 Non c’è dubbio che tecnologicamente il nostro mondo diventa sempre più piccolo e nello spazio di pochi minuti sappiamo di incidenti e avvenimenti da ogni parte del mondo che una volta sarebbero passati inosservati da tutti tranne i diretti interessati.
Allo stesso modo la crescita dei social media ci ha dato un mezzo che permette scambi di opinioni e pregiudizi a livelli impensabili soltanto una generazione fa. Ogni fatto di cronaca, ogni attentato, ogni personaggio pubblico che viene alla ribalta diventa in pochi minuti oggetto di speculazioni e disinformazione e di conseguenza diventa difficile capire la differenza tra notizia vera e bufala creata per disinformare oppure, peggio ancora, semplicemente per promuovere idee estremiste.
Mai come in questi anni il vecchio detto “tutto il mondo è paese” esprime un concetto che è sempre più attuale.
Quando abitavo in Australia seguivo le notizie italiane, prima tramite i giornali di lingua italiana e poi con l’arrivo di internet tramite i siti delle grandi testate italiane. Ora che sono residente in Italia seguo le notizie australiane e internazionali allo stesso modo. Nel social media partecipo a scambi su pagine italiane, australiane, americane e a volte, malgrado il mio francese limitato, anche su pagine francesi. Quel che leggo in molti di questi scambi è spesso peggio delle notizie originali che li avevano scatenati.
Naturalmente il soggetto di queste settimane è il conflitto in Siria e Iraq che è esteso in altri paesi, anche se ancora non sappiamo con esattezza il livello di controllo dell'ISIS su fatti accaduti in altri paesi. Purtroppo questi dubbi hanno svolto il ruolo che i fanatici speravano e i social media sono diventati luogo di sfoghi e dibattiti feroci che hanno dato voce a elementi estremisti in quasi ogni paese.
Leggendo i commenti degli utenti in molti paesi colpisce il fatto che malgrado le differenze di lingua le accuse e i commenti siano molto simili tra di loro. Peggio ancora, lasciano anche pochi dubbi sull'ignoranza di molti su argomenti come Storia e politica, senza scordare poi la Geografia.
Non c’è dubbio che molti dei commenti vengano dal timore di alcuni di trovarsi coinvolti in incidenti di terrorismo. Le notizie di morti e terrore a Parigi, negli Stati Uniti, in Turchia, in Libano e in altri paesi hanno lasciato un segno profondo in molti. Purtroppo, allo stesso tempo, gruppi di estremisti in tutti i paesi hanno colto l’occasione per esprimere pareri e pregiudizi che poco hanno a che fare con la democrazia e lo stato di diritto che è alla base della nostra vita.
Mentre il mondo ha commemorato il settantesimo anniversario di una guerra mondiale che fu combattuta contro dittature vediamo sempre più spesso riferimenti proprio a quelle dittature ed espressioni di nostalgia per un periodo che una minoranza indica ingenuamente come un periodo di pace sociale e di disciplina. Naturalmente nessuno di questi riferimenti nomina gli orrori e i delitti che hanno permesso questa pace evanescente per una minoranza privilegiata e le vite civili e militari che furono il prezzo orrendo della guerra scatenata da queste dittature.
In ogni paese alzano la voce esponenti di superiorità religiosa e razziale che il mondo sperava fossero sparite e invece covavano in attesa dell’occasione per mettersi di nuovo in mostra. Vediamo ora che l’occasione è arrivata.
La forza della democrazia nasce nel dare voce a ogni parere del paese ed è proprio questo diritto che ora viene utilizzato dagli estremisti da entrambi le parti, a cominciare dall’ISIS. I gruppi che richiamano alla presunta superiorità della propria stirpe non fanno altro che creare le condizioni che permettono a gruppi come ISIS di arruolare chi si sente minacciato da questa ondata di timore e diffidenza.
Gli estremisti occidentali che richiamano un passato glorioso non ricordano, oppure non sanno, che le condizioni che hanno permesso di governare arricchendosi a dittatori come Assad in Siria, Gheddafi in Libia e Saddam Hussein in Iraq portarono alla povertà i loro popoli. Senza scordare gli altri dittatori in altri paesi del terzo mondo che hanno potuto rimanere al potere perché erano ancora utili ad almeno una delle potenze occidentali.
I portavoce della superiorità occidentale e della superiorità di razza che leggiamo sui social media e che vediamo in alcuni paesi come l’Australia, gli Stati Uniti e anche qui in Italia non fanno altro che giocare il ruolo voluto dall’ISIS. Il richiamo a limitare diritti di culto, la contestazione a moschee nuove per i fedeli, la disinformazione che leggiamo ogni giorno corrode propri i diritti fondamentali e la libertà che in fondo non sono solo il nostro tesoro più grande, ma anche le migliori armi per combattere i predicatori di odio che sappiamo si trovano in tutte le religioni e in tutte le nazionalità. Per fortuna sono nella stragrande minoranza, però le loro capacità di pubblicizzarsi e di farsi vedere alla televisione e nei siti dei social media come Twitter, Instagram e Facebook danno l’impressione d’aver più seguaci di quel che hanno in realtà.
I seminatori di odio occidentali pensano di portare pace e stabilità, ma non si rendono conto che le misure che invocano e gridano ai quattro venti indeboliscono i loro stessi paesi. L' Italia ha avuto già esperienze del genere durante gli anni di piombo e sembra che molti abbiano scordato le lezioni di quegli anni di sangue e di paura. La migliore risposta è di isolare i violenti, di eliminare le fonti del disagio che ha creato i vari gruppi e dunque di togliere loro l’appoggio senza il quale non possono esistere.
La violenza fisica non nasce spontaneamente, ma viene dopo una preparazione attenta del terreno. La parole e le espressioni di superiorità poi producono l’odio che sono i semi della discordia. Chi semina odio e pregiudizio semina vento che in poco tempo diventa una tempesta che nessuno potrà controllare, tanto meno chi la sognava.
Non arrendiamoci ad accettare gli estremismi di ogni colore di pelle e di ogni religione. Insegniamo a tutti la base vera di tutte le religioni che non predicano mai l’odio. Eliminiamo le condizioni che permettono a chi vuole seminare vento di non poterlo fare perché quella tempesta non colpirebbe solo gli oggetti del loro odio, ma tutti noi.
La libertà che tanto ci è costato raggiungere non deve sparire perché una minoranza irresponsabile vuole seminare l’odio. Non sprechiamo quelle vite ma rendiamo loro onore come società rifiutando le frasi facili e ingannevoli e cerchiamo di far capire che l’odio e la paura non sono soluzioni, ma una parte fondamentale del problema da risolvere.
|