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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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03 Dicembre 2015
Il volto sconosciuto degli oriundi
di Gianni Pezzano


Il volto sconosciuto degli oriundi

Quando parliamo degli emigrati italiani in giro per il mondo e dei loro discendenti pensiamo subito alle partenze e ai loro sforzi per fare una vita nuova per le loro famiglie, però c’è un lato della loro vita che pochi in Italia conoscono. Questo non solo dimostra il livello di impegno dei nostri connazionali all'estero, ma dimostra anche un esempio che potrebbe e dovrebbe essere utile per aiutare i nuovi residenti nel nostro paese a integrarsi.

Naturalmente chi è emigrato con successo ha voluto chiamare nel nuovo paese di residenza i suoi parenti e compaesani. Di conseguenza ogni comunità italiana all'estero ha concentrazioni particolari di persone provenienti dallo stesso paese. Per citarne solo due esempi, Minturno (LT) ha una “colonia” di discendenti degli emigrati minturnesi a Stamford, Connecticut negli Stati Uniti e San Giorgio la Molara (BN) ne ha una altrettanto grande ad Adelaide in Australia. In molti casi le popolazioni in questi centri urbani sono più grandi delle popolazioni attuali nei paesi di origine.

Allo stesso modo questi gruppi si concentrano nella stessa zona della città, creando non solo delle “Little Italy”, ma anche molte pseudo colonie paesane. Infatti, ricordo benissimo un giro di visite in una strada di Melbourne con i miei genitori dove se non parlavi il dialetto di Bianco (RC) rischiavi di non trovare nessuno che ti capisse. In questo caso, i paesani erano anche tutti impiegati di un paesano che aveva stabilito un’impresa  di grande successo di pullman.

 

Di conseguenza molti di questi gruppi hanno cominciato a formare circoli sociali, spesso non solo a livello regionale, ma persino di paesi individuali, come il Circolo di Fondi (LT) a Melbourne. Questi gruppi poi sono stati la base della commemorazione dei Santi patroni dei loro paesi dove senza dubbio l’esempio più famoso è la Festa di San Gennaro a New York.

 

Insieme ai circoli sociali sono nati poi i gruppi sportivi in tutti i continenti e sarebbe interessante vedere quanti Club Juventus si trovano in giro per il mondo, come anche Inter e Milan, per non scordare poi gli esempi famosi di Boca Juniors e San Lorenzo in Argentina.

 

Però, il volto meno conosciuto di queste attività comunitarie è formato dai gruppi di promozione della lingua e della Cultura del Bel Paese e, soprattutto, di gruppi di assistenza ai connazionali.  

 

Ovviamente la chiesa cattolica ha fornito una base per alcuni dei gruppi di assistenza e l’Ordine degli Scalabriniani è particolarmente attivo in questi compiti, ma non si limita solo ai gruppi dei fedeli. Infatti, in molte di queste comunità esistono i Patronati italiani per aiutare i connazionali che hanno bisogno di aiuto non solo per le loro pratiche per eventuali pensioni italiane, ma anche per le pratiche per le pensioni dei paesi di residenza.

 

In ogni caso, sarebbe sciocco pensare che questi gruppi esistano soltanto per aiutare in questi problemi burocratici i connazionali. Purtroppo non tutti gli emigrati italiani hanno avuto successo e non pochi hanno bisogno di assistenza di vario genere. A volte gli aiuti sono finanziari, come anche per aiutare i giovani che a volte sono emarginati, spesso per via delle loro origini, particolarmente per la prima generazione nata all'estero, oppure perché hanno bisogno di aiuti particolari come coloro che hanno figli disabili, ecc.

 

Poi, con l’invecchiamento degli emigrati sono state le comunità a formare gruppi di beneficenza che hanno acquistato e gestiscono case di cura per gli anziani. Questi gruppi forniscono il servizio più importante perché in molti casi i loro assistiti hanno perso la capacità di parlare la seconda lingua. I servizi forniti ai nostri connazionali all'estero in queste case di cura sono i più adatti ai bisogni specifici dei nostri anziani, come infermiere e assistenti che parlano l’italiano, i cibi adatti ai loro gusti e in molti casi visite di suore e sacerdoti di lingua italiana che forniscono l’assistenza spirituale che molti connazionali cercano nella terza fase della vita.

 

Queste sono le cose che rendono ancora più grandi le nostre comunità all'estero. Sarebbe stato facile dire che lo Stato doveva fornire i servizi in cambio delle tante tasse pagate, ma siamo stati noi italiani a capire che siamo proprio noi i migliori a fornire i servizi di cui abbiamo bisogno nelle varie fasi della nostra vita.

 

Sono gli esempi che noi in Italia dobbiamo studiare e capire per poter aiutare gli immigrati che ora arrivano nel nostro paese per integrarsi al meglio.

 

Noi italiani dovremmo essere i primi a capire l’importanza di imparare la nuova lingua di residenza, ma come è altrettanto importante imparare la lingua di origine. Le nostre esperienze all'estero non sono diverse da quelle che ora fanno i nostri nuovi residenti.

 

Chiunque sia mai andato in case di cura per gli anziani italiani all'estero sa benissimo cosa affronterà questo paese nel futuro non troppo lontano per gli immigrati che ora sono giovani e sani, ma che con il tempo sentiranno gli effetti dei loro sforzi. Chiunque sia andato nei gruppi di assistenza forniti ai nostri connazionali all'estero sa benissimo che ci sono problemi inerenti al processo di immigrazione e che bisogna vegliare e agire per aiutare gli immigrati ad integrarsi nel nostro paese nel migliore di modi.

Ogni volta che parlo con immigrati in Italia, ogni volta che sento parlare di loro mi ricordo il mio passato e sento le stesse frasi e luoghi comuni sui volti nuovi e le voci nuove che ora girano in Italia.

 

A differenza degli altri paesi di immigrazione come gli Stati Uniti e l’Australia l’Italia è fortunata perché ha un tesoro nelle storie e le esperienze dei nostri connazionali all'estero. Abbiamo potenzialmente una fonte enorme dalla quale potremmo prendere esempio e imparare per cercare di evitare gli sbagli, in alcuni casi le tragedie, commessi nel passato in quei paesi.

 

Il miglior modo di riconoscere gli sforzi e i lavori degli emigrati italiani non consiste solo in riconoscimenti ufficiali di alcuni di loro, ma di riconoscere i lavori svolti nel campo dell'assistenza verso chi ne ha bisogno. Il miglior modo consiste nell'imparare da queste esperienze e di metterle in pratica in Italia.

 

Mettiamo in pratica le lezioni che ci pervengono dall'estero anche perché sono una parte della Storia d’Italia e senza dubbio questa fase di immigrazione già fa parte della prossima fase della nostra Storia. Non ripetiamo gli sbagli, ma dimostriamo d’aver imparato e di poter fare meglio.

 

 

 








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