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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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27 Ottobre 2015
Il raduno e le generazioni
di Gianni Pezzano



Il raduno e le generazioni
L'importanza di
conoscere la lingua
dei nostri nonni

Il recente raduno svoltosi al paese di mia madre mi ha dato l’opportunità di conoscere alcuni dei nostri parenti degli Stati Uniti. La settimana a Scauri ha aiutato a rinforzare legami di parentela tra chi è rimasto in Italia e i discendenti di chi era dovuto emigrare in Australia e negli Stati Uniti.

 

Per alcuni dei parenti statunitensi era il primo viaggio nel paese dei nonni e per me è stata l’opportunità di conoscere finalmente alcuni di loro. Dopo quei giorni felici condivisi con loro non vedo l’ora di poter fare il mio primo viaggio negli Stati Uniti per poterli rivedere insieme ai cugini che non hanno potuto unirsi al raduno.

 

Confesso che dopo il primo giorno  mi sono ritrovato confuso riguardo ai gradi di parentela e ai legami tra noi cugini. Con ogni persona che arrivava e mi chiedeva quale fosse il legame tra di noi mi sono trovato ad annaspare  tra i cinque figli del nonno paterno di mia madre e quale cugino nel raduno era discendente di quale dei cinque fratelli.

 

In questo sono rimasto stupito da Lyn e la sua gemella Shirely che sono in grado di recitare l’ordine preciso di ogni ramo dell’albero genealogico rappresentato dal nostro nonno in comune. Sapevano esattamente i nomi di tutti senza dover consultare i loro copiosi fascicoli e le carte.

 

Nel corso di quei giorni scauresi abbiamo avuto l’opportunità di parlare e scambiare ricordi. I cognomi dei parenti americani hanno rivelato l’effetto di abitare in un paese di forte immigrazione e sappiamo che le generazioni australiane subiranno gli stessi effetti man mano che i giovani faranno la loro vita.

Però, malgrado i cambi di nomi e di tradizioni che abbiamo notato in quei giorni noi partecipanti abbiamo capito che eravamo tutti cugini e che, in fondo, non cambiava la nostra identificazione come discendenti degli stessi nonni.

Ora mentre penso al raduno e non solo alle cene, ma anche alla gita che abbiamo fatto insieme nei luoghi che sono la culla della nostra famiglia, senza scordare anche i giri turistici a Montecassino e alla Reggia di Caserta, mi rendo conto che è un esempio di come è composta la nostra identità. Sarebbe facile dire che siamo figli di una patria, però quando parliamo della nostra identità noi tutti siamo il risultato di tutti i fattori della nostra vita.

 

Naturalmente siamo tutti figli dei nostri genitori e da loro impariamo le lezioni più importanti della nostra vita. Allo stesso modo noi figli di immigrati siamo figli di due Patrie e in alcuni casi anche di tre. Però, come abbiamo visto dai giorni a Scauri, questi legami non diminuiscono con il tempo, anzi per molti di noi aumenta la voglia di conoscere le nostre origini anche dopo due, tre o quattro generazioni.

In questi incontri tra generazioni  cominciamo a capire da dove vengono certe usanze e tradizioni che abbiamo visto in casa  fin da piccoli.  Noi che rappresentiamo la prima generazione nata in Australia, come in tutti i paesi di emigrazione italiana, possiamo vedere che la nostra lingua parlata in casa, la nostra cucina e le varie tradizioni vengono da altri paesi. In alcuni casi abbiamo trasmesso queste tradizioni ai nostri paesi di residenza e tra queste la più ovvia è la cucina.

Per i discendenti di secondo grado i legami sono meno ovvi e magari ti rendi conto troppo tardi che hai perso importanti punti di riferimento con il tuo passato. Lyn in particolare ha dimostrato questa realtà che è crudele e affascinante allo stesso tempo.

 

Lei e Shirley hanno ricordi della lingua italiana parlata in casa da giovanissime, ma la morte dell’ultimo nonno, quando avevano otto anni, fu uno spartiacque per loro. Da quel giorno non hanno mai più avuto bisogno di utilizzare la lingua dei nonni. Ora che sono in pensione e vogliono scoprire la Storia delle loro famiglie si sono rese conto che la perdita della lingua può essere dolorosa.

 

Non poter parlare o scrivere la lingua italiana ha creato difficoltà nel trovare documenti importanti e quando li hanno trovati nel riuscire a comprenderli bene. Nel caso del ramo ligure dei loro nonni Lyn ha impiegato anni per poter scoprire quali delle famiglie con quel cognome erano i parenti e quali semplici omonimi.

 

Ricorderò per sempre i lavori di traduzione che ho fatto per loro, per poter rintracciare i loro parenti e posso capire la loro gioia di poter finalmente conoscere i parenti assenti da molti decenni dalla loro vita. Però questa scoperta, durante i giorni passati a Scauri, ha fatto capire la parte più personale della perdita della lingua.

 

Non conoscere più  la lingua dei nonni ha impedito loro di poter parlare liberamente con i cugini riscoperti. Per quanto fosse bello e utile per loro poter parlare tramite interpreti (questo era il mio ruolo attivo al raduno di Scauri, come quello di un altro cugino in Liguria), non poter parlare la lingua crea una barriera che non sparisce del tutto. 

 

Non parlare e leggere la lingua dei nonni vuol dire non potere leggere le parole originali tra loro e i figli emigrati all'estero. Qualcuno può obiettare che le traduzioni in inglese possono essere efficaci e anche questo è vero, però non tutte le frasi sono traducibili e il traduttore può solo dare il senso di certe frasi.

 

Dobbiamo ricordare queste cose quando pensiamo a chi è emigrato dall'Italia nel corso di ben oltre un secolo, come anche di chi ora si è trasferito in Italia. L’atto di emigrazione non è un semplice trasloco, è un nuovo inizio di vita che non tutti riescono a compiere con successo. È la rottura di legami forti perché la distanza è una barriera vera e propria malgrado i trasporti moderni i viaggi sono cari e per molti non è possibile farli regolarmente.

 

Per quanto vogliamo tenere vivi i legami, gli anni e le vite nuove inevitabilmente portano alla perdita di contatti. Questo, tra i prezzi da pagare, è forse il più doloroso per molti emigrati.

 

Senza la nostra lingua perdiamo una parte della nostra identità e questo è uno dei motivi più importanti per insegnarla all'estero. I nostri connazionali hanno voglia di sapere di più, ma  senza la conoscenza della lingua diventa sempre più difficile.

 

Rendiamo più facile per i nostri parenti all'estero imparare la nostra lingua perché perdere questi contatti tra la madre Patria e i nostri parenti e amici all'estero ci rende tutti più poveri.

 

  

 

 








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