 Gli Incontri era il titolo di una celebre serie di elziviri del grande giornalista italiano, Indro Montanelli. La serie fu l’idea di un personaggio storico del Corriere della Sera, Gaetano Afeltra, che aveva capito che Montanelli nel corso della sua lunga carriera da cronista all’estero aveva conosciuto molti personaggi storici, come Vidkun Quisling che tradì la Norvegia ai tedeschi e il Maresciallo Mannerheim, l’eroe filandese della due guerre con l’Unione Sovietica del 1940.
Da questa idea nacque una serie di ritratti scritti, non solo di questi attori sulla scena mondiale, ma anche su alcuni dei suoi amici e collaboratori. Gli articoli furono impiestosi e in qualche caso la rabbia del soggetto fu tale che negò il saluto a Montanelli. Quasi sempre la rabbia passò, ma non in tutti i casi.
Naturalmente un capitolo del mio sfortunato libro su Montanelli in lingua inglese fu dedicato ai migliori di questi articoli e uno in particolare mi ha colpito perché mi ha introdotto a un personaggio che conoscevo solo di nome. Leo Longanesi era amico di Montanelli fino alla sua morte nel 1957 e doveva essere un’amicizia particolare perché il ritratto contentuo nell’elziviro presenta un uomo allo stesso tempo brillante e di carattere difficile. Infatti, l’articolo che Montanelli gli dedicò alla sua morte colpisce ancora di più perché il giornalista non solo confessò che il suo amico gli sarebbe mancato, ma ebbe anche l’onestà di dire che la sua scomparsa fu un sollievo per lui e gli altri amici proprio per via del suo temperamento scontroso.
Oggigiorno Longanesi è ricordato tanto per la casa editrice che lui fondò quanto per i suoi aforismi che sono entrati da tempo nella lingua italiana. Fu lui a dire che “Non datemi consigli, so sbagliare da solo”, come fu anche lui a dire che “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia”. Però il suo detto più crudele riguardava proprio se stesso, “Sono un carciofino sott’odio”. Crudele non perchè si riferisse alla sua bassa statura, ma soprattutto al suo carattere.
Allo stesso modo Longanesi ci fornì commenti su vari aspetti del nostro paese che non sono cambiati per niente nel corso dei decenni dalla sua morte. Frasi come “L’italiano: totalitario in cucina, democratico in parlamento, cattolico a letto, comunista in fabbrica”, “Il bravo giornalista è quello che racconta bene le cose che non sa”, “Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi” danno il ritratto di un paese che non ha potuto trasmettere a tutto il paese la ricchezza culturale che è il nostra vero tesoro nazionale
In questi tempi ho pensato molto a Longanesi perché nel corso di vari scambi su internet mi rendo sempre più conto che pochi apprezzano il valore delle parole di cui lui era padrone. Peggio ancora, pochi capiscono il senso dell'ironia e reagiscono in modo scontroso invece di sapere cogliere l’occasione per rispondere allo stesso modo. Purtroppo il motivo di questa incapacità è molto facile da capire; l’impreparazione di molti nel sapere cogliere e analizzare quel che leggono e vedono.
Sarebbe elitario e ingiusto pretendere che tutti i cittadini abbiano altissimi livelli culturali, però, non sarebbe nemmeno sbagliato aspettare che come paese dobbiamo pretendere un livello decente di scambi di pareri e di opinioni. Purtroppo non è cosi, a partire dai salotti che vediamo ogni giorno alla televisione e molto spesso negli articoli che leggiamo nei giornali e riviste.
Non possiamo pretendere, né aspettare un dibattito informato su qualsiasi tema se i nostri mezzi di informazione non forniscono notizie e informazioni complete e comprensibili. Troppo spesso si accendono le fiamme nel corso di questi scambi proprio perché le informazioni di base sovente sono incomplete, o contraddittorie.
Una parte della colpa è di noi cittadini che spesso non controlliamo o verifichiamo quel che guardiamo, o leggiamo. Proprio per questo motivo vediamo politici e giornalisti approffitarsi perchè sanno che non dovranno rendere conto a nessuno per notizie incomplete, oppure presentate in modo illusorio.
Non succede solo in Italia e in alcuni paesi come gli Stati Uniti reti private come Fox News,oppure alcune testate dell’impero mediatico del magnate australiano Rupert Murdoch sono spesso accusati di presentare le notizie in modo scorretto, o partigiano. Per fortuna, esistono ancora giornali e fonti autorevoli che quando si rendono conto degli sbagli, o delle sviste avvisano il proprio pubblico di queste loro mancanze.
Giornali come gli autorevoli Washington Post e New York Times hanno “Ombudsmen” indipendenti con la responsabilità di controllare ogni contestazione e reclamo su articoli che appaiono su queste testate. Entrambi stampano regolarmente articoli del loro Ombudsmen dedicati ai temi usciti nel corso del loro lavoro.
Bisogna fare un riferimento particolare a un’iniziativa del New York Times. Qualche anno dopo gli attacchi alleTorri Gemelle dell’11 settembre 2001, il direttore del giornale incaricò giornalisti indipendenti di controllare la copertura del giornale del periodo immediatamente dopo gli attacchi e durante la Prima Guerra del Golfo che ne seguì. Questi consulenti scoprirono molte lacune nei servizi del giornale. Mancanze come domande non fatte, moltri servizi che accettavano dichiarazioni da politici e militari senza controllare la loro veridicità e la mancanza di domande in seguito per chiedere spiegazioni o chiarimenti.
Il risultato di questa indagine fu una mossa eclatante del direttore del giornale. In un articolo di prima pagine, in effetti la notizia più importante della testata di quel giorno, il direttore chiese scusa ai lettori per le mancanze e inosservanze, sia del giornale stesso che dei redattori principali. L’articolo fu accolto con sopresa, ma anche con ammirazione da coloro che credono nella libertà di stampa perché questa libertà può esistere solo dove le fonti di notizie non solo forniscono notizie precise, ma ammettono anche eventuali errori in periodi particolarmente caotici come quello dopo gli attacchi alle torri.
I dibattiti di qualsiasi genere fanno parte della nostra vita e se guardiamo gli avvenimenti importanti della Storia vediamo che non succedono spontaneamente, ma spesso in seguito a dibattiti, più o meni accesi. Sono questi che hanno creato le condizioni per le Rivoluzioni di ogni genere che studiamo a scuola e sono questi dibattiti che aprono le strade per i miglioramenti che cerchiamo nella nostra vita quotidiana.
La storia di Longanesi dimostra benissimo come cambiamo nel corso della nostra vita. L’uomo giovane che scrisse la frase “Mussolini ha sempre ragione”, fu l’uomo maturo che quasi vent’anni dopo disse “Soltanto sotto la dittatura riesco a credere alla democrazia”. Solo chi impara e sta attento alla parole che legge e scrive può riconoscere la verità di come cambiamo.
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