 | | Umberto Eco |
Negli ultimi anni abbiamo visto come il livello di dibattito nella comunità sia sceso molto in basso. Lo vediamo nei salotti televisivi, come anche nei social media dove sono stati creati siti e pagine a difesa di gruppi e ideologie controversi. Per questo motivo nelle ultime settimane due discorsi di Umberto Eco hanno generato un dibattitto acceso non solo nei giornali, ma soprattutto in internet dove molti utenti si sono sentiti tirati in ballo. In questi discorsi Eco ha trattato due temi evidentissimi per chi segue gli scambi su internet.
Nel primo discorso Eco ha attaccato internet per la facilità con cui chiunque può aprire pagine e persino siti che si fingono giornali per distribuire notizie al meglio manipolate e al peggio false. Quel che ha più colpito del discorso di Eco era la frase "Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere". Naturalmente queste sue parole hanno messo in subbuglio Facebook, Twitter e gli altri social media che si sono sentiti accusati direttamente e non senza causa.
Però due settimane fa una notizia da Caltanissetta ha dato ragione a Eco con l’arresto di un ventenne dalla Polizia Postale per istigazione a odio razziale. Il giovane inventava notizie false contro gli immigrati per attirare click al sito e dunque per poter fare soldi. Purtroppo, altri hanno preso queste notizie per vere e in poco tempo hanno fatto il giro del web, alimentando quei siti che si oppongono all’accoglienza di immigrati e di profughi.
Il secondo discorso di Eco era su un altro tema, ma legato in modo diretto al primo, l’uso quotidiano del tu e del lei. Come ha spiegato l’uso del tu a tutti e in tutte le occasioni crea "una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto". La nostra lingua permette di esprimere alti livelli di cortesia e l’uso continuo del tu crea legami illusori che potrebbero degenerare durante scambi di opinioni.
Ovviamente Eco ha dato ragioni storiche e letterarie per spiegare come la lingua sia cambiata nel tempo. Ha utilizzato l’esempio di come l’inglese abbia eliminato il tu e ora utilizza il you (voi), come la grammatica ha potuto dimostrare la correttezza tra generazioni e categorie. È interessante notare che esiste ancora un caso dove l’inglese ha tenuto il thy (tu) ed è in chiesa per il Paternostro, una chiara dimostrazione di voler tenere il senso originale della preghiera.
Sarebbe facile accusare il grande docente di voler essere elitario e di sentirsi una spanna sopra gli altri, ma questo sarebbe una sforzatura e una lettura dei social media accusati nel primo discorso ne sono la prova.
Con la creazione di siti che difendono o condannano ideologie, idee e partiti, senza scordare quelli che creano notizie false, gli utenti spesso si sentono colpiti direttamente da critiche alle loro pagine e ai loro beniamini. Nei commenti gli utenti si scambiano del tu, anche quando conoscono l’interlocutore da pochi minuti e solo in queste occasioni. Con l’uso del tu l’utente non si sente obbligato alle correttezze comportamentali che il lei imporebbe in un discorso e spesso diventano scambi di offese e di accuse tra due e più persone. Questo è l’esito che alcuni cercano con i loro interventi, dove le armi sono fin troppo spesso informazioni e immagini create ad arte per fornire “prove” del loro punto di vista.
Peggio ancora, internet ha creato una categoria nuova di utenti, i cosidetti troll, dal nome dei mostri dalla mitologia scandinava. Questi troll entrano nei discorsi, oppure attaccano siti che considerano “nemici” di loro idoli e delle loro idee, a volte anche con identità false. Farebbe quasi ridere il comportamento di molti adulti in azioni del genere, ma in alcuni casi i trolls sono persino pagati per farlo e non solo su Facebook.
Senza dubbio il sito più utilizzato per fare ricerche è Wikipedia, però chi conosce la metodologia di questa enciclopedia virtuale sa che è soggetto a modifiche da utenti e di conseguenza il lettore non sempre si rende conto che le informazioni fornite sono manipolate, sia per disinformare che per deridere. Solo qualche giorno fa un utente ha cambiato la pagina di Tony Abbott, il Primo Ministro Australiano appena cacciato dai propri parlamentari, per prenderlo in giro. Ricerche hanno stabilito che molte delle modifiche a Wikipedia venivano da uffici di politici e anche di grandi società industriali per proteggere le loro immagini, oppure per alzare i loro profili.
Il sito ha controlli, ma la sua grandezza non garantisce che molte di queste modifiche false siano scoperte immediatamente e vi rimangono per chissà quanto tempo. Non è un caso che le grandi enciclopedie come la Treccani italiana e l’Enciclopedia Brittanica americana rilasciano aggiornamento ogni anno o cinque anni proprio per assicurare l’esattezza delle informazioni.
In effetti, quel che Eco denuncia è una non-cultura di dibattito incivile e disinformazione tramite l’internet.
Con la nascita dell’internet molti speravano che sarebbe stato il mezzo per creare un vero clima di democrazia e di dibattito a livello internazionale, purtroppo non è stato cosi. Il comportamento scorretto dei troll e dei creatori di pagine di notizie false, spesso per promuovere politiche estremiste e razziste hanno modificato intenzionalmente il dibattito in direzioni inattese. Poi, bisogna sempre ricordare che le pagine e i siti che inneggiano al fasciamo sono illecite in base alla legge italiana.
Gli utenti spesso non hanno la capacità di giudicare notizie e discorsi forniti, oppure manca loro il tempo e la voglia di controllare se le informazioni siano vere o false. Messe insieme a un periodo politico burrascoso, sia nazionale che internazionale, internet non migliora il dibattito su temi attuali, ma lo peggiora.
Ora gli scambi di accuse e di offese non si limitano più al bar, magari dopo qualche un bicchiere o due, come succedeva una volta, ma succede sullo schermo telematico e con presentazioni eccellenti disegnate per ingannare o disinformare gli utenti che accedono ai siti. In più i responsabili non si limitano solo a quello, ma cercano altri siti per cancellare e deridere chi ha idee opposte.
La democrazia può solo funzionare in un clima di informazione e di dibattito civile dove ogni cittadino rispetta il parere degli altri. Disgraziatamente non succede così e i responsabili non sono solo i troll che abbiamo nominato, ma anche quei politici che utilizzano le stesse tattiche. Una società non si giudica solo dalle sue ricchezze materiali, ma anche dal suo comportamento quotidiano verso il suo vicino e dobbiamo chiederci se negli ultimi anni la nostra società dimostri davvero il suo volto migliore.
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