 | Don Camillo e Putin |
Per quanto io adori i film di Don Camillo non riuscivo a vedere "Il Compagno Don Camillo" senza seguire col mio tablet le notizie del referendum dalla Grecia e poi la vicenda tragica dell’ultimo filmato dell’ISIS in Siria. Durante questa serata di dramma politico e risate sullo schermo mi sono reso conto non solo che due generazioni separano le notizie e il film, ma che in questi cinquant’anni il mondo non è poi cambiato cosi tanto quanto potrebbe sembrare dalle immagini in bianco e nero.
Esiste in francese un detto celebre, Plus ça change, plus c'est la même chose, cioè più le cose cambiano, più rimangono uguali. I problemi e le situazioni non cambiano, ma quel che cambia sono le nostre percezioni del mondo in cui abitiamo e sono proprio queste percezioni che cambiano di generazione in generazione.
Una generazione separa il 1965 del film alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 che segnò la fine di quell’Unione Sovietica che Peppone e i suoi compagni, almeno pubblicamente, osannavano nei libri di Giovanni Guareschi e i film che ne sono seguiti. Mentre usciva quel film nessuno avrebbe scommesso che l’Unione Sovietica non avrebbe visto la fine del Millennio e che le tensioni razziali e religiose soppresse sotto la dittatura sovietica sarebbero esplose. Ma a una generazione della caduta del Muro, quanti giovani d’oggi capirebbero i riferimenti in quel film e i suoi simboli? Sicuramente pochi. Vediamo ora cosa è successo nel corso di queste due generazioni. Nel 1965 il mondo aveva ancora nella sua memoria la Battaglia di Budapest del 1956 e solo tre anni dopo, il mondo temerà la stessa fine della Primavera di Praga. Nel corso di quello stesso 1965 India e Pakistan combatterono la loro seconda guerra in 17 anni e ne combatteranno un’altra solo pochi anni dopo che vedrà la creazione del Bangladesh dalla sezione orientale del Pakistan.
E questa non fu la sola Guerra combattuta in quell’anno. Nel 1965 il mondo guardava con preoccupazione l’intensificazione della guerra in Vietnam con gli Americani convinti che perdere quella guerra avrebbe portato a un’Asia internamente comunista. Solo due anni dopo scoppierà la guerra civile che portò il nome del Biafra che dimostrava che il continente africano non aveva ancora trovato il suo assetto post coloniale definitivo e sappiamo dalle ondate di profughi oggi che il mondo non è ancora riuscito a trovarlo.
Nel 1965 negli atenei europei cominciavano a radunarsi gli studenti che poi avrebbero guidato le proteste studentesche del 1968 dalle quali nacquero i gruppi terroristici in Italia e la Germania. In quel periodo i palestinesi subirono, da parte dei paesi arabi, le ultime umiliazioni che porteranno alla stagione dei dirottamenti di aerei e la tragedia degli atleti israeliani uccisi alle Olimpiadi di Monaco. E in Irlanda del Nord crescevano le tensioni tra cattolici e protestanti che porteranno ad attentati e assassinii, compreso quello del Lord Louis Mountbatten, eroe di guerra inglese e zio del Principe Filippo. Con la caduta del Muro tutti pensavano che la fine dei conflitti, aperti e nascosti, tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avrebbe portato una nuova pace mondiale. Sappiamo tutti che non fu cosi.
Ma la cosa che colpisce nel rivedere gli sviluppi della politica internazionale non dal 1965, ma persino dal 1765, è che vediamo gli stessi paesi e luoghi apparire in epoca dopo epoca come antagonisti della scena internazionale. Nell’anno del bicentenario della sconfitta napoleonica a Waterloo vediamo, oltre la Francia, la Prussia (ora Germania), la Russia e l’Inghilterra come protagonisti della politica internazionale. Gli stessi paesi delle due guerre mondiali e ora sono nel centro della nascita della nuova Europa, anche se con priorità e tattiche diverse. Nello scenario internazionale l’Afghanistan non è mai sparito del tutto, non solo in questi due secoli e mezzo, ma persino tornando al tempo di Alessandro Magno. Vediamo il Medioriente, come anche il Mediterraneo sono sempre nel centro di tensioni e non sappiamo ancora dove il futuro ci porterà.
Oggi o paesi africani sono ancora teatri di guerre e di stragi e sono le ex colonie dei paesi europei che non riescono a prevenire le violenze e i morti. Questi paesi portano non sempre gli stessi nomi da quando appartenevano alle potenze coloniali, ma sono sempre l’origine di tensioni internazionali. Nei paesi democratici moderni i cittadini votano i loro leader, ma in alcuni paesi esiste ancora la tendenza a fare politica oscura dove emerge l’uomo "forte", invece di un capo di governo. Questo è il caso della Russia dove gli Zar regnavano per secoli, poi dopo la loro caduta entrò la dittatura di Stalin prima e del Politburo poi. Dopo la fine del Politburo il paese non è riuscito a resistere a lungo senza trovarne un altro in Vladimir Putin. Il paradosso di questa situazione è che dopo la caduta del sistema sovietico con tutte le speranze per un futuro democratico, questo uomo forte è venuto dal KGB, il simbolo più terribile del potere sovietico.
Nel mezzo secolo dal film di Don Camillo abbiamo assistito al vero ritorno in scena della Cina come potenza mondiale, dopo un secolo soggetta a paesi stranieri come le potenze coloniali, seguite dal Giappone e infine dall’Unione Sovietica. Nel periodo di Mao, soprattutto durante il periodo delle purghe, il paese non era capace di sfruttare la forza della sua popolazione, ma ora tutto è cambiato. Ora la Cina cerca di riprendersi il suo posto nel sole, come fecero i paesi Europei nell'800 e di conseguenza gli Stati Uniti e agli altri paesi importanti dell’Oceano Pacifico devono programmare le loro politiche estere in base alla mosse del drago cinese.
Giovanni Guareschi scrisse i suoi libri di un piccolo mondo della Val Padana e cercava di descrivere i personaggi che conosceva e le inconsistenze del loro comportamento come allegorie della politica italiana degli anni 50. Ma nel guardare questo film abbiamo la prova che Guareschi aveva visto fin troppo bene le forze e le debolezze dell’essere umano e non solo italiano.
Non sarebbe difficile trasportare le sue opere nel mondo d’oggi. Un autore avrebbe bisogno di poco per trovare personaggi stravaganti non solo nell'Italia di oggi, ma nella politica mondiale. Dopo tutto, nei romanzi di Don Camillo e Peppone l’ombra del Baffone, ossia Stalin, era sempre presente proprio come vediamo ora col comportamento di Putin. Se vediamo incidenti e la Storia ripetersi nel nostro mondo il motivo è semplice. A svolgere queste azioni sono sempre essere umani con tutti i loro pregi e tutti i loro difetti. Per fortuna, da tanto in tanto escono personaggi capaci di superare i propri limiti e di imporre nuove idee e percezioni e cosi la nostra civiltà, anche se lentamente, va verso il futuro con idee nuove.
Sarebbe interessante sapere chi sarà ricordato tra due generazioni come la persona che ha cambiato per il meglio questo nostro mondo del 2015.
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