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29 Aprile 2016
Gli specchi dell'inganno
di Gianni Pezzano



Gli specchi dell'inganno
L'uomo allo specchio
Magritte (particolare)

C’è  un momento della nostra giornata che condividiamo in un modo o in un altro con tutti in giro per il mondo. Inevitabilmente questo momento quotidiano ci porta a un altro momento che abbiamo tutti sentito.

 

Almeno una volta al giorno ci guardiamo allo specchio per vedere se i capelli sono a posto e se siamo presentabili per il lavoro, oppure per uscire con amici. È l’atto più personale perché fissa nella nostra mente l’immagine di come appariamo al mondo. Per mesi e anni guardiamo il nostro riflesso e ci convinciamo che l’illusione di quell'immagine sia la verità assoluta.

 

Poi, in un momento traumatico che mai scordiamo quando ci rendiamo conto che quell'immagine che avevamo costruito nello specchio non è la verità, ma la nostra mente che ci inganna a pensare che non cambiamo mai, quando in effetti cambiamo ogni secondo della nostra vita.

 

Magari a una riunione di amici di scuola, o in un’occasione importante della famiglia qualcuno tira fuori la foto di qualche anno fa e per qualche secondo stentiamo a riconoscere il viso rivelato nella foto. L’immagine della fotografia è il ricordo di come eravamo nell'istante dello scatto. Magari con i capelli secondo l’ultima moda, per alcuni con i capelli del servizio di leva, oppure sono la prova che la calvizie d’oggi non sia il nostro stato naturale, almeno in gioventù. In quel momento ci rendiamo conto che la vita davvero è una fase passeggera e che tutto cambia intorno a noi.

 

Abbiamo tutti avuto l’impressione che ci siano cose che non cambiano mai, ma che in effetti la realtà è ben diversa. Ricordiamo i piatti che la nonna o la mamma ci preparavano e pensiamo che faranno sempre parte della nostra vita. Poi, quando nonna e mamma non ci sono più le nuove versioni di questi piatti non hanno lo stesso gusto perché manca un ingrediente che loro ci mettevano e che noi non conoscevamo.

 

Lo stesso vale per ogni altro aspetto della nostra vita. Andiamo allo stesso bar per anni dove il barista sa già cosa preparare quando entriamo, le paste sono sempre uguali e gli altri clienti sono pronti a continuare il dibattito di ieri, magari in seguito a un rigore dato o non dato la domenica precedente. Poi per qualche ragione  il titolare cambia e subentra il nostro gestore e a un tratto ci rendiamo conto d’aver perso quel luogo sicuro.

 

Anni fa un amico mi disse che diventiamo adulti solo quando perdiamo i genitori e in effetti, solo dopo averli persi ho capito la saggezza del commento. Non pensavo che avesse già perso i genitori, solo che io avevo ancora i miei e per chissà quanto tempo. Ma Chronos è inesorabile e tra una malattia e l' altra un giorno anch'io mi sono trovato al cimitero con i fiori in mano per loro.

 

Sono i momenti che segnano i passaggi della vita per noi tutti. Sono i traumi personali che ci fanno maturare e che rivelano l’inganno che quell'immagine apparentemente eterna dello specchio cerca di farci scordare. Sono i momenti che segnano chi siamo davvero.

 

Poi, mentre parliamo con gli amici e magari leggiamo libri e racconti che contengono episodi che prima non capivamo fino in fondo viene l’ultima rivelazione che la vita e tutto ciò che ci circonda è mutevole e che niente resta uguale in eterno.

 

La nostra vita quotidiana non è che una versione ridotta della Storia dell’Essere umano e che tutto quel che vediamo, l’ambiente in cui viviamo, lavoriamo, amiamo e ci divertiamo cambia da un momento all'altro e che non ce  ne rendiamo conto perché troppo spesso viviamo nel presente con qualche cenno al passato.

 

Può darsi che questo sia il motivo per cui non riusciamo e progettare per il futuro, sia come individui che come paese e società. Abbiamo la tendenza a scordare i momenti tristi del passato e  ricordare solo il bene che abbiamo visto e così il nostro passato è diventato un’epoca d’oro che vorremmo che tornasse. Questo è lo sbaglio più grande che possiamo fare perché guardare indietro e sognare un passato illusorio ci fa scordare i miglioramenti che possiamo a dobbiamo fare nella nostra vita.

 

Vediamo i paesaggi nei capolavori nelle gallerie d’Arte e pensiamo come sarebbe stato bello vivere in quell'epoca, magari nella Firenze medicea, oppure a Mantova, o Ferrara al loro apice. Sarebbe bello se il passato fosse come dimostrato in quelle immagini che poi non ci fanno vedere la violenza che faceva parte di quegli anni, oppure le malattie che colpivano i giovanissimi regolarmente e che oggigiorno sono quasi sparite del tutto.

 

Sono i pensieri che mi entrano in mente quando sento gente parlare di “epoche d’oro” e che dobbiamo tornare a vivere come una volta. Chi lo dice non si rende conto che quella vita perfetta che sogna non è mai esistita e che il Paradiso esiste nei nostri sacri testi ma non ha mai trovato posto sulla Terra.

 

La vita non è bella perché è perfetta e immutabile. La vita è bella perché cambia sempre, ma non ci rendiamo conto che cambia sempre proprio perché esistono persone che non si sentono intrappolate in un presente eterno e solo con una memoria selettiva. La vita cambia proprio perché questi individui capiscono che quel che ci circonda non è perfetto, ma è mutevole e dunque esiste la possibilità di migliorare il nostro mondo.

 

L’essere umano è l’unico animale capace di cambiare l’ambiente e di creare nuove condizioni di vita. Purtroppo, non sempre lo facciamo nel migliore dei modi e per le migliori delle intenzioni. Però, questo non deve impedirci di capire che siamo noi che abbiamo la nostra vita in mano e che siamo noi gli artefici di quel che succede.

 

Alcuni lo fanno con le loro invenzioni, altri con il loro lavoro e i loro talenti,  tutti abbiamo la possibilità di farlo, ma solo se cominciamo ad agire e a partecipare. Solo se diamo il nostro contribuito attivo e soprattutto positivo troveremo il modo di avere un mondo migliore. Questo mondo non si crea guardando indietro a passati mai esistiti. Si crea guardando quel che ci circonda e di sapere cosa dobbiamo migliorare e modificare di quel che abbiamo e cosa dobbiamo inventare per riempire le lacune.

 

Questo deve essere il nostro destino, non cercare di far tornare un passato che troppo spesso ha fallito.








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