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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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04 Agosto 2015
Cultura o non cultura, questa è la questione
di Gianni Pezzano



Cultura o non cultura, questa è la questione
Amici miei

Tra le molte feste nella Romagna in questo periodo dell’anno la città di Russi ci offre un tocco particolare con il suo Festival Internazionale del Folklore che s’è svolto questo weekend. Come dice il nome, la manifestazione non solo ci presenta gruppi folkloristici italiani, ma anche gruppi importanti da altri paesi. Malgrado problemi causati dal tempo il Festival è stato di nuovo un bello spettacolo per il pubblico e ha anche fornito qualcosa da considerare della promozione della nostra Cultura, sia in Italia che all’estero.

 

Domenica sera il primo gruppo a esibirsi è stato Irìzema da Bova Marina della provincia di Reggio Calabria. Il paese fa parte della costa grecanica dove chi ci passa nota subito che i nomi delle vie sono in italiano e in greco classico, come giusto che sia per un luogo nel cuore della Magna Grecia.

 

Il terzo ballo presentato dal gruppo era d’interesse particolare perché raccontava la vita  dei suoi pastori e mostrava chiaramente quanto fosse duro fare quel mestiere fondamentale. In particolare, la rappresentazione della lotta tra il vecchio capo dei pastori e il giovane pretendente al posto. Come mi ha confermato dopo Peppe il capo del gruppo, il ballo fa capire come le faide che hanno tormentato tanto certe zone del nostro paese non risalgono solo al passato recente.

 

Mentre guardavo il ballo mi sono ricordato di un dibattito ricorrente quando abitavo in Australia a riguardo della promozione della Cultura italiana. Ci vuole poco per capire che questi dibattiti quasi sempre si dividono tra due pareri diversi. Da una parte quelli che pensano soltanto all’Alta Cultura, come la lirica, la letteratura, come anche i grandi registi cinematografici e dall’altra parte quelli che difendevano la Cultura popolare.

 

Infatti, nel corso degli Stati Generali della Lingua Italiana a Firenze l'ottobre scorso abbiamo visto una versione particolare di questo dibattito dove la stragrande maggioranza dei relatori e partecipanti era ovviamente schierata in favore dell’Alta Cultura. La prova definitiva era nelle parole di un rappresantante della RAI che ha dichiarato l’intenzione di trasmettere più lirica all’estero. Questo malgrado l’appello di Renzo Arbore ai partecipanti il giorno prima di utilizzare la musica pop italiana, soprattutto i suoi grandissimi cantautori, per iniziare il percorso degli studenti della nostra lingua all’estero che li portebbe poi ai capolavori.

 

Arbore continua ad avere ragione. Per poter capire per bene le grandi opere letterarie, cinematografiche e liriche italiane bisogna avere una conoscenza avanzata della nostra lingua. Il cinema italiano fornisce un esempio classico dell’importanza di capire questo limite, Amici Miei il capolavoro di Mario Monicelli che festeggia il suo quarantesimo anniversario in questi giorni.

 

Nessuno in Italia metterebbe in dubbio le scene e battute ormai diventate cult in questo paese, come anche il dialogo che spesso mette insieme risate e amarezze per rivelare le disgrazie della vita che sono all’origine delle zingarate dei protagonisti. Benché alcune scene non abbiano bisogno di spiegazione, come quella della stazione, altre hanno bisogno di una grande conoscenza  della lingua per essere apprezzate. Purtroppo, il film è  poco conosciuto e apprezzato all’estero proprio perché ha delle batutte e scene intraducibili in altre lingue e non solo le leggendarie supercazzole di UgoTognazzi. E questo discorso vale altrettanto per altri aspetti della nostra Cultura.

 

Introdurre la lirica agli studenti della lingua italiana all’inizio del loro precorso linguistico rischierebbe solo di intimidirli. Per questo il consiglio di Arbore era saggio e importante. I grandi cantautori sono anche poeti e introdurre la musica e soprattutto le parole di artisti come De André, Dalla, De Gregori e Cocciante non solo aprirebbe le porte a nuovi artisti per gli studenti, e non solo all’estero, ma insegnerebbero loro anche come la lingua italiana è capace di sfumature e messaggi bellissimi a chi ha le capacità di capirli.

 

Questo sarebbe il primo passo importante per vedere la lingua come un mezzo per aprire nuovi orizzonti agli studenti che eventualmente li porterebbe ad affrontare la lirica senza il timore di non capire il linguaggio bello, ma arcaico, dei libretti.

 

Sarebbe facile per qualcuno dire che gruppi come Erìzema fanno parte di una cultura minore, ma per secoli questa era la cultura della grande maggioranza della popolazione del nostro paese. Perciò questi gruppi hanno un ruolo vitale per capire aspetti importanti del nostro passato.

 

Inoltre, il ballo dei pastori non solo dimostra la violenza che a volte scoppiava tra di loro, sia per gelosia che per avere il controllo delle greggi, ma spiega che non sempre l’enorme emigrazione da alcune regione italiane  era causata da catastrofi, o guerre. E chissà la meraviglia degli emigrati da queste zone che campavano con pochi ettari di terreno a vedere i vasti terreni potenzialmente a disposizione in paesi come l’Australia, gli Stati Uniti e l’Argentina? Non dovremmo meravigliarci che persone capaci di trarre sostentamenti di vita da un terreno povero nei loro paesini di nascita siano stati capaci di ottenere successo nei vasti territori dei nuovi paesi di residenza.

 

La Cultura ha sempre un ruolo importante per il nostro paese, anche se spesso non la sfruttiamo al massimo. La nostra industria turistica non sarebbe arrivata a certi livelli senza i nostri tesori artistici, però abbiamo categorie di Cultura che il pubblico internazionale deve ancora scoprire. Anzi, direi che abbiamo rami di cultura che i residenti in Italia devono ancora scoprire e il Festival di Russi ne è un esempio eccellente.

 

Però sarebbe banale ridurre il dibattito tra Grande e Piccola Cultura, in fondo la Cultura italiana comprende tutti gli aspetti della nostra vita. Comprende lo sport, come comprende i quiz televisivi e i nostri mercati in piazza ogni settimana. Poi, possiamo scordare il ruolo della cucina nella vita e dunque nella Cultura italiana? Limitare il discorso a solo pochi aspetti non fa giustiza a una verità profonda del nostro paese che spesso scordiamo.

 

Non siamo il paese culturale più imporante semplicemente per le opere d’arte, la lirica, la letteratura e il cinema. Siamo il paese culturalmente più importante perché abbiamo una varietà di realtà all’interno dei nostri confini che solo la Cina, un paese geograficamente molto più grande, ci può contestare.

 

Abbiamo un paese capace di offire molto di più ai turisti internazionali di quel che abbiamo fatto fino ad ora. Infatti, le manifestazioni come quelle di Lugo e Ferrara Buskers che inizierà il 22 agosto prossimo ci fanno capire che siamo molto più ricchi di quel che sappiamo. Ma solo se ci ricordiamo che Cultura non si limita a solo poche cose, ma a tutto quel che facciamo.

      








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