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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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22 Maggio 2015
Tutte le voci d'Italia
di Gianni Pezzano



Tutte le voci d'Italia
L'italo-americano

L’Italia parla con tante voci e non tutte provengono dal Bel Paese. 

Con i primi emigrati italiani sono iniziati anche i primi giornali in lingua italiana. Negli Stati Uniti per esempio, ci sono giornali di lingua italiana, come L’Italo-Americano di Los Angeles, che hanno oltre un secolo e che continuano a fornire notitizie dal Bel Paese ai loro lettori.

 

Alcuni di questi giornali sono stati fondati da imprenditori italiani, altri dalla chiesa e altri persino da partiti e altri gruppi politici, spesso associati a partiti politici italiani. Comunque siano nati, tutti questi giornali hanno l’obiettivo di fornire notizie dall’Italia e, con la crescita delle comunità italiane in questi paesi, di notizie comunitarie e di personaggi del luogo. Con il passare del tempo sono nate anche stazioni radio e televisive di lingua italiana e alcune bilingue.

 

Ma il ruolo di questi mezzi di comunicazione è in costante sviluppo a causa dei cambiamenti demografici del loro pubblico. La morte naturale della prima generazione e l’arrivo delle nuove generazioni significa che il numero di lettori in lingua italiana è in continuo ribasso, come anche di coloro che hanno una conoscenza diretta del paese dei genitori e dei nonni.

 

Dunque i direttori di questi giornali devono tenere presente i cambi di generazioni ed è una sfida non facile da compiere. Peggio ancora in un clima dove non ci sono più gli aiuti economici del governo italiano per tenere in vita queste testate.

 

Tra gli oriundi esiste una voglia enorme di mostrare l’orgoglio delle loro origini, ma i giornali di lingua italiana, almeno nella loro forma originale, attualmente non forniscono i mezzi per poterlo esprimere. Peggio ancora, non esistono i mezzi di fornire notizie d’interesse in un modo facilmente comprensibile per chi non capisce bene la lingua italiana.

 

I tagli dei fondi governativi per docenti e insegnanti italiani all’estero e per l’insegnamento della lingua in generale certamente non incoraggiano i discendenti di italiani a imparare la lingua e di conseguenza mettono a rischio l’esistenza a lungo termine dei giornali e le altre forme di mass media di lingua italiana all’estero.

 

La soluzione non si trova solo nel produrre i giornali italiani in versioni bilingue. Tecnicamente è abbastanza facile, ma non risolve i problemi delle notizie da mettere nei giornali che, prima di tutto devono informare in modo efficace i lettori, ma soprattutto serve anche come incoraggiamento a imparare la lingua e dunque anche ad aumentare la voglia di vedere il paese di origine dei genitori e dei nonni.

 

Chi ha amici di origine italiana all’estero sul social media, specialmente su Facebook, avrà visto le pagine dedicate all’Italia da emigrati e i loro figli da tutti i continenti. Queste pagine non solo forniscono un mezzo per potere esprimere il loro orgoglio, ma anche per capire come l’Italia è vista all’estero.

 

Queste pagine ci danno un’altra voce pubblica d’Italia che nessuno avrebbe immaginato nemmeno un decennio fa. Però la nascita di questi siti potrebbe essere la chiave per ridare vita ai giornali di lingua italiana.

La prima cosa che colpisce quando guardi questi siti è il numero di persone che vi aderiscono. Non si tratta di numeri limitati, ma di tante aderenze che spesso vanno nelle decina di migliaia e oltre. I cognomi di chi fa commenti non sempre sono italiani, ma diventa ovvio dalla lettura che sono tutti, chi più chi meno, discendenti di emigrati italiani. I commenti non sono solo in italiano, ma anche nelle lingue dei paesi di residenza degli autori.

 

La seconda cosa che colpisce è di vedere le immagini che utilizzano per illustrare il Bel Paese. Ovviamente i monumenti e le città più conosciuti, come di squadre italiane di calcio, attori famosi e, molto spesso, immagini di moda e di un’automobile particolare, la Ferrari. Nel caso degli attori, certi siti americani includono attori italiani di origine italiana come Al Pacino, James Gandolfini e Robert De Niro per citarne soltanto tre.

 

Naturalmente la cucina italiana ha un posto d’onore in tutti questi siti, ma spesso i piatti mostrati non sarebbero riconosciuti dai residenti in Italia. Ci vogliono pochi minuti per capire che spesso i piatti in mostra sono versioni locali di piatti italiani. Infatti, niente mostra meglio i cambi di tradizioni tra gli emigrati quanto la cucina. La mancanza di certe verdure italiane, formaggi e altri ingredienti all’estero, come anche nuovi ingredienti non disponibili in Italia vuol dire che i piatti cambiano da paese a paese. Ma sono i piatti che gli emigrati mangiano in casa e dunque, per i loro figli sono piatti italiani al 100% e non raramente si offendono per qualsiasi suggerimento che non lo sono.

 

Sarebbe facile criticare questi giornali e siti come fornitori di luoghi comuni e le solite immagini d’Italia, ma il motivo non è legato semplicemente alle difficoltà di comprensione degli oriundi, ma anche come le notizie e informazioni vengono trasmesse all’estero.

 

Senza dubbio questi siti trasmettono l’orgoglio delle origini e la voglia di sapere di più del Bel Paese. Sappiamo che è già un mercato enorme per i produttori italiani, ma potrebbe essere ancora più grande. Però, questi siti sono limitati proprio perché la visione d’Italia degli autori delle pagine è ristretta. Loro non conoscono la Storia del paese, non hanno i mezzi per potersi informare meglio, soprattutto in altre lingue e, per motivi legati ai sistemi scolastici dei loro paesi, non hanno la capacità tecnica in italiano per poter fare le ricerche nella nostra lingua.

 

Per poter assicurare che questo mercato internazionale continui a crescere nel futuro l’Italia deve prima di tutto assicurare che i giornali di lingua italiana non svaniscano e, allo stesso tempo, deve cominciare a fornire notizie per queste pagine sul social media per riempire i vuoti ovvi.

 

Infatti, le notizie provenienti dal nostro paese devono tener conto dei limiti del pubblico internazionale. Per esempio, utilizzare aggettivi come “meneghino” in riferimento a Milano, o “estense” per Ferrara non fa altro che confondere il lettore inesperto e rendere più difficile il lavoro del traduttore all’estero. Fonti come la RAI e le agenzie giornalistiche non solo devono scegliere le notizie politiche e di cronaca, ma anche articoli e servizi su altri aspetti della vita italiana e in modo che racconti una visione dell’Italia che spesso  all’estero non conoscono.

 

Ma questi passi non si devono limitare a fornire notizie solo all’estero. Dobbiamo anche cominciare a fare conoscere le realtà degli oriundi in Italia. Le voci all’estero appartengono al Bel Paese quanto le voci provenienti dalla nostra Penisola. La loro Storia fa parte fondamentale della nostra Storia e merita essere ricordata e studiata.

 

In parlamento c’è una proposta legge per insegnare la Storia dell’emigrazione italiana nelle scuole. Un’iniziativa lodevole, ma da sola non basta. Dobbiamo fare di più e non dobbiamo aspettare l’approvazione di questa legge per agire. Cominciamo già ora a rivedere come presentiamo l’Italia all’estero cosi le nostre voci saranno sempre più numerose.         








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