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22 Marzo 2016
Il mondo che diventa sempre più piccolo
di Gianni Pezzano



Il mondo che diventa sempre più piccolo
l'attentato di piazza Fontana

Spesso il tema dei miei articoli arriva nel corso della giornata mentre parlo con amici e famiglia, oppure mentre faccio qualche lavoro. Oggi però il tema di questo articolo è arrivato dello squillo del mio tablet con la notizie degli attentati stamattina a Bruxelles. 

 

Una volta la diffusione delle notizie era lenta e con pochissimi dettagli. Oggigiorno le notizie fanno il giro del mondo nello spazio di minuti se non addirittura di secondi con un cinguettio, oppure una notizia flash non soltanto da giornalista sul luogo, ma anche da membri del pubblico con le ultime apparecchiature elettroniche in mano, o in tasca.

 

Accendo il televisore e vedo le immagini televisive accompagnate dalla voce della giornalista sul luogo e il suono dei servizi di emergenza che arrivano ad aiutare i feriti. Non ho dubbi che tra poco ci saranno anche immagini riprese da smartphone e tablet che qualche utente metterà sul social media e che invierà anche a reti giornalistiche nella speranza di un pagamento per immagini nuove come spesso accade in questi casi.

 

Però, malgrado il livello di sofisticazione permesso dalla tecnologia che rende il nostro mondo sempre più piccolo, la domanda viene spontanea in casi come questi; siamo davvero serviti bene da notizie che arrivano con questa velocità, con poche certezze e soprattutto in un periodo di timori internazionali legati a terrorismo estremista?

 

L’Italia aveva già avuto l’esempio ieri dalle prime notizie  con la tragedia delle studentesse Erasmus uccise nell'incidente stradale in Spagna durante il weekend. Le prime cronache erano di nessuna vittima italiana per essere poi smentite in poco tempo fino alla conferma delle sette vittime italiane. Notizie che poi non fanno altro che aumentare lo sgomento delle famiglie.

Peggio ancora in periodi di tensione queste notizie  vengono sfruttate non solo dai gruppi responsabili degli  attentati e dei morti, ma disgraziatamente anche da politici e servizi segreti nazionali e internazionali che cercano di sfruttare incidenti per motivi fin troppo spesso oscuri. I meno giovani in Italia sicuramente ricordano gli Anni di Piombo che iniziarono con l’attentato a Piazza Fontana e che continuarono per anni.

 

Il terrorismo è una forma di guerra e come sempre in guerra la prima vittima è la verità. Infatti da quel periodo nacque una frase per descrivere come la verità e le bugie diventarono armi di una guerra nella guerra che fanno parte dei misteri del terrorismo e degli intrighi internazionali.

 

La strategia della tensione fu coniata per descrivere come personaggi e forze oscure cercavano di dare ad altri le colpe per i loro reati e atti terroristici. In questa strategia l’attentato alla banca a Piazza Fontana non fu solo il primo caso, ma era anche l’incidente che formò il modello che vedemmo innumerevoli volte nel corso di quegli anni tragici nel nostro paese. Come spiegare in altro modo le prime indagini indirizzate soltanto verso anarchici per tralasciare i gruppi di destra, poi con l'ampliarsi delle indagini  lo svolgimento di processi ai soli anarchici, poi seguiti da quelli di anarchici e gruppi neri insieme, infine processi ai gruppi neri che finirono con un nulla di fatto senza nessuna verità sicura da dare al paese e soprattutto alle famiglie dei morti?

 

Poi abbiamo visto il peggio con il Caso Ustica dove le ultime notizie dalla Francia dopo oltre trent'anni di depistaggi hanno dimostrato come la ragione di Stato di più paesi ha avuto l’effetto di nascondere il motivo della morte di oltre ottanta persone nei cieli italiani.

 

Ora noi italiani, come gli inglesi durante gli anni del terrorismo irlandese nel periodo che loro chiamavano “The Troubles” (I Guai), vediamo gli attacchi a Parigi e a Bruxelles di quest'anno e ricordiamo incidenti e tragedie che ancora non siamo riusciti a capire e risolvere del tutto.

 

Proprio per questo motivo la velocità di diffusione delle notizie potrebbe creare problemi per il futuro. Le prime notizie non sono mai sicure del tutto e il loro continuo cambiare ad esempio circa il numero di vittime non fa altro che creare ulteriore tensione e dunque creare le condizioni per una guerra tra fanatismi di tutte le parti.

 

Una volta nella letteratura e nel cinema la crescita della tecnologia era il segno della crescita dell’Uomo, ma ora vediamo che la tecnologia non ha cambiato il carattere, i timori e i pregiudizi che l’hanno dominata durante i secoli. Basta vedere lo svolgimento della campagna presidenziale americana per vedere come alcuni politici, e non limitati soltanto agli Stati Uniti purtroppo, cercano di sfruttare queste paure e pregiudizi. Ci vuole poco per capire che giocare sulla paure della gente non risolve i problemi alla base del terrorismo, anzi creano le condizioni per un peggioramento della situazione internazionale.

 

Abbiamo già i giornalisti ed esperti alla televisione che cercano di analizzare gli avvenimenti senza dati sicuri e senza alcuna rivendicazione da parte di alcun gruppo. L’arresto del terrorista islamista dell’attacco parigino del novembre scorso da certamente un motivo degli attentati di oggi, però non possiamo permetterci il lusso di presumere niente dalla notizie. Nel passato l’ISIS ha rivendicato attacchi compiuti da altri gruppi proprio per creare confusione e aumentare il già altro livello di timore in Europa.

La tecnologia non potrebbe mai prendere il posto del nostro cervello in periodi come questo. Le apparecchiature nuove ci permettono di fare cose che nel passato erano difficili se non impossibili come riprendere immagini e sorvegliare a livelli impensabili. Però, queste tecnologie non fanno niente per aiutarci a capire cosa succede e come trovare soluzioni e calmare la gente intimorita da sviluppi terribili.

 

I servizi giornalistici sono importanti per una società moderna e per assicurare un dibattito nazionale razionale e producente, ma sempre nei limiti del buon senso e la certezza delle notizie. Mettere sugli schermi o citare persone prima di sapere tutti i dettagli non fa niente per calmare il pubblico. Sicuramente nelle prossime ore e i prossimi giorni i fatti in Belgio saranno la base di programmi giornalistici e di salotti televisivi, ma non dobbiamo cadere nel tranello di credere in ogni nuovo dettaglio, o di prendere per vero frasi dette da personaggi che vogliono soltanto aumentare il loro profilo pubblico per motivi elettorali.

 

Il mondo è sempre più piccolo grazie alla tecnologia, ma capiamo che in fondo noi esseri umani non siamo cambiati e non dobbiamo ripetere gli stessi sbagli che hanno creato le tragedie di oggi.

 

 

 








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