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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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05 Gennaio 2016
Tradizioni che vengono, tradizioni che vanno
di Gianni Pezzano


Tradizioni che vengono, tradizioni che vanno

Nel corso del 2015 abbiamo avuto un dibattito nazionale a riguardo le tradizioni e il rifiuto di alcuni di accettare modifiche a quel che ritengono tradizioni intoccabili. Purtroppo, come spesso capita nel nostro paese, grande parte di questo dibattito è ispirato da motivi politici, invece che da visioni realistiche di cambiamenti naturali nel paese.

 

Con l’Epifania sta per finire la stagione per eccellenza per le nostre tradizioni, gli inni che cantiamo, le visioni che abbiamo in mente dei personaggi e simboli di Natale, Capodanno e l’Epifania. Ma siamo proprio sicuri che queste immagini siano davvero tradizioni e che le seguiamo di secoli?

 

Sembra quasi banale indicare il pomo della discordia di questo periodo, il Presepe natalizio e in effetti è davvero una tradizione secolare nel nostro paese, a partire da ben prima della del Risorgimento. Chi va alla Reggia di Caserta ha l’opportunità di vedere il suo enorme Presepe  che lascia pochi dubbi che questa tradiziona sia vecchia e faccia davvero parte delle nostre tradizioni. Però le contestazioni verso il Presepe e la presenza del crocifisso nelle nostre scuole non sono affatto nuove.

 

Infatti, la richiesta di rimuovere il crocifisso dalle scuole pubbliche e la richesta di non fare presepi e celebrazioni natalizie nella scuole esistono da almeno decenni e sono puramente di natura politica. Inizialmente la richiesta era per rispettare la natura laica del nostro Stato e veniva da gruppi politici italiani che non volevano alcun segno di religione nelle scuole pubbliche italiane. Ora la difesa di questi simboli religiosi è di nuovo di natura politica, ma per mettere in risalto l’opposizione di certi partiti politici verso una categoria particolare  di immigrati che ora si trovano nel Bel Paese. Questa difesa è da prendere come parte del gioco politico italiano, visto che in tutti i casi usciti nel corso degli ultimi mesi le iniziative verso i crocifissi, ecc, non erano in seguito a richieste di fedeli da altre religioni , bensì dai presidi stessi in difesa della laicità.

 

Per quel che riguarda altri simboli e canzoni, la Storia dimostra che spesso non sono italiani, ma stranieri e in Italia solo da relativamente poco tempo.

 

Cominciamo da Babbo Natale nell’immagine popolare, vestito di rosso e bianco, con una lunga barba bianca. Questa immagine risale agli anni 30 dell’ultimo secolo e faceva parte di una campagna pubblicitaria di una notissima bibita staunitense. L’immagine è entrata in Italia solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, insieme ai film americani che l’hanno immortalata. Ora pochi ricordano queste origini e accettiamo il buon uomo barbuto con sorrisi e la gioia dei giovanissimi.

 

L’albero di Natale era una tradizione tedesca, prima esportata in Inghilterra dal Principe Alberto, consorte della Regina Vittoria e tramite quel paese, per esempio nelle opere di Charles Dickens, l’albero natalizo ora si trova in tutto il mondo. Anche l’Inno “L’Astro del ciel” era originalmente tedesco ed ha subito lo stesso destino dell’albero. Chiunque abbia visto il film “Joyeux Noel” si ricorderà la scena del tenore tedesco che lo canta nelle trincee tedesche e l’applauso dei soldati nemici. In quella scena è encapsulata la Storia della canzone amata in tutto il mondo.

 

Molto strana la storia di un’altra canzone identificata con la stagione di Natale. Storia strana perché nelle sua parole non esiste alcun riferimento a Natale e di sicuro si sa soltanto che fu scritta negli Stati Uniti negli anno 1850. Sentiamo “Jingle Bells”  ovunque, alla televisione, nei centri commerciali e in tutti i luogi del paese mentre giriamo a comprare i regali , anche se celebra l’inverno e non un’occasione religiosa.

 

Le tradizioni cambiano con le famiglie e le loro storie. La famiglie degli emigrati italiane hanno portato le loro tradizioni all’estero, però hanno anche accettato altre tradizioni dei loro nuovi paesi di residenza. Non ho dubbi che alle loro tavole il giorno di Natale  non c’erano solo pandoro, panettone e struffoli, ma anche dolci non italiani come il pudding inglese.

 

Negli ultimi anni in Italia abbiamo visto l’arrivo di una vecchia tradizione americana che i nostri ragazzi hanno accettato con molto piacere, perché è diventata fonte di ciocolatini e altri dolci. Halloween era originalmente una festa pagana di vari paesi sassoni e scandinavi. Si sa poco di preciso, solo che in queste zone la festa originale risaliva a prima dell’avvento del Cristianesimo.

 

I pellegrini in fuga dalle persecuzioni religiose in Inghilterra e altri paese europei come la Germania fondarono le prime colonie importanti nel Nord America e questa festa entrò nel calendario tradizionale americano. Con il cinema prima e la televisione poi, le immagini di ragazzi americani in costume cha fanno il giro dei loro quartieri a fare “dolcetto o scherzetto” sono entrate nella fantasia di genitori e ragazzini italiani e ora l’ultima notte di ottobre in molti paesi italiani vediamo gruppi di giovanissimi in costume girare di casa in casa.

 

Ogni weekend nei locali del nostro paese vediamo un’altra tradizione che ha origini staniere che sono state trasmesse dalle immagini del grande e dal piccolo schermo. Gli addi al celibato e al nubilato che ormai fanno parte fissa della procedura dei matrimoni italiani, spesso accompagnati da grandi quantità di bevande alcoliche. Per fortuna qui non c’è, almeni per ora, una parte fondamentale e sciocca di queste cerimonie dall’estero, gli scherzi ai soggetti. Nei paesi anglossassoni, come l’Australia il mio paese di nascita, queste lunghe serate quasi sempre finiscono con scherzi pesanti. Infatti, da tempo ormai tra i giovani figli di immigrati italiani è un’usanza che ha trovato un posto particolare del corso della loro vita e hanno deciso di superare gli scherzi degli amici australiani. Purtroppo, in almeno un caso di un giovano italo-australiano ad Adelaide, la nottata finì con la morte del futuro sposo e non fu l'unico caso tragico. Una lezione crudele di quel che potrebbe capitare sotto l’effetto dell’alcool. Per fortuna casi del genere sono nella minoranza.

 

I casi citati dimostrano che quel che spesso consideriamo nostre “tradizioni” non fanno parte della nostra vita da molto tempo. A Faenza la “tradizionale” Not del Bisó della vigilia dell’Epifania risale all’inizio degli anni 60, però la presenza di migliaia di concittadini che riempiono Piazza del Popolo per assaggiare il bisó, il vin brulé,  e giudicare quale rione ne faccia il migliore, fa capire che ci vuole poco per una nuova usanza diventare poi una “tradizione”.

 

Però, ricordiamoci che queste tradizioni vanno e vengono, come è naturale e che non sono fisse in eterno perché riflettono una verità profonda della vita, che cambiamo tutti. 








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