 | | Renato Bialetti |
Ci sono pochi paesi che hanno vantaggi naturali e storici nel mercato mondiale per aumentare le vendite all'estero e due notizie di queste settimane hanno ribadito che l’Italia è uno di questi. Purtroppo, almeno per ora, questo vantaggio è soltanto potenziale.
La prima notizia viene da Adelaide in Australia, la mia città di residenza prima di trasferirmi in Italia. L’occasione è il quarantesimo anniversario del Carnevale Italiano di quella città che nacque come Festival Italiano. Leggere la notizia mi ha colpito per due motivi. Il primo perché per anni ho fatto parte di quella manifestazione, non solo come parte dell’esecutivo dell’ente organizzatore, ma anche come delegato e presidente di uno dei tanti club italiani che ne fanno parte.
La manifestazione è cambiata con il tempo, trasferendosi dal centro della città, poi a un campo sportivo del quartiere di Norwood che ha una forte presenza italiana e ora alla zona della fiera di Adelaide. Nei giorni del Carnevale i vari club partecipanti presentano i piatti tipici dei loro paesi di origine in Italia e i commercianti presentano i loro prodotti, molti dei quali provenienti dal Bel Paese.
L’altra notizia che mi ha colpito è legata strettamente al Carnevale e a un tema che ho presentato più volte in questa mia rubrica. Come mia usanza controllo regolarmente gli articoli in onore dei defunti eccellenti nel prestigioso New York Time e la settimana scorsa due articoli hanno dimostrato il contributo italiano al mondo. È una rubrica importante di quel giornale ed è letta in tutto il mondo. Naturalmente uno dei due era dell’uomo considerato tra i più dotti del mondo, Umberto Eco e le parole di elogio nei suoi riguardi fanno onore non solo a lui, ma anche a tutti noi italiani.
Il secondo italiano ricordato era Renato Bialetti, definito nel titolone “Mr Coffee of Italy”. Ovviamente il riferimento è alla sua macchinetta del caffè che abbiamo tutti in casa, ma bisogna ribadire che la sua invenzione ha fatto il giro del mondo in grandissima parte grazie agli emigrati italiani in tutti i continenti che hanno voluto tenere il gusto essenziale italiano come parte del loro rito quotidiano. Questa tradizione è stata passata ai loro discendenti, come anche a milioni di non italiani che hanno provato per la prima volta il nostro caffè in casa di amici italiani. Sembra quasi banale scrivere che le vendite dei libri di Eco e le macchinette di Bialetti hanno portato molti milioni di euro al nostro paese.
Il Carnevale di Adelaide non è l’unica manifestazione italiana importante dell’Australia. A Melbourne c’è il Lygon Street Fair nel quartiere di Brunswick legato intimamente con la comunità italiana di quella città. Invece a Sydney la manifestazione artistica più importante è senza dubbio la Biennale di Sydney fondata da Francesco Belgiorno-Nettis, un importantissimo industriale italiano con base in quella città, la cui società Transfield continua a dare contributi importanti per continuare questa manifestazione bellissima.
Utilizzando ancora l’esempio di Adelaide, questa città ha anche una manifestazione artistica importante di livello mondiale, il Festival of the Arts che, malgrado questa sua importanza, ha avuto poche partecipazioni italiane. Infatti, incoraggiando manifestazioni oriunde con la partecipazione attiva di società e gruppi italiani con promozioni di alto livello dei nostri prodotti, turismo e Cultura si aprirebbero le porte a manifestazioni internazionali importanti. A lungo termine queste partecipazioni diventerebbero profitti e dunque posti di lavoro per questo paese. Come l’Australia, ogni paese con forti presenze italiane ha manifestazioni importanti che potrebbero essere il palco per prodotti italiani di tutti i tipi.
Ci sono pochi paesi che hanno un potenziale del genere, purtroppo un potenziale ancora ignorato a livello pratico. Troppo spesso nel corso degli anni le visite di molti esponenti italiani in queste città in giro per il mondo sono state prese in modo troppo leggero e trattate come visite di forma invece che occasioni commerciali e culturali da sfruttare da parte di città, regioni e industrie italiane.
A livello ufficiale l’importanza degli emigrati italiani all'estero è riconosciuta dalla presenza di diciotto parlamentari a Montecitorio e Palazzo Madama. È un riconoscimento importante, però dobbiamo chiederci se la presenza di questi parlamentari basti da sola per dare alle comunità italiane nei cinque continenti un ruolo attivo e fondamentale nella promozione d’Italia. Credo che la risposta sia negativa.
Ricordo come organizzatore del Carnevale quanto ci sarebbe piaciuto aver avuto più partecipazioni attive dal nostro paese d’origine. Purtroppo i nostri tentativi di attirare artisti, o di far organizzare mostre, oppure presentazioni di tutti i generi ottennero risposte di rito oppure, peggio ancora, caddero nel silenzio.
Chiunque va in un supermercato in Australia trova scaffali pieni di caffè, formaggi, vini, pasta e molti altri prodotti che dimostrano già una presenza forte dei nostri prodotti. Ma questi mercati internazionali sono capaci di aumentare queste vendite a livelli molto più alti e dunque più importanti per la nostra economia.
La Biennale, il Carnevale e il Fair non sono semplicemente manifestazioni locali, sono zone di esposizione a un pubblico che conosce relativamente poco il Bel Paese. In un paese dove molti cittadini vanno all'estero per vacanza e non pochi di loro più volte, queste manifestazioni sono i mezzi perché regioni e città d’Arte relativamente sconosciute possano fare promozioni mirate a questi potenziali turisti in Italia.
Italia è un paese dove moltissimi pezzi d'arte rimangono custoditi in cantine o magazzini e non vengono mai esposti al pubblico. Sarebbe davvero così difficile organizzare mostre itineranti che facciano il giro del mondo in occasione di queste manifestazioni degli oriundi? Dirò di più, queste mostre e presentazioni dovrebbero essere organizzate insieme agli assessorati del turismo e della Cultura delle regioni italiane, soprattutto da quelle regioni che hanno forti presenze all'estero. In questo modo rinforzerebbero i legami con le loro comunità estere.
Naturalmente queste partecipazioni non dovrebbero essere limitate solo alle autorità governative. Le società italiane che esportano, oppure vorrebbero vendere i loro prodotti in mercati nuovi, farebbero molto meglio a dar contributi alle attività come le manifestazioni descritte in questo articolo.
Come paese non dobbiamo limitare la nostra visione di esportazione solo ai prodotti “commerciali”. Dobbiamo capire e riconoscere che queste promozioni devono comprendere i nostri artisti e il nostro turismo. Solo così potremo cominciare a realizzare il nostro potenziale vero nel mercato internazionale.
Ma per fare questo dobbiamo prima di tutto capire che abbiamo già mezzi importanti pronti a fare la loro parte ad aiutarci e il Carnevale, la Biennale e la Street Fair in Australia sono soltanto tre di moltissime manifestazioni italiane in giro nel mondo.
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