 Esattamente trent’anni separano gli eventi che in Italia e in Australia onorano il 25 aprile. In ciascun caso l’evento è legato ad un guerra ed in entrambi i casi questi avvenimenti storici fanno parte dell’identità nazionale di questi paesi. Però, l’identità nazionale non si basa solo su un singolo aspetto ed è destinata a cambiare col tempo.
Il 25 aprile, esattamente cento anni fa, truppe australiane fecero parte dello sbarco alleato a Gallipoli in Turchia. Gli australiani, insieme ai loro “cugini” ormai ex-coloniali, i Neozelandesi, avevano formato il corpo, ora riconosiuto come ANZAC (Australia and New Zealand Army Corps) e combattevano al fianco di soldati di altri paesi come il Regno Unito e la Francia. Come dimostra benissimo il film “Gli Anni Spezzati’ del regista Peter Weir, la battaglia fu un disastro che costò a Winston Churchill il posto del Ministro della Marina. I due paesi erano diventati indipendenti solo pochi anni prima e ricordano questa data come il giorno che furono riconosciuti come nazioni, invece di ex-colonie.
Le immagini del soldato Simpson che con il suo asino aiutava i feriti e le imprese eroiche dei soldati ora fanno parte della Storia. Nei cento anni dopo questo sbarco soldati australiani hanno partecipato ad altre guerre in Europa, in Africa e in Asia. In ogni caso i discorsi dei politici fanno riferimento alla spirito di Anzac Day, come ora si chiama il 25 Aprile nei due paesi. Insieme alle imprese sportive questi ricordi ora fanno parte di quel che tanti considerano l’identità nazionale australiana.
Nel caso italiano, il 25 aprile commemora la lotta per la Liberazione dall’occupazione tedesca settant’anni fa e per tanti dimostra la capacità di lottare per la libertà contro un invasore crudele. Tragicamente, al suo fianco c’erano soldati che parlavano l’italiano e lottavano per un’altra visione del paese. La lotta fu aspra e tanti orrori furono compiuti da entrambe le parti. Purtroppo, a causa di un’amnistia invocata per motivi politici, italiana e internazionale, nessuno fu mai processato per delitti compiuti nel nome della Patria. Perciò il paese non ha mai processato ufficialmente questi delitti, tanto meno punito i resposabili e ogni anno in questa occasione sentiamo i soliti discorsi di chi erano i veri colpevoli e chi i veri patrioti.
Sia in Italia che in Australia questa data viene onorata con sfilate, cerimonie con corone ai monumenti ai caduti e saluti militari. I politici parlano di come la nazione fu forgiata nel crogiolo di guerra e che dobbiamo ricordare le lezioni del passato. I discorsi fanno riferimento a valori comuni, ma in Italia evitano il fatto che non tutti questi valori sono riconosciuti e ci sono persone, persino nel mondo politico, che non considerano i fautori della liberazione come eroi.
Sarebbe facile, anche se vero, dire che sono capricci della Storia. Come sappiamo tutti, la Storia è in continuo sviluppo e non è insolito aspettare decenni, se non addirittura secoli, per sapere cosa sia successo davvero in alcuni episodi storici. Nel caso del 25 aprile italiano la data non è poi cosi lontana nel tempo da avere ancora echi nella coscienza nazionale. Peggio ancora, ci sono quelli di entrambi le parti politiche che non cercano di verificare la veracità della Storia, ma di sfruttarla per banali motivi di opportunismo politico.
La migliore medicina per queste retoriche è il tempo. Ormai non ci sono più i soldati che hanno combattuto negli orrori della Grande Guerra e basta dare un’occhiata ai giornali per vedere che pian, piano stanno sparendo anche i testimoni diretti degli episodi di quel che solo decenni dopo venne riconosciuto come il peggiore dei mali, una guerra civile. Sentiremo solo nei documentari e nei libri di Storia le testimonianze dirette.
Questi mutamenti fanno parte della storiagrafia e sono inevitabili. Un esempio si vede nel numero di libri su Napoleone dove ogni autore dà la propria interpretazione a episodi della sua vita e alle battaglie vinte e perse. Chissà se l’Imperatore riconoscerebbe la Battaglia di Waterloo in alcuni volumi, la singola battaglia più studiata nella Storia?
I paesi cambiano con il tempo e anche in questo i due paesi hanno un punto in comune che nessuno si sarebbe aspettato due decenni fa. Prima in Australia e ora in Italia, l’arrivo di immigrati sta cambiando la società. Per gli australiani l’arrivo di immigrati sin dall’immediato dopo guerra da paesi non anglosassoni ha portato grandi cambiamenti nel paese e non solo nella composizione sua popolazione e di conseguenza anche nella sua identità nazionale che comprende ogni aspetto della vita, come le sue lotte politiche. Questa identità comprende i contributi che i cittadini danno in tutti i campi.
La Cultura italiana non si identifica solo con Leonardo e Michelangelo e il periodo del Rinascimento. Come il paese stesso, la Cultura cambia col tempo e non solo con l’arrivo di nuove tecnologie e innovazioni, come il cinema, la televisione, ma con l’arrivo dei nuovi artisti di tutti i tipi. Si identifica anche in Verdi, Rossini nella lirica, con in Fabrizio De André e Lucio Dalla tra i tanti cantautori. Dante e Macchiavelli non sono gli unici grandi autori della Storia in un paese dove anche Pirandello, Montale e Quasimodo hanno dato contributi fondamentali. Renzo Piano ha lasciato il suo segno nell’architettura mondiale negli ultimi decenni quanto la Cupola di Brunelleschi ha lasciato il suo sul panorama di Firenze.
Anche l’Australia conta divi e autori, artisti e scienziati che hanno contributo a far conoscere il loro paese al mondo. Joan Sutherland, Patrick White, Howard Florey e Peter Weir per dirne soltanto alcuni sono tutti personaggi che hanno contribuito a dare un nuovo significato a cosa vuol dire essere australiano. Poi, non bisogna scordare gli immigrati come l’italiano Franco Belgiorno-Nettis che hanno dato contributi importantissimi allo sviluppo economico del paese e come fece lui nell’industria, così hanno fatto innumerevoli altri immigrati e i loro figli in tutti i campi della vita australiana.
I premi Nobel vinti da italiani e australiani non solo nel campo della letteratura, ma anche nei campi scientifici fanno onore ai loro paesi e dunque aggiungono valore a unicità alla loro identità nazionale.
Non si può dare solo a una data e un evento storico il merito d’aver creato il valore fondamentale al paese. Queste date storiche non sono che un pezzo del mosaico che lo definisce. Per quanto possano dispiacere o creare controversie temporanee le dispute su certi personaggi o momenti sono dibattiti che non cambiano cosa vuol dire essere italiano o australiano, come anche essere americano, cinese o russo.
L’identità nazionale del paese comprende il bene e il male perché non dobbiamo scordare niente del passato. Dobbiamo riconoscere tutto ciò che è stato fatto dal paese e nel suo nome perché solo cosi capiamo chi siamo e da dove veniamo.
|