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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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24 Luglio 2015
Il giudizio quotidiano
di Gianni Pezzano



Il giudizio quotidiano
Stephen Hawking
Ulysses S. Grant
Antonio Meucci

Come esseri umani, siamo sempre pronti a giudicare. Ogni giorno sentiamo commenti da qualcuno in casa di un vicino, di un personaggio che vediamo alla televisione, oppure di un caso che leggiamo sui giornali. 

 

Però, come società, come dobbiamo giudicare una vita? Da un momento, oppure dalla somma degli atti dell’individuo alla fine del suo percorso terrestre? Ogni caso è diverso e non tutti hanno la stessa risposta.

 

Ogni tanto vediamo un personaggio scomodo alla televisione. Si muove su una sedia a rotelle, non riesce più a parlare normalmente e può comunicare solo tramite la tastiera attaccata al suo mezzo di trasporto. In una società dove la bellezza fisica è esaltata sempre di più non dubito che, a vedere quest'uomo brutto sullo schermo televisivo, che tanti membri del pubblico cambino canale per vedere qualcosa di più gradevole. Purtroppo, come troppo spesso accade, le apparenze ingannano.

 

L’uomo nella sedia a rotelle che crea questo disagio si chiama Stephen Hawking ed è considerato uno dei fisici più importanti della Storia. La sua vita è straordinaria, non solo per le sue capacità mentali, ma anche per la sua forza di carattere che lo ha aiutato a superare una malattia debellante che di solito uccide dopo pochi anni e alla quale invece continua a resistere da decenni.

 

Il caso di Hawking ci fa capire che giudicare le persone per l’aspetto fisico non è altro che un atto superficiale. L'intelligenza non è scritta sul viso, ma si trova tra le opere e nella vita di ogni individuo. In questo Hawking sarà sempre giudicato un successo e un uomo da conoscere.

 

Quest’anno Eddie Redmayne ha vinto il premio Oscar come migliore attore protagonista per la sua interpretazione di Hawking nel film “La Teoria del Tutto”. Sarebbe interessante sapere i pensieri di Hawking nel vedere la sua vita raccontata sullo schermo gigante, ne varrebbe davvero la pena.

 

Non sarà facile per nessuno portare il nome di un bugiardo famoso. Peggio ancora per un uomo di trentadue anni costretto a dimettersi da una carriera militare sotto il sospetto d’essere un alcolista. Per i sei anni dopo tentò di farsi una carriera, soprattutto per trovare il modo di sfamare sua moglie e i loro quattro figli, ma dopo anni di fallimenti in imprese di vario genere ancora si trovava sotto la tutela della famiglia, un’onta per l’ex bravo soldato. Chissà quante volte in quel periodo fu trattato come il bugiardo omonimo.

 

Con lo scoppio della guerra civile nel suo paese tornò sotto le armi per riprendere la carriera interrotta. Malgrado i sospetti di molti a causa dei loro dubbi legati alla reputazione di bevitore cominciò ad ottenere vittorie. Infatti, era l’unico generale del suo esercito che riusciva ad ottenerle e a non subire sconfitte enormi. Al commento di un suo consigliere che non poteva promuoverlo di grado la risposta del Presidente fu fulminante, “Non posso sbarazzarmi di lui, Combatte!”. Poi all’ennesima lamentela, mai confermata, che avesse iniziato a bere di nuovo il Presidente rispose nel suo modo laconico, “Se sapessi cosa beve regalerei un barile a ciascuno dei miei generali”.

 

In seguito il Presidente Abraham Lincolm incaricò il Generale Ulysses S Grant del ruolo di comandante dell’esercito federale degli Stati Uniti contro l’esercito degli Stati Confederati in ribellione. Insieme a un altro generale controverso, William Temucseh Sherman, Grant otterrà la vittoria che porrà fine dalla Guerra Civile e sarà proprio lui ad accettare la resa dell’esercito confederato dal suo contraparte, il famoso Robert E Lee. Dopo la guerra il suo nome non fu più soggetto a dubbi e critiche. E in seguito fu eletto come il sedicesimo presidente degli Stati Uniti.     

 

Troppo spesso vediamo persone in un periodo particolare della loro vita e le giudichiamo in base a quel momento e quello stato. Non pensiamo che noi tutti abbiamo la capacità di superare i pregiudizi e le debolezze per ottenere risultati che altri non sono capaci di fare. Ora Ulysses S Grant è ricordato come un generale vincente e un capo militare brillante, tanto quanto il suo omonimo classico. Per quel che riguarda le bugie, lasciamo agli storici la decisione se fosse un bugiardo come il guerriero greco.

 

A volte nemmeno nella morte possiamo definire definitivamente se una persona avesse avuto una vita di successo o fallimentare. Un caso del genere coinvolse un nostro connazionale Antonio Meucci e soltanto una decisione del Congresso Americano porrà fine a un dubbio legittimo della Storia.

 

Meucci emigrò in Cuba dove ebbe una carriera di successo, ma fu colpito gravemente dalla malattia della moglie. Per potere rimanere in contatto con lei dallo studio mentre lei era a letto inventò il suo Teletrofono, in effetti il telefono moderno, ma non ne fece il brevetto. In seguito si trasferì negli Stati Uniti e si mise in contatto con, tra molti personaggi, Alexander Graham Bell. La lunghezza dell’articolo non permette di spiegare tutta la Storia tra Bell e Meucci. Tra accuse di furto e peggio il caso finì in tribunale, ma i mezzi finanziari di Bell e la tragica morte di Meucci prima della fine del processo segnarono la fine della controversia e il nome di Bell finì nei libri di Storia come l’inventore del telefono. Almeno così sembrava allora.

 

Per fortuna, la storia di Meucci non finì con la sua morte. Nel corso dei decenni la gente cominciava a capire che la Storia non era proprio quella raccontata dei libri e iniziò una procedura di lobbying, particolarmente da parte di esponenti della comunità italiana degli Stati Uniti, per dare il giusto credito all’inventore fiorentino. Finalmente, l’11 giugno del 2002 il Congresso degli Stati Uniti con un voto mise ufficialmente fine alla controversia votando che, in effetti l’italiano fu l’inventore del telefono.

 

Purtroppo Meucci non potè vedere questa fine, ma il suo caso è la prova di quanto la Storia possa essere ingiusta. Non fu l’unico inventore a non essere riconosciuto, spesso invenzioni vengono scoperte da persone diverse e in luoghi distanti senza contatto tra di loro e di solito la Storia riconosce l’inventore in base a chi registra per primo il brevetto. Nel caso di Meucci, il coraggio e  l'insistenza dei suoi sostenitori poterono correggere l’ingiustizia.

 

Tre storie diverse tra di loro, la prima di pregiudizi in base alla apparenze, la seconda di come un uomo può superare problemi personali e la terza di come l’inganno può distruggere la carriera di chi merita riconoscimento. Tutte e tre legate alla nostra capacità di giudicare le persone senza sapere tutti i dettagli della loro vita.

 

La prossima volta che vediamo qualcuno e abbiamo la tentazione di giudicarlo per un modo particolare di esprimersi, per il suo comportamento, oppure per qualche dettaglio che ci dà fastidio, ricordiamoci che giudicare è facile, ma è difficile, se non addirittura impossibile, rimuovere gli effetti di un giudizio fatto in fretta.  








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