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12 Gennaio 2016
La generazione di sogni e di delusioni
di Gianni Pezzano



La generazione di sogni e di delusioni
Jim Morrison

Al terzo segno ho capito che il tema di questo articolo fosse inevitabile. Il primo segno è stato la gaffe di Maurizio Gasparri con la foto di Jim Morrison dei Doors, il secondo RAI5 che ha trasmesso Woordstock e il terzo segno è stato la notizia della morte della stella della musica degli anni 60 e 70, David Bowie.

 

Sappiamo tutti il ruolo fondamentale della musica in quella importante stagione e Bowie ne era uno dei personaggi unici, non solo perché fu uno delle prime star ad ammettere la propria bisessualità, ma anche perché la sua musica era innovativa e inconfondibile. Già in quegli anni cantanti importanti come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin e troppi altri pagarono un prezzo altissimo per gli esperimenti con le droghe e la vita esagerata delle prime vere star mondiali. 

 

All’epoca il complesso rock inglese The Who fece “My Generation” (La mia generazione”) che disse “spero di morire prima di diventare vecchio” e questi grandi cantanti seguirono proprio questo consiglio. Stranamente, quasi tutti i componenti dei Who sono vivi tutto’ora e nelle apparizioni pubbliche cantano ancora queste parole. Chissà come avrebbero risposto se, all’epoca, avessero saputo di questo fatto.

 

Anche il cinema e la letteratura subirono gli effetti di quella stagione dove i giovani volevano imporre la loro voglia di libertà e di vivere in un mondo di pace, però personaggi come Stanley Kubrick e Francis Ford Coppola nel cinema produssero film che erano la riflessione di quanto fossero illusori quei sogni.

 

Per motivi anagrafici nei prossimi anni vedremo la scomparsa di altri cantanti e personaggi di questa epoca allo stesso tempo affascinante e strana. Senza dubbio i due complessi che diventarono i simboli  più importanti erano i Beatles “bravi e buoni” e i Rolling Stones “cattivi”. Utilizzo questi aggettivi perché proprio Mick Jagger e i Rolling Stones si presentarono come l’antitesi dei Beatles nell’immagine popolare mondiale. Però i Beatles con canzoni come “Eleanor Rigby”, “She’s leaving home” e “Yesterday” fornirono prove che anche loro si rendevano conto che i sogni di quella generazione erano difficilmente raggiungibili.

 

Le morti premature di John Lennon e Gerge Harrison distrussero i sogni dei loro fans di vedere i Beatles riuniti almeno una volta, ma nessuno può dubitare che l’eventuale passare di Paul McCartney e Ringo Starr segneranno il passare di una generazione importante. Dei Rolling Stones Mick Jagger è il volto riconosciuto del complesso, anche se Keith Richards sarà ricordato come l’ispirazione del Capitan Jack Sparrow di Johnny Depp nei film dei Pirati dei Caraibi.

 

Però, non dobbiamo fare lo sbaglio di pensare che tutti coloro cresciuti in quegli anni avesseroo gli stessi sogni e gli stessi gusti. La gaffe del parlamentare Maurizio Gasparri di non riconoscere il viso di Jim Morrison, l’indimenticabile animatore dei Doors e soggetto di un film importante di Oliver Stone, ne è la prova. È stato preso in giro nel social media per avere risposto in modo ingenuo a un post satirico pensando che il messaggio fosse vero, però questo dimostra che non tutti erano “figli dei fiori” dell’immagine popolare di quella stagione. Il semplice fatto di non risonoscere Morrison fa capire che già allora i pensieri di Gasparri erano già altrove.

 

Nel corso dei decenni da allora, e l’arrivo di altre minacce alla nostra società, molti si sono scordati degli Anni di piombo che furono commessi da chi credeva davvero nei sogni utopisitici e per realizzarli commisero atti violenti e criminali. Come possono testimoniare i tedeschi questo terrorismo non colpì soltanto il nostro paese, purtroppo in Italia dobbiamo anche riconoscere che non sappiamo ancora tutto di quella stagione tragica.

 

Fu il cinema a dare i segni più potenti della vita oltre i sogni. Stanley Kubrick con “2001, Odissea nello spazio” e soprattutto la sua Londra di “Arancia Meccanica” fece vedere che la tecnologia non cambia la natura violenta degli esseri umani. Films come “M.A.S.H.” di Robert Altman e “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola fornirono prove che il mondo non era perfetto e che le insidie erano più sottili e dunque più pericolose della percezioni ingenue dei figli dei fiori.

 

In questi giorni nelle sale cinematografiche abbiamo ancora un superstite di quella stagione. La settimana puntata della seria di film Guerre Stellari,”Il risveglio della forza” continua la storia semplice della lotta tra il bene e il male presentato nel primo film nel 1977. Questa nuova puntata sta avendo un successo enorme al botteghino, superando ogni primato di incassi, ma il ritorno dei personaggi del primo film ha suscitato reazioni contrastanti tra il pubblico.

 

Molti fans e critici di questa puntata hanno espresso le loro delusioni che la Principessa Leia, Luke Skywalker e Han Solo non sono più i bei visi di quasi quarant’anni fa. Volevano ricordare i giovani combattenti dei primi tre film e non i visi stanchi e cambiati dei loro idoli. Queste critiche non sono giustificate, sono i genitori dei personaggi nuovi e sarebbe stato sciocco non dimostrare come gli anni passano per tutti, compresi i nostri idoli.

 

Con il film “Woodstock” RAI5 ha dimostrato i volti giovani e spensierati della generazione che adorava David Bowie e i suoi contemporanei e queste immagini, come anche molte delle canzoni, hanno fornito le prove del passaggio degli anni e dei sogni. Sarebbe interessante, anche se impossibile, sapere che fine hanno fatto quei giovani. Senza dubbio alcuni morirono in Vietnam, altri subirono gli effetti delle droghe che avrebbero dovuto aprire le porte a visioni nuove, ma credo che la maggior parte di loro sono i nonni di oggigiorno e chissà quanti di loro si riconoscerebbero in quelle immagini.

 

Ogni giorno in Italia vediamo gli effetti di quella stagione quando sentiamo la sue canzoni alla televisione e alla radio. I nostri grandi cantautori più importanti sono quasi tutti di quella generazione e hanno dato parole e voce ai loro coetanei italiani. Come per John Lennon e David Bowie, le reazioni nazionali alle morti premature di Fabrizio De André e di Lucio Dalla erano la prova del loro contributo alla nostra vita, società e coscienza.

 

In ogni caso, sarebbe uno sbaglio accogliere queste notizie solo con tristezza. Per fortuna questi personaggi ci hanno lasciato le loro opere e sappiamo che ci faranno compagnia, non soltanto nel corso della nostra vita, ma anche per molti anni nel futuro. In fondo, questo è il miglior onore che potremo rendere a loro.      








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