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11 Marzo 2016
Dove lo stato non arriva
di Gianni Pezzano



Dove lo stato non arriva
i due Marò

È strano come il detto italiano “Paese che vai usanza che trovi” in inglese si dica “When in Rome do as the Romans do”, cioè quando sei a Roma fai come i Romani. Ed è ancor più strano come spesso all'estero gli italiani pensino di poter fare come se fossero a Roma. Troppo spesso chi va all'estero non si rende conto che lo Stato Italiano finisce al confine con pochissimi poteri in altri paesi.

 

Nel corso degli anni abbiamo avuto molti casi di cittadini italiani coinvolti in situazioni difficili e pericolose di cui abbiamo avuto una prova tragica nel corso dell’ultima settimana con i due concittadini uccisi in Libia. Non scordiamo poi il caso dei Marò in India coinvolti in una vicenda che, purtroppo come spesso accade in casi del genere, è diventata un caso di guerra interna politica quando tali casi dovrebbero essere apartitici, oppure il caso Regeni dove la povera vittima si è trovata in mezzo a una lotta tra poteri politici locali, occulti e non.

 

Inevitabilmente nel corso di interviste nei giornali e nei programmi televisivi sentiamo l’accusa delle famiglie rimaste in Italia che “lo Stato è assente”. Sentire frasi del genere è naturale per chi ha paura per i propri cari, però chi guarda questi programmi e chi fa le interviste e dunque, almeno in teoria, sono neutrali, dovrebbe farsi un’altra domanda a riguardo sullo “Stato”. Cosa può fare lo Stato oltre i confini entro i limiti della legge internazionale e la sovranità nazionale dei paesi coinvolti? Aggiungo poi la frase che è di rigore in queste situazioni, almeno apertamente?

 

Pretendiamo che chi viene in Italia sia soggetto alla legge italiana e rispetti le nostre istituzioni ed è giusto. Proprio per questo motivo nessuno Stato può e deve comportarsi in modo opposto. La sovranità internazionale impone questo rispetto verso altri paesi e come un paese importante abbiamo l’obbligo di rispettare questo concetto che è alla base del diritto internazionale.

 

È peggio ancora in paesi in subbuglio come la Libia dove esistono non solo le forze di fazioni politiche in lotta tra di loro per essere riconosciute come  governo nazionale legittimo, ma esistono anche bande criminali che sfruttano il caos per motivi di puro guadagno. Questo è il motivo per cui  i vari Ministeri degli Affari Esteri nei paesi avanzati rilasciano avvisi ai cittadini per avvisare loro dei seri pericoli a cui vanno incontro nelle zone di conflitto. Disgraziatamente, come abbiamo visto, ci sono quei cittadini che non danno retta ai questi avvisi.

 

Mentre assistevamo al dramma dei nostri concittadini in Libia, pochi si saranno ricordati di un caso di ostaggi che mise in ginocchio diplomaticamente il paese più potente del mondo, gli Stati Uniti d’America.

 

Nel 1979, in seguito della Rivoluzione Sciita in Iran, un gruppo di studenti universitari decise di fare un gesto contro quel che loro consideravano il “Grande Satana” prendendo in ostaggio oltre 60 persone tra diplomatici, guardie e altri membri dell’ambasciata americana a Teheran. Il dramma durò due anni e vide anche un tentativo disastroso di un salvataggio degli ostaggi da parte delle Forze Speciali americane che finì nel deserto iraniano con un incidente d’atterraggio che uccise dei soldati.

 

Questa vicenda dimostrò chiaramente i limiti imposti al potere. Gli Stati Uniti risposero a un atto illegittimo con un altro atto illegittimo e le scene degli ostaggi facevano il giro del mondo e diventò ancora peggio dopo le immagini degli elicotteri distrutti nel deserto del tentativo fallito. Non solo quell'incidente costò al Presidente Jimmy Carter un secondo mandato, ma segnò un passo importante del comportamento di paesi avanzati in drammi del genere.

 

Nel caso di ostaggi, siano in mani di governi instabili, gruppi terroristici, oppure bande criminali i governi nazionali non possono permettersi di agire in modo aperto, ma tramite i servizi segreti e i loro contatti nei paesi coinvolti. Per la loro natura questi contatti sono discreti e coperti da altissimi livelli di segretezza. Perciò spesso sembra che i governi non facciano niente.

 

Dopo il disastro in Iran i governi nazionali esitano nell'inviare truppe speciali, sia per motivi logistici, sia per il pericolo vero di rischiare di più la vita degli ostaggi, senza scordare gli effetti diplomatici se tali tentativi dovessero fallire. Naturalmente ci sono anche le voci di riscatti pagati per la liberazione di vari ostaggi nel corso degli anni. Raramente queste voci sono confermate e per un motivo molto semplice, la conferma di pagamento non fa altro che incoraggiare altre bande criminali a compiere sequestri di cittadini di paesi che hanno pagato in passato.

Per quanto sia emotivo e senza entrare nei dettagli delle accuse, il caso dei Marò italiani in India non è mai stato un caso di imbrogli diplomatici. Per motivi di sovranità nazionale e per il rispetto delle istituzioni di un paese sovrano, nel momento in cui i due militari si sono trovati imputati sono stati condannati a subire le procedure del sistema giudiziario indiano. Peggio per loro, si trovavano in uno stato indiano durante una campagna elettorale dove il partito di maggioranza era ultranazionalista e voleva sfruttare le circostanze.

 

In questi casi le trattative diplomatiche sono particolarmente delicate perché devono rispettare tutti i livelli dello stato di diritto. Per quanto possa essere doloroso per noi italiani vedere i malumori e i problemi creati a nostri militari dall'incidente in alto mare, lo Stato italiano è costretto a riconoscere e rispettare gli obblighi delle leggi in vigore. Per fortuna i due paesi hanno accettato un arbitrato internazionale e speriamo tutti che il caso si possa chiudere al più presto e nel migliore dei modi.

 

Per la loro natura questi casi hanno sempre un profilo altissimo nei giornali e nei notiziari, purtroppo ci sono politici sempre pronti a utilizzarli per promuovere i loro programmi politici. Però, dovrebbero essere situazioni da considerare e trattare in modo nazionale e unito perché in fondo toccano temi delicati con potenziali conseguenze inattese. Per esempio, se non rispettiamo le leggi indiane come facciamo a pretendere che i cittadini indiani rispettino le nostre quando sono in Italia?

 

Lo Stato, e con questo intendo tutti gli Stati sovrani e non soltanto la nostra Italia, non ha poteri illimitati e oltre i confini questi poteri diminuiscono ancora di più. I governi nazionali sono tenuti a rispettare le leggi internazionali come i loro cittadini sono tenuti a rispettare le leggi nazionali. Qualsiasi atto contro queste leggi non fa altro che indebolirle e umiliare il paese che le infrange.

 

La prossima volta che vediamo un caso del genere e sentiamo la frase “lo stato è assente” pensiamo un momento prima di rispondere. In realtà, all'estero lo Stato può fare poco legittimamente e ricordiamocelo quando decidiamo di andare in posti di alto pericolo perché nessuno possa diventare il prossimo caso internazionale.

 

 








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