 | | una scena del film "Arrangiatevi" |
Fa sempre piacere vedere un mio articolo stampato da “L’Italo-Americano” di Los Angeles, anche se a volte l’articolo viene modificato per il loro pubblico. Per questo motivo ho avuto una grandissima e piacevole sorpresa nel vedere il mio articolo del primo marzo in questo sito ristampato in versione integrale.
Vedere i riferimenti ai miei anni di scuola in Australia senza modifiche mi ha fatto capire come i temi della vita degli emigrati in tutti i paesi siano uguali con poche differenze tra di loro. Però dobbiamo fare attenzione a capire che benché questi temi siano uguali, ci sono esperienze particolari legate a ogni paese.
Per questo motivo è doveroso, sia al nostro paese di origine che agli emigrati e ai loro discendenti nei paesi di residenza di capire, che è giunta l’ora di fare passi concreti verso la realizzazione di un progetto internazionale di raccogliere una Storia vera dell’emigrazione italiana nel mondo. Una Storia sconosciuta alla stragrande maggioranza della popolazione del paese. Benché ci siano stati passi importanti a Roma per il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, nessuna iniziativa del genere potrebbe mai avere successo senza i contributi e la partecipazione degli italiani all'estero.
Solo gli oriundi sono in grado di poter fornire racconti, documentazione e testimonianze dirette delle loro esperienze in quei paesi che hanno importanti comunità italiane. Sarebbe sciocco pensare che le loro vite fossero semplicemente fatte di famiglia e lavoro, infatti erano molto più complicate e in ogni singolo paese c’erano circostanze che segnavano profondamente la vita degli italiani in quel paese.
Negli Stati Uniti in varie città esiste una cultura di gang giovanili. Spesso queste gang sono costituite da giovani aventi stesse origini, latinoamericane, afroamericane, italiane e cosi via. Chi ha visto i film americani basati su queste gang sa anche che molte delle loro attività non sono legali e i problemi con le forze dell'ordine nate da queste attività hanno avuto effetti sulla vita delle famiglie dei loro appartenenti. Infine, nel corso degli anni queste gang hanno sviluppato i loro linguaggi, musica e persino modi di vestire individuali.
In Sud America i problemi specifici erano di natura molto più politica e legati a conflitti tra militari e forze politiche della sinistra che hanno creato le condizioni per golpe e dittature militari in molti paesi che hanno segnato tragicamente la vita di questi paesi e naturalmente le famiglie italiane non ne erano immuni. Infatti, nel caso dell’Argentina dei generali almeno tre dei comandanti del paese erano di chiara origine italiana. In questi casi i conflitti e le discordie hanno lasciato morti e vittime di torture che hanno segnato molte famiglie italiane.
In Australia, l’arrivo di molti immigrati non era accolto in città ma in campi dedicati a loro nella campagna e le loro condizioni non erano del tutto buone. I primi anni di molti connazionali in quel paese erano in questi campi e hanno condizionato il loro modo di vedere la vita in quel paese e non sempre per il meglio.
Ogni paese ha le sue storie da raccontare, però questa storia non appartiene solo ai paesi di residenza, ma anche al nostro Bel Paese perché in molti casi, soprattutto negli anni immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la partenza degli emigrati era il prezzo amaro da pagare per permettere al paese di poter uscire dallo stato in cui si trovava dopo la fine delle ostilità.
Un capitolo della Storia postbellica deve essere riservato agli emigrati dalle zone del nostro paese cedute alla Jugoslavia. Vediamo chiaramente questo episodio della nostra Storia nel film “Arrangiatevi!” con Totò e Peppino De Filippo dove vediamo una famiglia di Zara condividere un appartamento con la famiglia di Totò. Molti poi furono costretti ad emigrare oltre, spesso senza documenti e ricordi capaci di mostrare e provare il loro passato. Peggio ancora, per molti anni a questi emigrati il luogo di nascita sul passaporto, anche se non italiano, era sufficiente per vedere loro negato il visto di poter visitare i luoghi della loro nascita e gioventù.
Dobbiamo capire che il Museo non è sufficiente da solo per raccogliere questa Storia, ma deve coinvolgere gruppi nei paesi di residenza e non solo tra le comunità italiane. Dobbiamo incoraggiare le università nell'indirizzare studi verso la Storia degli emigrati italiani in quei paesi con grandi concentrazioni di immigrati italiani, magari indirizzando dottorandi a trattare questi temi. Però non dobbiamo limitare questi studi alla sola Storia, ma anche nella lingua italiana, sia a livello delle modifiche della lingua nei vari paesi che a cercare di conservare dialetti italiani che in molti casi ora esistono più all'estero tra gli immigrati che tra i loro parenti rimasti nei paesi di origine.
Non dobbiamo nemmeno tralasciare un altro aspetto, spesso occulto, che ha sempre segnato in modo negativo la nostra immagine all'estero sin dal primo giorno; la criminalità organizzata che si è estesa insieme ai nostri connazionali. Questa settimana l’assassinio di un avvocato di origine italiana a Melbourne in Australia legato alla malavita dimostra che questa macchia italiana non è un problema del passato, ma esiste tutt'ora.
Il nostro paese ha una Storia grandissima, ma purtroppo abbiamo il vizio di limitarci solo a certi temi e a certi periodi e di scordarci di quegli episodi che hanno creato direttamente il paese in cui viviamo ora. Uno di questi aspetti, se non addirittura l’aspetto più importante per il suo impatto economico e sociale, è proprio l’emigrazione e abbiamo il dovere di fare capire quanto sia importante per nostri giovani, come per le generazioni del futuro, conoscere i sacrifici e gli sforzi che hanno permesso al nostro paese di uscire da una crisi profondissima per diventare uno dei maggiori paesi industriali del mondo. Una metamorfosi che sarebbe stata impossibile senza il ruolo degli emigrati.
Un paese non diventa grande senza sacrifici e sforzi, ma diventa ancora più grande quando riconosce, ricorda e onora questo passato. Purtroppo, almeno fino ad ora, abbiamo fatto poco di concreto in questa direzione.
È vero che siamo in un periodo di stretti limiti ai fondi governativi, però non dobbiamo utilizzare questo come scusa per non cominciare ad agire. Siamo un paese capace di grandi salti intellettuali, dunque mettiamoci a lavorare per trovare il modo di superare questi limiti e di mettere insieme un progetto serio per raccogliere una vera e completa Storia dell’emigrazione italiana.
Ma non scordiamoci mai che non si fa solo con qualche voce in ogni paese, bensì dobbiamo farlo come una singola comunità italiana in giro per il mondo che agisca insieme e non come abbiamo sempre fatto fino ad ora, come piccoli, singoli gruppi individuali.
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