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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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07 Aprile 2015
La prima domenica del mese
di Gianni Pezzano



La prima domenica del mese
Il rinnovato
Museo Egizio

La domenica di Pasqua quest’anno è stata la prima domenica del mese e dunque i musei nazionali erano tutti aperti gratuitamente al pubblico. I notiziari e i siti internet dei giornali erano pieni delle immagini che, ancora una volta, premia la decisione di Dario Franceschini di aprire i musei una volta al mese. Finalmente una parte della popolazione comincia a capire i tesori custoditi in tutti i musei del paese. Meglio ancora, Pasquetta ha dimostrato una continuazione della tendenza.

 

Però, la domanda viene spontanea e senza senso critico verso il ministro che sarà il primo a riconoscere la validità del quesito. Bastano al paese le file che vanno al museo una vota al mese perché non si deve pagare per entrare? Purtroppo, la risposta deve essere  negativa.

 

I musei, nazionali e non, le gallerie d’arte e le pinacoteche comunali hanno responsabilità enormi, non solo verso il paese, ma anche verso il mondo intero perchè proteggono un patrimonio storico-culturale senza paragoni. Questi luoghi custodiscono oggetti e documenti che tracciano tutta la Storia del Bel Paese e  proteggono capolavori artistici che il mondo ci invidia. Purtroppo, sono anche sottovalutati da parte di troppi cittadini, peggio ancora da politici che dovrebbero essere i primi a fornire gli aiuti necessari, non a mantenere l’attuale livello di servizio, ma per trovare i mezzi necessari per farli ingrandire.

 

I musei, le gallerie d’arte, le pinacoteche e tutti i luoghi connessi ad essi sono le facce più ovvie della Cultura Italiana e dobbiamo ancora capire fino in fondo che la Cultura non è una faccia bella da mostrare nelle occasioni importanti, ma se è gestita a dovere la nostra Cultura è anche soldi e posti di lavoro per il paese intero.

 

Quel pubblico che la domenica di Pasqua ha fatto la fila per entrare nei musei in tutto il paese ha visto quel che è esposto nelle sale e nei corridoi. In alcuni casi, come il Museo Egizio di Torino, le esposizioni sono state completamente rinnovate nel recente passato, ma in troppi casi quelle esposizioni non cambiano da anni se non da decenni.

 

Poi, quel che il pubblico non vede sono i pezzi conservati nei sotterranei e in depositi perché non c’è spazio nei musei per esporli. Quel che non vede sono i pezzi che hanno bisogno di restauri urgenti e non esistono i mezzi di poterlo fare a dovere. Peggio ancora, il tempo è crudele e il numero di pezzi da restaurare è destinato ad aumentare da giorno a giorno sia per la loro età, che per le condizioni in cui sono stati conservati.          

I pezzi dei musei non appartengono solo ai musei stessi e in un certo senso non appartengono allo Stato. Ogni pezzo di ogni museo e galleria del paese appartiene ai cittadini. Sono fonte di orgoglio per i lavoro dei nostri avi e sono il segno del contributo che hanno dato alla Cultura del mondo.

 

Perciò non basta andare ogni tanto a vedere un museo la prima domenica del mese perché non dobbiamo pagare per entrarci. Se davvero teniamo ai nostri tesori dobbiamo cominciare a capire che, come le nostre auto e case, hanno bisogno di cure e di manutenzioni e di luoghi adatti a conservarli per bene e non in modo superficiale, come anche di esporli al meglio.

 

Se non siamo noi a cominciare a valorizzare questi luoghi, come possiamo pretendere che i turisti vengono in Italia a vederli? Se noi cittadini non cominciamo a frequentare regolarmente questi luoghi e pagare per il privilegio di visitarli,come possiamo stupirci quando i politici continuano a tagliare i fondi necessari per svolgere restauri dei capolovari danneggiati e per migliorare i luoghi che li proteggono?

 

Dovremo ricordarci che i soldi spesi nei musei e nelle gallerie d’arte non sono soldi spesi a vuoto e che, a lungo termine, ripagheranno gli investimenti con profitto.

 

Basta vedere Parigi con il Louvre e il Quai d’Orsée, San Pietroburgo con l’Hermitage e New York con il suo MOMA e il Guggenheim per capire che queste città hanno costruito una grande parte del loro successo turistico proprio su questi luoghi e che sono stati proprio i turisti a fornire i soldi spesi per ingrandirli e farli diventare ancora più importanti. Se lo fanno gli altri, sempre con collezioni enormi di opere italiane, come mai non ne siamo capaci noi?

 

Poi, scordiamo che i turisti non spendono soldi solo per entrare nei musei e le gallerie. Spendono soldi per il loro alloggio, per mangiare nei nostri ristoranti, per taxi e mezzi pubblici, per i souvenir e per le guide che li accompagnano nei loro giri, come anche per visitare altri luoghi non direttamente legati ai siti culturali.

 

In parole povere, fare venire più turisti in Italia significa creare lavoro e far entrare più soldi nel nostro paese. Fornire siti che attirano turisti, oltre anche ad aumentare il numero di italiani che visiterebbero questi posti nel futuro, aiuterebbe a trovare i soldi che non riusciamo a investire nei livelli necessari per conservare quel che abbiamo già esposto, tanto meno permetterci di pensare di ingrandire a dovere i palazzi che custodiscono le opere.

 

Si, la decisione di aprire i musei al pubblico una volta al mese in questo modo ha un ruolo importantissimo nel far capire al pubblico generale quanti tesori ci circondono e che non avevamo mai visto prima. Però non dobbiamo illuderci che da solo basti a garantire che nel futuro potremmo ancora vederli in uno stato degno del loro valore.

Dobbiamo agire con decisione a trovare i fondi per poter valorizzare i nostri tesori. Dobbiamo incoraggiare cittadini a frequentare i musei e gallerie e  investire anche piccole somme per aiutare a finanziare il loro futuro. Noi cittadini dobbiamo far capire ai politici che i soldi spesi per la Cultura sono importantissimi e che devono trovare i mezzi per poterlo fare perché l’aumento di turismo darebbe lavoro ai nostri figli. Ma i politici devono anche rendere più facile per le società italiane nel contribuire per i  musei e le gallerie d’arte e di rivedere il sistema di agevolazioni finanziarie per contributi economici per scopi culturali per renderlo più facile e attirare somme più grandi.

 

Siamo italiani e una grandissima parte del nostro orgoglio nazionale viene dalla nostra Cultura. Smettiamo di pensarci solo una volta al mese e cominciamo a pensarci a tempo pieno per poterla godere nel futuro al massimo e in tutta la sua gloria.








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