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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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01 Maggio 2015
Parole scritte sull'acqua
di Gianni Pezzano



Parole scritte sull'acqua
Indro Montanelli

Il grande giornalista Indro Montanelli diceva che la memoria degli italiani dei loro autori è scritta sull’acqua e dunque destinata a sparire pochi anni dopo la loro morte. Purtroppo, come in molti dei suoi articoli, aveva ragione e come prova che a quattordici anni dalla sua morte i ragazzi, che oggi sono a scuola, sanno poco o niente di lui. Sebbene l’Italia regolarmente esalti certi grandi autori come Dante, Petrarca, Goldoni e Macchiavelli, ce ne sono molti altri che sono stati scordati dal paese.

 

Il Corriere della Sera degli anni 40, 50 e 60 aveva una scuderia straordinaria di giornalisti che diventarono autori importanti per il nostro paese. Naturalmente uno era Montanelli stesso, ma i suoi compagni di lavoro in quei decenni si chiamavano Eugenio Montale, Dino Buzzati,Guido Piovene, Curzio Malaparte, Andrea Brancati, come anche Luigi Barzini padre e figlio.

 

Tutti nomi di autori importanti, uno persino Premio Nobel per la letteratura e tra questi nomi Montale è l’unico che fa parte fisso del curriculum scolastico del paese. Infatti, sarebbe interessante sapere quanti studenti oggi a scuola potrebbero dire chi erano gli altri e quali libri scrissero.

 

Questa memoria corta tocca tanti, troppi nomi. Anni fa, su consiglio di amici, ho cercato La Gente d’Aspromonte di Corrado Alvaro,  paesano di mio padre, che mi avevano descritto come il capolavoro dell’autore calabrese più importante. Il libro è considerato il migliore sulla vita della Calabria che fu e ci dà un ritratto prezioso della sua società. Finalmente l’ho trovato, ma solo dopo tre viaggi in Italia e visite in tante città dove tutti mi dicevano che Corrado non era in stampa. Finalmente l’ho comprato, ma era di seconda mano in  una bancarella in piazza a Imola. I miei amici avevano ragione, il libro è davvero un capolavoro e valeva la pena trovarlo. L’unica tristezza è che era così difficile da trovare, un vero peccato per il lettore.

 

In un paese che fa della sua Cultura un tesoro questa tendenza di scordare i suoi autori è un mistero. Come i nostri grandi pittori e scultori, gli autori contribuiscono a creare il ritratto del paese da decennio a decennio e da secolo a secolo. Le nostre vite brevi non ci fanno vedere direttamente i mutamenti enormi del paese nel corso della Storia, ma i libri tengono vivi i ricordi della vita dei nostri avi.

 

 

Leggere La Pelle di Curzio Malaparte significa capire cosa voleva dire vivere in una città sotto controllo di soldati stranieri con i comportamenti inconsueti e i compromessi morali necessari per sopravvivere, un libro scomodo per tutti. Infatti, chi leggesse il libro non si meraviglierebbe di sapere che Totò tolse il saluto all’autore in segno di offesa per il  modo impietoso con il quale l’autore descrisse Napoli.

 

L’Innocente di Gabriele D’Annunzio ci porta nella società aristocratica della Belle Époque italiana, come un libro relativamente recente, Padre Padrone di Gavino Ledda, ci insegna la vita dei pastori sardi degli anni sessanta che ormai è quasi sparita. Potrei andare avanti per pagine con autore dopo autore, ma l’elenco sarebbe enorme e anche un pò deprimente nel notare quanti ce ne siamo scordati.

 

Come facciamo a ricordare questi autori e tenere vivi i ricordi di loro e delle loro opere? Naturalmente una parte della soluzione comprende il sistema scolastico. Però, dobbiamo essere realisti e capire che il numero di libri che gli studenti possono leggere senza far soffrire gli altri soggetti è limitato.

 

I giornali avrebbero un ruolo importante come parte della soluzione. Come fanno con le opere di cantanti e registi che ormai sono parte integrante delle varie testate, potranno aumentare il numero di collane dedicate ad autori e non limitarsi a qualcuno come abbiamo visto fino ad ora. E nemmeno questo è sufficiente.

 

Una grande parte della soluzione è di assicurarci che questi autori siano conosciuti non soltanto in Italia, ma anche all’estero. Purtroppo il numero di lettori internazionali della nostra lingua non è grande, anche tra coloro che vorrebbero leggere i volumi dei loro predecessori, i discendenti degli emigrati italiani. Per questo motivo, come primo passo, dobbiamo incoraggiare al massimo la traduzione e vendita degli autori italiani in altre lingue.

 

Potrebbe sembrare un paradosso, ma tradurli in altre lingue è il passo fondamentale per far conoscere di più e dunque far ricordare nel futuro i nostri grandi autori. Nel cercare lettori nuovi dobbiamo fornire i libri nelle lingue del mondo. Aumentare le vendite delle versioni tradotte di questi libri non solo farebbe aumentare la conoscenza di questi autori, ma avrebbe anche altri effetti positivi per il paese.

 

Il primo effetto sarebbe di incentivare i lettori ad imparare l’italiano per poter leggere le opere al loro meglio. Ovviamente il secondo effetto, e non è da poco, sarebbe di aumentare le vendite di libri che di conseguenza diventeranno fonte di guadagno per tutto il paese e aiuterebbe le case editrici italiane che sono un crisi a causa del livello basso di vendite di libri in Italia.

 

So per esperienza diretta le difficoltà nel cercare di tradurre opere in altre lingue, non solo per motivi tecnici legati alle differenze tra lingua, ma anche e soprattuto per motivi legali. Non tutti coloro che ne mantengono i diritti vogliono vedere le opere uscire dal paese in altri lingue. Come poi non è sempre facile trovare chi sia proprietario dei diritti degli autori e spesso non rispondono nemmeno alle richieste per poter fare il lavoro.

 

Benché nessuno metta in dubbio i poteri legali dei proprietari dei diritti, non voler trattare edizioni straniere di libri e  non rispondere a eventuali richieste di fare edizioni internazionali delle nostre opere importanti, fanno male sia alla memoria degli autori che al paese stesso. Senza scordare poi la perdita di eventuali guadagni dalle vendite.

 

Le opere importanti, siano letterarie che artistiche, non appartengono soltanto a chi ne mantiene i diritti. Queste opere appartengono a tutto il paese, fanno parte della nostra identità nazionale. Alcune opere definiscono all’estero cosa vuol dire l’Italia. Un esempio lampante di questa identificazione è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sia come film che come libro.

 

Siamo tutti fieri d’essere italiani e gran parte di questo orgoglio viene dal sapere il contributo che i nostri concittadini hanno dato in tutti i rami dell'esistenza, dove l’Arte e la Letteratura hanno posti di privilegio. Non dobbiamo scordare questi contributi, anzi, abbiamo l’obbligo di esaltarli.

 

Mettiamo in mostra i nostri autori al mondo. Non nascondiamoli negli scafali delle nostre biblioteche, ma mettiamoli a disposizione in ogni paese del mondo così, finalmente, i lettori internazionali potranno scoprire questo nostro tesoro sottovalutato.








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