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28 Luglio 2015
Uno scontro tra Roma e la Cina non impossibile
di Gianni Pezzano



Uno scontro tra Roma e la Cina non impossibile
Dragon Blade

Sta per arrivare un nuovo film del popolare attore, regista cinese Jackie Chan che sta godendo grandissimo successo all’estero. Dragon Blade (titolo originale, Tian jiang xiong shi) racconta uno scontro mai avvenuto tra l’Impero Romano e la Cina. Benché racconti una campagna militare mai accaduta la trama del film nasconde un mistero storico affascinante.

 

Infatti, storici e archeologici cercano da decenni verifiche di una presenza romana nella Cina preimperiale. Questa vicenda dimostra che spesso la Storia ci sorprende più della fantasia degli scenografi e il caso dei legionari romani non è l’unica sorpresa storica che il cinema ci fornisce.

 

Marco Licinio Crasso era l’uomo più ricco di Roma anche se, tutto sommato, il suo successo politico non era mai ai livelli dei suoi beni o delle sue ambizioni. Come tutti i politici dell’epoca lui desiderava riconoscimento per la sua bravura militare e non aveva mai accettato di buon grado l’ovazione concessagli dal Senato per la sua vittoria contro Spartaco e i suoi gladiatori ribelli.

 

Perciò, nel 54 a.C.  decise di fare una campagna orientale con una forza di oltre quarantamila soldati per confrontarsi con un nemico terribile, i Parti. Crasso capì subito che era una sfida militare ben più difficile di combattere una schiera di gladiatori. Inizialmente seppe affrontarli, ma nel 52 a.C. a Carre i legionari romani imparono che le loro tattiche non erano efficaci contro un nemico che non solo era mobilissimo, ma capace di tirare in modo micidiale dalla sella. Dopo aver visto con orrore la testa del figlio su una lancia nemica Crasso fu costretto a negoziare una resa, ma il negoziato finì male  e Crasso morì, insieme a oltre quattromila legionari. Un disastro enorme per Roma.

 

Inoltre, secondo Tacito, almeno diecimila legionari furono catturati dai Parti e sono proprio questi soldati che sono alla base della storia della presenza romana in Cina.

 

 

I Romani trattavano male i loro prigionieri, non solo li vendevono come schiavi, ma per tradizione, il trionfo di un generale romano finiva con l’umiliazione e morte ingloriosa per i capi nemici sconfitti. Questo fu il destino del celebre Vercingetorige dopo le Guerre Galliche vinte da Giulio Cesare. Per questo motivo i romani consideravano morti i legionari catturati a Carre.

 

Per fortuna dei legionari la tradizione dei Parti era ben diversa. Per loro i prigionieri erano un bene da sfruttare e come meglio sfruttare soldati disciplinatissimi che utilizzarli come mercenari? Così, stando ad alcuni storici, questi legionari si trovarono a combattere per il loro ex nemico ai confini con la Cina dove affrontarono le forze del regno cinese di Han.

 

Una prova suggestiva viene dal ritrovamento di un racconto cinese dell’epoca che descrive l’uso del nemico di una tattica sconosciuta che l’autore chiamò a squama che somigliava molta al celebre testudo che soltanto i romani utilizzavano. Inoltre, nella regione cinese di Gansu della Cina esisteva una città che si chiamava Lijian, curiosamente il nome che i Cinesi dell’epoca utilizzavano per Roma.

 

Il fatto che i cinesi sapessero di Roma non deve sorprenderci. Sappiamo che i Romani avevano la seta che poteva venire soltanto dalla Cina, ma i contatti tra i poteri non erano diretti. Alcuni storici ritengono che il motivo per cui i Parti non volessero permettere il passaggio dei Romani nei loro territori fosse proprio per proteggere la Via della Seta che ovviamente già esisteva e che era senza dubbio una fonte di guadagno per i Parti.

 

La tradizione popolare di Gansu ritiene che siano discendenti di soldati romani e difatti molti di loro hanno occhi verdi e tratti somatici occidentali. Una ricerca scientifica della popolazione dimostra che il 54% dei residenti ha tracce di DNA europeo, anche se questo non è ancora una prova definitiva che avessero avi romani.

 

Inoltre, scavi archeologici hanno trovato reperti e palazzi insoliti per le tradizioni cinesi. Gli scavi continuano ancora lentamente e non abbiamo ancora la certezza di questa teoria ma le indicazioni sembrano indicare una base storica per il film di Chan. Ma questo non è l’unico film cinese a farci capire che conosciamo poca la Storia di altri continenti.

 

Il film cinese La Battaglia dei Tre Regni narra la storia di una battaglia vera del periodo chiamato “dei Tre Regni” durante l’espansione dell’Impero verso il sud nel secondo secolo dopo Cristo. Le forze del sud numeravano circa cinquantamila soldati e le stime per quelle imperiali arrivano fino a ottocentomila, in ogni caso una disparità enorme. Incredibilmente la battaglia fu vinta dal sud che distrusse con barche incendiarie la flotta imperiale che conteneva le forze del nord. Le riprese della battaglia dimostrano in modo realistico come si svolse la battaglia. Una storia affascinante e, malgrado la sua lunghezza, un film che merita d’essere visto.

 

Come dimostra anche un altro film cinese L’Imperatore e l’assassino che racconta un incidente nella vita del Primo Imperatore. Già allora esistevano in quel continente eserciti enormi e una civiltà sofisticatissima. Questo imperatore è quello con la tomba  di terracotta protetta dall’esercito e il mondo intero aspetta con curiosità per vedere cosa contenga. In base ai documenti storici questa tomba sarà la più grande mai scoperta nel mondo. Come il caso dei legionari romani, il tempo ci darà la risposta alle nostre supposizioni.

 

 

L’ultimo esempio che ci dimostra un volto storico sconosciuto viene da un film indiano, Jodhaa Akbar, oppure La sposa dell’Imperatore, che ha come protagonista l’Imperatore Moghul Jalaluddin Mohammad Akbar (cioè il Grande), considerato tuttora l'Imperatore più importante del paese. Furono i suoi sudditi indù a dargli il soprannome in onore della sua tolleranza verso i non musulmani, una tolleranza religiosa sconosciuta all’epoca e non solo in India. Un altro fatto sorpendente sul protagonista è che non sapeva leggere perché era dislessico e si faceva leggere i documenti dai suoi assistenti. Secondo le fonti, aveva una memoria prodigiosa e dunque questa presunta debolezza non ebbe effetto sulle sue capacità di gestire il suo impero.

 

Nel vedere questi film bellissimi viene quasi da pensare che, come paese, abbiamo perso la capacità di produrre film simili. Per fortuna il successo di botteghino e di critica di Il Racconto dei Racconti del regista Matteo Garrone ci fa capire che non è cosi, manca il coraggio dei produttori di rischiare i loro investimenti. Però i successi internazionali dei film nominati è la prova che sono ancora popolari al pubblico nazionale per cui dobbiamo rischiare di più e non solo per fare film di successo.

 

Questi film non sono solo un mezzo importante per far conoscere la nostra Storia e magari per incoraggiare i giovani a saperne di più. Esiste un motivo altrettanto importante per produrli. I cinesi e gli indiani ci dimostrano che questi film sono il mezzo perfetto per far vedere al mondo le glorie delle loro culture e di conseguenza hanno creato un mercato turistico enorme.

 

E noi, che abbiamo il patrimonio culturale più grande del mondo, non siamo capaci di fare meglio? 

 








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