 | i gatti neri e le streghe |
La parole che utilizziamo quotidianamente hanno origini e storie che dicono molto della Storia dell’Uomo, considerato che ogni lingua contiene parole straniere. Conosciamo tutti le parole di origini latine, greche, inglesi, francesi e italiane che ormai fanno parte del vocabolario mondiale, ma solo poche parole russe hanno fatto questo passo. Una di queste è pogrom.
Secondo il vocabolario Treccani pogrom vuol dire distruzione o devastazione, ma poi spiega che la parola vuol dire qualunque azione di persecuzione esercitata contro minoranze etniche o religiose con l’appoggio più o meno manifesto dell’autorità centrale. La spiegazione è semplice e tragica.
Come molti altri paesi la Russia zarista aveva regole severe verso la sua minoranza ebrea che era strettamente limitata ai vari ghetti sparsi per il paese. Il motivo non era tanto per controllare gli ebrei quanto per fornire un mezzo di sfogo per la maggioranza ortodossa e dunque cristiana dell’impero. Gli abitanti dei ghetti erano facilmente identificabili perché le leggi oltre a stabilire dove dovevano abitare obbligavano loro come dovevano vestire e parlare. Così diventavano bersagli facili per le persecuzioni regolari che le autorità zariste istigavano regolarmente.
Queste autorità utilizzavano le persecuzioni, ossia pogrom, per assicurare che la maggioranza povera avesse un bersaglio per la loro rabbia per qualsiasi motivo, sia per debiti, che per motivi politici. Infatti i contadini erano incoraggiati di sfogarsi contro gli ebrei, che spesso erano chiamati deicidi per dare una motivazione pseudoreligiosa per i molti morti. Con il tempo la parola si estese oltre i confini della Russia per entrare nel vocabolario internazionale per descrivere persecuzioni violente.
Incredibilmente, la parola deicida non è ancora sparita del tutto, malgrado il fatto che la chiesa cattolica abbia da tempo rinunciato ufficialmente all’antica accusa verso gli ebrei e solo nel 2011 Papa Benedetto scrisse un libro ripudiandola.
Un altro esempio di persecuzione mirata si trova nel periodo della peste nera in Europa nel 300 che ispirò il Decamerone di Boccaccio. Secondo gli storici, venti milioni di europei morirono a causa di quella malattia misteriosa e mortale. Naturalmente la popolazione cercò un capro espiatorio per quel che era considerato un castigo di dio e il bersaglio in questo caso erano le donne considerate streghe. Purtroppo, nell’ignoranza della popolazione generale dell’epoca questa ondata di odio verso le donne diventò il motivo per cui la peste dilagò ancora di più.
Di fatto i “giustizieri” ammazzarono anche milioni di gatti neri che consideravano i “famigliari” delle cosiddette streghe nonostante fossero proprio questi gatti il miglior modo per controllare la vera causa della malattia, i ratti che non solo la portarono in Europa sulle navi mercantili, ma erano anche il mezzo che la sparse per tutto il continente.
Nel mondo moderno sarebbe facile diridere l’ignoranza degli europei terrorizzati della morte nera, come i contadini russi che volevano ammazzare gli assassini di Cristo, ma oggigiorno in giro per il mondo vediamo come la varie lingue continuano a essere manipolate per giustificare persecuzioni, o per avanzare progetti politici estremisti.
Negli anni dopo gli attacchi delle Torri Gemelle del 2001 Osama Bin Laden, il capo di Al-Quaeda, nei suoi regolari messaggi si riferiva agli occidentali come crociati. La parola non era scelta a caso perché lui sapeva che tra quelli che abitano nella zone che una volta era chiamata la “Terra Santa” ci sono ancora ricordi di stragi e orrori degli anni dei Franchi e del regno di Gerusalemme. Bin Laden voleva sfruttare questi ricordi per arruolare nuove reclute al suo esercito terroristico.
Le parole sono armi potenti e con un semplice cambio di parole o frase un politico, un religioso, o un dittatore può cambiare come vediamo intere categorie di persone. Siano una categoria di cittadini, che nemici durante la guerra, oppure, come vediamo in questo periodo di crisi di profughi, verso quei disperati che rischiano la morte per fuggire da zone di guerra e di altri disastri.
Il grande autore George Orwell nel suo 1984 descrive perfettamente la facilità con la quale parole e linguaggi possono essere cambiati per mutare le percezioni e persino la memoria della popolazione. Egli scriveva in un periodo dove non esisteva ancora internet e questo mezzo ha solo aumentato il potenziale di manipolare la popolazione.
Allo stesso modo internet sta aiutando anche a creare davvero il mondo descritto da Ray Bradbury in Fahrenheit 451, un mondo dove i vigili del fuoco bruciano i libri perché il governo aveva deciso che erano pericolosi perché incoraggiavano la popolazione a pensare e dunque erano da proibire.
L’usanza sempre più estesa di fare messaggi brevi troppo spesso significa che gli utenti dei siti internet non leggono tanto gli articoli interi, quanto i messaggi mirati e ingannevoli dei titoloni disegnati per attirare attenzione. I messaggi manipolati in questo modo hanno due scopi. Il primo di attirare “click” al sito che viene pagato da Google e i portali in base agli utenti che ci accedono. L’altro motivo è ancora più subdolo e dunque pericoloso. Gli autori cercano di influenzare, oppure mutare le opinioni della popolazione verso soggetti controversi.
Inizialmente il bersaglio principale era la categoria dei politici con i memes che sbeffeggiano i più conosciuti. Però nei tempi recenti il bersaglio sta diventando sempre più spesso la categoria meno capace di reagire agli attachi virtuali, i profughi e i nuovi immigrati nei paesi occidentali.
Controllando siti come Facebook e Twitter vediamo come le parole utilizzate sono scelte intenzionalmente per disinformare, oppure per fare crescere il disagio dei lettori. In molti casi è facile controllare le notizie date e i titoloni ingannevoli, ma pochi lo fanno e di conseguenza notizie false o manipolate girano facilmente, fin troppo spesso tra gente che crede davvero nei titoloni falsi. Ci vuole solo una lettura veloce dei giornali per vedere l’effetto di questo uso mirato del linguaggio.
Come sempre in questi casi, come per il razzismo e i pregiudizi di tutti i generi, la soluzione è molto facile, almeno sulla carta, l’educazione. Purtroppo le ultime statistiche dell’analfabetismo funzionale di una sempre più grande percentuale della popolazione del paese fanno capire che siamo già in ritardo e che dobbiamo agire il più presto possibile.
Il prezzo di non agire è molto più alto del costo di attuare le misure necessarie, perché il linguaggio sempre più estremo e fanatico che vediamo ogni giorno fa aumentare il rischio di violenza fisica nella societá europea. Infatti, abbiamo nella nostra memoria recente nei Balcani un esempio di quanto la violenza covi sotta la pelle degli europei, come anche nel conflitto attuale tra la Russia e l’Ucraina.
Il nostro continente ha sofferto troppo la violenza nel corso dei secoli e speravamo che ne avessimo trovato la soluzione, ma nessuna soluzione funziona per sempre e dobbiamo stare attenti che la nostra società non si trovi di nuovo a ripetere gli sbagli tragici del passato.
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