 | | Rivoluzione |
Il 14 luglio 1789 alla notizia della caduta della Bastiglia Luigi XVI chiese “È una rivolta?”, la risposta del Duca di Liancourt fu tanto veloce quanto lapidaria, “No Sire, è una rivoluzione”.
Questo scambio è entrato nei libri di Storia e l’ho sentito per la prima volta a scuola alla domanda inevitabile di uno studente, “ma il re non poteva prevedere l’arrivo della Rivoluzione?”. Il nostro insegnante l’ha utilizzato per illustrare come il re non aveva i mezzi e la consapevolezza per capire che decenni di cattiva amministrazione e un senso di oppressione sempre in aumento tra la popolazione generale stava portando il paese alla rivoluzione.
Oggi con il senno di poi potremmo vedere e capire i passi storici, iniziando con l’Illuminismo, che aveva portato la Francia a questa rivoluzione che segnò la fine di una dinastia, vide l’Impero glorioso ma breve di Napoleone e che era il segnale che stava per iniziare un’epoca nuova della Storia dell’Uomo che oggi non è ancora finita. Però Luigi XVI e i suoi consiglieri non potevano capire la conseguenze delle decisioni loro e dei loro predecessori.
Non possiamo dire altrettanto dello Zar russo Nicola II che, visto il ruolo del suo paese nella caduta di Napoleone, sicuramente studiò la Storia di quel periodo violento. Senza dubbio, con il fallimento della rivolta sanguinosa del 1905 lui si considerava al di sopra di ogni pericolo al suo potere, ma si sbagliava e anche lui finì come Luigi XVI, giustiziato da una parte del popolo che lui rappresentava, almeno in teoria.
La Rivoluzione Francese è un fatto raro nella Storia, un episodio nuovo che nessuno poteva prevedere fino in fondo. Fu la destituzione del re non da un’altra famiglia aristocratica, come si era visto spesso per millenni, ma dal suo stesso popolo. Poi, nessun libro di Storia dell'epoca avrebbe potuto prevedere la violenza e la spietatezza del Terrore che finì solo con Napoleone che divenne Imperatore di un paese che pochi anni prima voleva essere una democrazia.
Dal 1789 abbiamo visto altre rivoluzioni del genere, delle quali quella Russa fu la più importante, ma tutte hanno seguito lo stesso modello di comportamento, la destituzione del re, un periodo di scontri tra i responsabili del complotto anti-monarchico, seguito da un periodo di violenza dal quale esce un dittatore ancora peggio del re destituito. Nel caso russo, il suo Napoleone si chiamava Stalin che certamente non aveva i meriti militari del suo predecessore francese.
Ma la Storia non serve solo a prevedere sommosse violente e grandi rivoluzioni, ma serve soprattutto per dare i mezzi per poter giudicare il mondo che ci circonda e di avere la consapevolezza che ci permette di prendere le migliori decisioni per il futuro.
Quando leggiamo la Storia della Grecia e di Roma del periodo classico vediamo gli stessi vizi umani che sentiamo nei notiziari ogni giorno. Vediamo la gelosia, la rabbia, l’ignavia e tutte le emozioni che dettano il comportamento dell’uomo. La scoperta di pietre con il nome del grande statista Temistocle ci dimostra come illeciti elettorali succedevano anche nell’Atene antica che molti utilizzano, impropriamente purtroppo, come modello della Democrazia moderna.
Il mondo nuovo in cui viviamo ha mezzi di comunicazione e di trasporto che gli antichi potevano solo sognare, ma gli istinti e i vizi personali di ogni individuo non sono mai cambiati nel corso del tempo.
I Black Block si lamentano delle grandi società multinazionali, ma non si rendono conto che queste società non sono che la versione moderna delle compagnie private che saccheggiarono il mondo in nome dei re e regine dell’Inghilterra, la Francia, la Spagna, il Portogallo e le altre potenze coloniali. Ci lamentiamo dei nostri politici, magari sognando un’epoca d’oro di politica “pulita” mai esistita, però ci scordiamo degli scandali che coinvolsero politici in ogni paese del mondo nel corso del tempo.
Nel mondo d’oggi abbiamo un esempio davvero lampante di come l’Uomo non riesca a capire le lezioni del passato. Ormai sono decenni che i paesi occidentali cercano di portare pace nel medioriente, spesso partecipando in azioni militari di breve durata che creano problemi di lunga durata che a loro turno creano le condizioni per altri interventi brevi. Poi ci meravigliamo di ondate di profughi da paesi distrutti da interventi occidentali...
Tragicamente, mentre leggiamo i libri di Storia vediamo gli stessi paesi come campi di battaglia che sono ancora luoghi di conflitti moderni. È facile individuare Iran e Iraq, le antiche Persia e Babilonia e naturalmente Israele e i paesi che lo circondano. Diventa ancora più triste poi vedere quante volte leggiamo i nomi di Sudan, Cina, Cuba, Marocco, Algeria e potrei andare avanti per paragrafi di luoghi che erano nelle mire delle potenze internazionali, anche prima del ritrovamento di petrolio, oro, argento o altri minerali che molti ritengono siano gli unici motivi per le guerre.
In ogni caso, la Storia non serve solo per i capi di governo e i politici che decidono il destino dei nostri paesi, ma anche in ogni aspetto della nostra vita. Magari chiediamo condoni edilizi dopo aver costruito abusivamente un palazzo in una zona proibita, per poi lamentarci quando un pioggia forte porta via la casa costruita sul percorso di un fiume in secca, eppure vediamo casi del genere fin troppo spesso nei notiziari.
La Storia non è semplicemente una recitazione di date e re, di cadute di imperi e di ascese di mercenari e signorie. La Storia vera è di guardare cosa aveva portato paesi e persone in determinate situazioni e come ne sono usciti, oppure molto spesso perché sono morti. La Storia vera è di vedere e capire gli sbagli del passato per poter evitare destini tragici, come anche di trovare il modo di ripetere gli esempi di successo.
Quando guardiamo il passato vediamo il percorso che ha creato questo mondo in cui viviamo e potremo renderci conto che i nostri predecessori non erano poi così diversi da noi. Oggi vediamo i ricchi che si comprano Ferrari e aerei privati per dimostrare le loro ricchezze e potere, invece nel passato i potenti costruivano palazzi e pagavano artisti per sfoggiare al mondo il frutto dei loro lavori e, spessissimo, dei loro complotti segreti.
Nel sul film capolavoro “Il Mestiere delle Armi” Ermanno Olmi ci fornisce una finestra per vedere come è morto Giovanni de Medici, detto Delle Bande Nere. Vediamo la mentalità provinciale dei Gonzaga e D’Este che porterà alla sua morte per tradimento in campo di battaglia. Possiamo veramente dire che siamo meglio di questi signori che regnavano sulle nostre città importanti per secoli?
Cosa c’è meglio della Storia per insegnarci come evitare di ripetere per l’ennesima volta gli sbagli del passato e di creare un mondo migliore?
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