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In una vignetta memorabile della serie americana "Hagar, il vichingo" un monaco chiede al protagonista: “Hagar, se potessi scegliere, quale sceglieresti, il potere, l’oro o la felicità?”. Il monaco si meraviglia quando Hagar dice "il potere" e gliene chiede il motivo. Il vichingo gli risponde “Perché con il potere prenderei l’oro e sarei felice!”. Quella scena ancora mi fa ridere e ci penso ogni volta che si parla di politica.
In italiano è facile capire il senso della parola potere perché la utilizziamo più volte ogni giorno, cioé è la capacità di compiere un’azione. Però, in un mondo che chiede sempre di più dai suoi governanti abbiamo anche l’obbligo di chiederci, cosà può fare il potere?
Naturalmente tratteremo le democrazie in giro il mondo perché, come sappiamo, nelle dittature non esistono limiti al potere che troviamo nei sistemi politici moderni, come anche ai suoi abusi. Senza scordare il ruolo delle lobbies che meriterebbe un articolo a parte.
Prima dobbiamo distinguere la differenza essenziale tra capo di Stato e capo di governo. Di solito il capo di Stato ha un ruolo di garanzia e non di governare ed esempi sono l’Inghilterra con la sua monarchia costituzionale e l’Italia dove il presidente della Repubblica non governa e questi non sono certamente gli unici. In altri paesi, come gli Stati Uniti, una persona detiene entrambi le posizioni e i cittadini di questi paesi eleggono direttamente il capo del governo.
In quei paesi dove i due ruoli sono separati le varie costituzioni cercano di evitare un eventuale conflitto costituzionale tra capo di Stato e capo di governo e di conseguenza il capo di governo non è eletto direttamente dal voto popolare. Nel caso del sistema Windsor utilizzato da molti paesi del Commonwealth Brittanico, come l’Inghilterra, l’Australia e il Canada dove il capo di governo è automaticamente il capo del partito di maggioranza della Camera dei Deputati e dunque sempre un parlamentare. Nel caso italiano il capo di governo è nominato dal Presidente della Repubblica e deve ottenere la fiducia dal parlamento e in questo caso il capo di governo non deve essere necessariamente un parlamentare. Naturalmente esistono altre forme politiche, ma queste bastano per fare il nostro discorso.
Malgrado le differenze tra i sistemi parlamentari, tutte le democrazie hanno in comune l’elezione dei loro parlamentari e tutte hanno un rito preciso, quello dei candidati che promettono agli elettori quel che farebbero nel caso di vittoria. Una volta eletto il nuovo capo di governo dovrebbe avere l’obbligo di mantenere le sue promesse e mi sembra quasi banale dire che fin troppo spesso non è proprio cosi. Il motivo è semplice. Nelle democrazie esistono controlli per assicurare che i parlamentari non abusino dei loro poteri decisionali, sia nei limiti delle spese che entro i limiti costituzionali e in particolare la separazione dei poteri che è la base fondamentale di qualsiasi sistema democratico.
Il primo problema ovviamente è quello di far approvare le nuove proposte di legge e la finanziaria. Dopo una vittoria schiacciante il nuovo capo di governo potrebbe trovarsi con una camera disposta ad approvare ogni sua proposta, ma nella maggioranza dei casi non è cosi e la legge viene approvata con modifiche. In questi ultimi anni abbiamo la prova schiacciante del costo di queste modifiche nei tentativi di modificare il sistema parlamentare ed elettorale del nostro paese in un parlamentato diviso dove è impossibile trovare una maggioranza fissa e funzionale e dove spesso partiti sono spaccati al loro interno per motivi personali, oppure di corrente. Troppo spesso la legge approvata è molto diversa dalla proposta originale.
Infine la legge non entra automaticamente in vigore al momento della sua approvazione, ma solo dopo la firma del Capo di Stato che deve controfirmare ogni nuova legge.
Questo è il primo controllo perché il capo di Stato deve assicurare che la legge sia applicabile entro i limiti stabiliti dalla costituzione nazionale e dalle esigenze finanziarie, cioè che ci siano i soldi in banca per poter pagare le spese della legge. Questo è il motivo per il quale i nostri presidenti sono sempre persone di grande esperienza giuridica e parlamentare, perché solo cosi sarebbero in grado di poter identificare quel che gli inglesi chiamano “il diavolo” nei dettagli...
Ma non sempre questo controllo rivela eventuali conflitti di poteri e dunque dopo tempo entra in azione l’ultimo controllo, quello della Corte Costituzionale, la più alta del paese composta da esperti costituzionali. Ogni paese ne ha la sua versione, negli Stati Uniti si chiama la Supreme Court, in Inghilterra e i paesi britannici la High Court. Questa corte ha la voce finale in qualsiasi contestazione costituzionale e le sue decisioni hanno il potenziale di cancellare leggi per intero, oppure cancellare o imporre modifiche a intere sezioni di una legge.
Queste decisioni sono vincolanti e di solito sono quelle più importanti per un paese. Sappiamo tutti delle modifiche alla Costituzione degli Stati Uniti, ma quanti sappiamo che spesso sono il frutto diretto di decisioni della loro High Court? In Italia fu la Corte Costituzionale che impose la parità di diritto di maschi e femmine in quelle leggi, come la legge di cittadinanza, che davano certi diritti ai maschi e non alle donne. La prossima volta che sentiamo di decisioni della Corte Costituzionale dobbiamo ricordare che sono normali in qualsiasi democrazia e che fanno parte fondamentale di un sistema democratico funzionante.
Ovviamente non tutti i politici sono felici di questi controlli perché credono che il mandato popolare sia abbastanza per far approvare qualsiasi legge venga proposta. E proprio per questo motivo il ruolo delle controfirme e le alte corti sono essenziali per garantire che i nostri governanti agiscano entro i limiti costituzionali.
Ma qual è il ruolo di noi cittadini oltre il voto? La risposta è semplice, il nostro ruolo è di tenere in mente quel che dicono i candidati durante una campagna elettorale e di capire quali progetti sono attuabili e quali non. Perché votare un candidato che propone progetti e programmi ovviamente non attuabili? Ma il nostro ruolo non deve finire con la scheda elettorale in giorno dell’elezione.
In un mondo perfetto il ruolo dei cittadini sarebbe anche quello di tenere d’occhio quel che fanno i nostri rappresentanti e di pretendere spiegazioni per eventuali promesse disattese, oppure per leggi bocciate dal Capo di Stato o le alte corti. Dobbiamo controllare le loro azioni sia al governo che all'opposizione per sapere se sono degni di essere rieletti, oppure meritano un’altra legislatura a governare.
Il potere vero è nelle nostre mani con la scheda elettorale e troppo spesso scordiamo che abbiamo anche il potere di cacciarli alla fine della legislatura. Perché dobbiamo sprecare queste opportunità e rifiutare di votare?
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