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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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22 Ottobre 2015
I luoghi e la memoria
di Gianni Pezzano



I luoghi e la memoria
Il cimitero polacco
di Montecassino

In un paese pieno di Storia millenaria ci sono luoghi che conservano ricordi particolari capaci di resistere agli anni e al cambio di generazioni. Naturalmente questi luoghi di solito hanno importanza solo per il nostro paese, ma in alcuni casi i luoghi diventano meta di pellegrinaggio per persone provenienti da altri paesi. In uno di questi, in particolar modo, possiamo capire l’importanza di rispettare e onorare il nostro passato.

 

 Sappiamo tutti della battaglia nei pressi della storica Abbazia di Montecassino del 1944. Quella battaglia bloccò l’avanzata alleata verso Roma e mise a rischio la strategia dei comandanti alleati. Fu così che l’abbazia fu bombardata come preludio per l’assalto finale. Purtroppo la sua distruzione permise ai soldati tedeschi di utilizzare i ruderi per difendersi. Infatti, fino a quel momento i soldati non avevano mai utilizzato l’abbazia come luogo di combattimento e le rovine create dal bombardamento insieme alla posizione in cima a una collina crearono le condizioni per una battaglia con un’enorme perdita di vite, come testimoniano i cinque cimiteri militari che la circondano.

 

 Bisogna precisare che in effetti i soldati tedeschi erano entrati nell'abbazia nel corso di quei lunghi mesi di assedio, ma non  per motivi militari, bensì per motivi culturali. Vista l’importanza storica e culturale di Montecassino Adolf Hitler, per motivi propagandistici, aveva ordinato che i tesori custoditi nell'abbazia dovevano essere distrutti nel bombardamento che tutti sapevano  inevitabile. Per fortuna il comandante delle truppe tedesche disobbedì e una grande parte di questi tesori fu salvata per il futuro.

 

 Il comportamento del generale tedesco dimostrò che c’erano ufficiali tedeschi pronti a disobbedire a ordini immorali. Purtroppo questi erano nella minoranza come sappiamo dalle stragi compiute nel nome del Nazismo.

 

 Dopo il bombardamento la scena che aspettava i soldati alleati era davvero orribile. Tutti potevano vedere chiaramente che il luogo era diventato ancora più difficile da espugnare e i generali alleati dovevano prendere la decisione a chi affidare il primo assalto che inevitabilmente era destinato ad avere un costo enorme in vite.

 

 Questa decisione orrenda fu evitata dal generale polacco Wladyslaw Anders che offrì i suoi soldati per fare quel primo assalto in gesto di sfida verso gli invasori della loro amata Polonia. Di seguito quella decisione entrerà nella Storia del paese che era stato il primo campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale. L’impresa bellica non è mai stata scordata.

 

 Oggigiorno chi va a Montecassino può vedere l’Abbazia in tutto il suo splendore. Fu ricostruita in quindici anni e grazie alla decisione di quel comandante tedesco possiamo ancora vedere molte delle opere d’arte che Hitler voleva togliere al mondo. I restauratori hanno avuto l’astuzia di mostrare i segni di quel bombardamento per far capire che è possibile risorgere da simili catastrofi.

 

Incredibilmente l’abbazia era  risorta tre volte del corso della sua storia, due volte in seguito a due battaglie e una volta in seguito ad un terremoto, prova inconfutabile della capacità dell’uomo di rialzarsi da una catastrofe.  Montecassino ha messo un particolare impegno che dimostra come è possibile ricordare i sacrifici e gli sforzi compiuti dall'uomo per risorgere.

 

 Già da lontano il cimitero polacco colpisce l'attenzione con il suo enorme crocefisso  posizionato sul fianco della collina con l’aquila polacca al centro. Sempre da lontano il visitatore vede le file di tombe, ma non riesce a rendersi veramente conto dell’enormità del sacrificio polacco in quei due giorni d’assalto nel maggio del 1944.

 

 Poi, man mano che il visitatore si avvicina al luogo sacro si rende conto che ci sono oltre mille tombe. Mentre arriva al cancello delimitato  da due aquile polacche, insieme al tricolore italiano e alla bandiera biancorossa polacca il visitatore si accorge che molte delle tombe hanno punti di rosso e bianco, il primo segno concreto dell’omaggio di un paese intero a questi soldati.

Entrando nel camposanto, il visitatore vede la tomba del generale Anders morto in esilio in Inghilterra nel 1970 che ha voluto essere seppellito con i suoi ragazzi che morirono sotto il suo comando. Vicino a lui è seppellita la moglie, l’unica non combattente, in riconoscimento e onore alla moglie del comandante di quelle forze.

 

 Il giorno che abbiamo visitato il cimitero quasi tutte le tombe avevano rosari, fiori e bandierine polacche che davano prova di visite di parenti e connazionali che volevano onorare la memoria dei soldati caduti. In almeno due casi le bandiere erano canadesi il che ci fa capire che i pellegrini non arrivano solo dalla Polonia.

 In un angolo c’erano una decina di tombe senza croci, bensì con lo scudo di Davide che smentiscono il luogo comune che gli ebrei polacchi non combatterono. Anche in questi casi le tombe  avevano pietre depositate attentamente sul marmo secondo la tradizione ebraica in queste circostanze.

 

Questo luogo colpisce il visitatore perché fa capire più di qualsiasi libro il costo umano della Storia.

 

 È facile leggere i libri di Storia con le cifre dei caduti che dopo un po' diventano fredde statistiche . Il visitatore che passa da tomba a tomba vede i nomi e soprattutto l’età giovane dei soldati e si rende conto di cosa vuol dire fare la guerra. In particolar modo vedere che alcuni di quei caduti non avevano ancora compiuto diciassette anni fa pensare che non esistono regole  su chi doveva cadere e chi sopravvivere.

 

 Dallo stato del cimitero è ovvio il rispetto e senso d’onore non solo del governo polacco che paga le spese di manutenzione del luogo, ma anche della gente che visita. L’atmosfera del cimitero è tale che chi lo visita non riesce a parlare oltre a voce alta, ma si sente costretto a comportarsi come in chiesa perché la presenza di quei caduti consacra il suolo più di qualsiasi cerimonia religiosa.

 

 Abitiamo in un paese con tanti luoghi del genere. Per fortuna tutti i cimiteri di guerra, sia che siano italiani o delle forze internazionali,  sono tenuti in modo esemplare e sono la testimonianza della Storia violenta del nostro paese. La nostre libertà e diritti, la società in cui viviamo sono il risultato di tante, troppo lotte violente ed è giusto che ricordiamo e onoriamo i caduti.

 Però, dobbiamo anche ricordare che la Storia non è sempre bianca o nera. A volte chi combatteva in nome del nostro paese non sempre aveva gli stessi ideali. Ricordare e onorare i caduti è giusto e doveroso. Però se non ricordiamo per cosa caddero le vittime di quelle guerre rendiamo inutile il loro sacrificio sul quale si basa l'Italia moderna.








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