 Sin dai primi giorni di scuola noi figli di italiani in Australia abbiamo cominciato a sentire le barzellette. Non ho dubbi che i miei coetanei nei paesi anglosassoni le abbiano sentite anche loro.
“Quali sono i libri più piccoli della Storia? Il Libro degli eroi italiani di guerra e il Libro delle vergini italiane”, “Quante marce hanno i carri armati italiani? Sei, una in avanti e cinque retromarce”, “Perché gli uomini italiani (lo dicevano anche dei greci e i turchi) portano tutti i baffi? Per assomigliare alle loro madri”, “Perché le donne italiane si vestono sempre di nero? Per poter uscire la notte e rapire i bambini”.
Queste alle scuole cattoliche, prima dalle suore e poi dai monaci. Figuriamoci cosa dicevano alla scuole pubbliche nelle zone popolari della città! Benché le prime due riferissero chiaramente alla Seconda Guerra Mondiale, versioni di queste barzellette, aggiornate alle esigenze moderne ancora circolano nelle scuole e in luoghi pubblici come pub e campi sportivi.
Erano offensive e da condannare allora e lo sono ancora ancora di più oggi quando i bersagli sono i nuovi immigrati nel paese. Particolarmente le nuove comunità di origini musulmane, spesso gruppi di profughi da guerre e disastri nei loro paesi.
Però, sono da condannare ancora di più quando le barzellette e commenti del genere sono detti in italiano in riferimento ai nuovi immigrati in questo paese. Peggio ancora, quando a dirle sono personaggi di spicco.
Sarebbe facile e persino banale dire che la Costituzione Italiana garantisce parità di trattamento a tutti nel paese, senza guardare passaporti e certificati di nascita. Però, la legge non vuol dire niente se manca il rispetto verso il nuovo arrivato. Un cittadino italiano che emigra all’estero si trova con gli stessi diritti dei cittadini del suo nuovo paese di residenza, come è naturale e giusto. Non esiste motivo che non debba succedere qui.
Sarebbe facile da dire che i nuovi arrivati devono rispettare la nostre usanze e che l’Italia deve rimanere uguale. Però, basta guardare su Facebook le pagine dedicate alle comunità italiane in Australia e negli Stati Uniti e quanto hanno contribuito per questi paesi, con ristoranti, artisti e architetti per dirne soltanto tre, per capire che il cambio significa avere nuovi residenti nel paese e dunque che sono inevitabili. Non è una sconfitta della nostra Cultura, ma l’arrivo di nuovi elementi che ci renderanno tutti più ricchi.
Sarebbe facile dire che le barzellette sono solo motivo per ridere che in fondo non fanno male. Purtroppo, nemmeno questo è vero. Il trattare il vicino come un essere diverso, pretendere che abbia un timbro da “clandestino”, da “vu cumbrà”, da “sambo”, o da “gorilla” come si sente di volta in volte e come, tristemente, si legge sui social media, non vuol dire che questa persona sia di seconda classe e dunque non merita gli stessi diritti di tutti gli altri. Chi ha letto la Storia sa che questo è il primo passo verso una dittatura, sia di sinistra che di destra e quindi da evitare.
In vari paesi esiste il reato di incitamento all’odio razziale e attualmente nel parlamento ci sono tentativi di introdurlo in Italia. È un soggetto delicato, perché sarebbe in contraddizione con il diritto di libertà di espressione che è colonna portante delle democrazie moderne. Però, non dobbiamo scordarci che il diritto più importante è la parità dei diritti dei cittadini. Libertà di espressione non vuol dire libertà di offendere, oppure di negare diritti.
Basta leggere i giornali e guardare i telegiornali per capire che l’arrivo dei nuovi immigrati in questo paese ha creato scompiglio e confusione. Però, tanti di noi scordiamo che questo stato di confusione e scompiglio non è nuovo al paese. È raccontato con bravura da Luchino Visconti nel film “Rocco e i suoi fratelli” che racconta l’emigrazione di milioni di meridionali nel nord industriale del paese.
“Non conoscono (o rispettano) le nostre tradizioni”, “Non capiamo cosa dicono”, “Cucinano con olio e non burro”, “Non mangiano come noi”. Tutte frasi che questi immigrati italiani in Italia avranno sentito centinaia di volte e in alcuni casi sentono ancora oggi. Sicuramente a scuola si dicevano barzellette per prenderli in giro e denigrare i nuovi alunni con accenti e cadenze meridionali. Poi, agli occhi di tanti non erano italiani, ma terroni.
Nel guardare questo periodo importantissimo del paese dopo i disastri dell’ultima guerra mondiale vediamo non soltanto che è possibile superare le diffidenze e i pregiudizi, ma che in effetti l’Italia l’ha già fatto.
Le sfide da affrontare non sono in fondo cosi diverse da quelle affrontate negli anni 50 e 60 dell’ultimo secolo. Vediamo gruppi di immigrati che hanno culture e tradizioni diverse, ma in fondo cercano le stesse cose che cercavano i nostri genitori e nonni quando hanno lasciato i loro paesi per andare nel nord, o all’estero. Cercano una vita nuova per i loro figli.
Le differenze di lingua sono davvero cosi diverse dalle differenze tra il siciliano e il milanese, il pugliese e il romagnolo o il calabrese e il piemontese? Credo proprio di no. Le differenze di religione si risolvono con il rispetto degli altri, da entrambi le parti, e non da prendere in giro o di cercare di limitarne i diritti.
Nel guardare le Pagine Facebook sulle comunità italiane in vari paesi di tanto in tanto si vedono foto agghiaccianti. Non dei naufraghi raccontati cosi bene da Gian Antonio Stella, ma ancora più orrende.
Queste foto sono dei linciaggi che emigrati italiani hanno subito in vari paesi. Negli Stati Uniti i casi erano molti, in un caso di undici italiani linciati a Tallulah di New Orleans nel 1891 e di almeno otto italiani linciati e ad Aigues-Mortes in Francia nel 1893. Tristemente, non erano gli unici linciaggi, come anche di casi giudiziari basati su nazionalità e senza prove concrete di cui il più famoso era senza dubbio il processo ed esecuzione di Sacco e Vanzetti negli Stati Uniti nel 1927.
Questi sono il costo delle barzellette sugli immigrati. Il disprezzo e la paura del volto nuovo creano le condizioni di fare cose impensabili. Le battutte, gli scherzi di pessimo gusto, le barzellette rendono più facile vedere lo straniero non più come persona, ma come un oggetto.
Come tutte le democrazie moderne, l’Italia è basata su una pilastro importantissimo, il rispetto per le legge e i suoi principi fondamentali. Come possiamo dire di rispettare la costituzione se non rispettiamo il principio più importante, il rispetto per il nostro vicino e per i suoi diritti?
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