che il Bel Paese è molto di più che spaghetti, pizze, il Colosseo e San Pietro.
L’Italia è bella proprio per le sue diversità enormi, sia naturali che culturali. Incoraggiare libri all'estero nelle varie lingue farebbe aumentare l' interesse nei nostri autori e a quegli aspetti del Bel Paese che pochi conoscono fuori dall'Italia. Questo interesse, questo insegnare farebbe crescere il mercato dei libri e dei film italiani che per ora si limita solo entro i confini del paese e che non si vende sul mercato internazionale come merita.
Dare ai nostri connazionali in tutti i paesi l’opportunità di capire ed apprezzare quel che vedono nelle immagini televisive è il modo più facile di promuovere il paese perché, in fondo, questo nostri parenti e amici sono anche i nostri ambasciatori e più sanno di quel che rappresentano, più possono farlo sapere ai loro amici che spesso non hanno la minima idea della grandezza del nostro Patrimonio. Un Patrimonio che è di tutti noi italiani, ovunque siamo.
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