Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Giovedì 06 novembre 2025    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - SocietàGianni Pezzano

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

13 Marzo 2015
Scelte di vita
di Gianni Pezzano



Scelte di vita
Guelfi e Ghibellini

Oggi, per l’ennesima volta, qualcuno ha fatto un commento sul fatto che io sia venuto in Italia in un’epoca in cui tanti sognano di trovare un posto all’estero e non pochi di questi proprio nell’Australia che ho lasciato. Sarebbe facile rispondere, anche quando è vero come nel mio caso, che casa è dove si trova il cuore, ma come tante cose nelle vita quotidiana la risposta è più complicata.

 

La vita non ci da mai una strada privilegiata, bisogna lavorarci sopra. Dobbiamo capire cosa vogliamo e cosa ci rende felici. In questo la scuola svolge un ruolo importante perché ci fa capire quel che ci interessa e quello dove abbiamo delle capacità particolari. Ma la scuola non può fare più di tanto, la vera maestra è la vita stessa.

 

La decisione di lasciare il paese di nascita non è facile e ricostruire una vita non è che uno dei prezzi. Lasciare parenti e amici che conosci da una vita è un prezzo duro da pagare. Ti rendi conto della distanza tra continenti, capisci che perdere contatto diventa inevitabile, malgrado tutta la buona volontà di scriversi o parlarsi regolarmente. Si, rimangono l'amicizia, ma cambia il rapporto e chi parte non vede i segni del tempo nei propri cari e, peggio ancora, non sempre li rivede più.

 

Comunque, gli effetti dei cambiamenti non possono mai essere soltanto negativi. In compenso il trasferimento può dare cariche che non riuscivi a trovare più nel vecchio paese, nuove sfide nella quotidianità, come anche amici nuovi.

 

Nel caso mio e di altri come me, nati da genitori emigrati, un aspetto fondamentale della vita non cambierà mai. Come ho spiegato nel mio primo articolo ero, sono e sarò sempre uno straniero, non potrebbe essere altrimenti. Il mio nome e il mio inglese mi hanno definito in Australia, come il mio accento in italiano mi segna come oriundo in Italia.

 

Non me ne vergogno, definiscono quel che sono e quel che sono capace di fare. Anche se volessi, non potrei mai cambiare questa parte del mio essere. Per questo quando qualcuno mi chiede, come spesso accade appena sente il mio accento, rispondo che sono italo-australiano. In fondo è la verità. Porto dentro di me due paesi e chi legge i miei articoli sa che cerco di tenere fede al mio ideale che i figli degli immigrati sono i migliori ponti per creare rapporti tra paesi.

 

Poi, un aspetto del trasloco mi ha colpito. Spesso non ti rendi conto quanto sia bella la tua città. In Australia avevo la fortuna di incontrare regolarmente turisti e immigrati italiani e di poterli portare in giro, in quel modo venivo sempre spinto a riconoscere le bellezze che mi circondavano. Dall’altra parte, qui in Italia vedo ogni giorno qualcosa di nuovo e spesso rimango meravigliato delle tante scoperte.

 

Purtroppo, troppi italiani non apprezzano davvero le bellezze che ci circondono e noto come gli abitanti spesso perdono di vista la loro realtà. Nella pagina Facebook dedicata alla città dove abito inevitabilmente le critiche più aspre verso questa città vengono proprio da chi ci è nato, invece i complimenti più forti sono spesso da residenti nuovi, italiani e non.

 

Parlando con i miei nuovi concittadini, sia su siti internet che durante i miei giri, noto un timore dei cambiamenti che il tempo rende inevitabili. In questo non intendo solo da alcuni verso i nuovi residenti, dove certi atteggiamenti riflettono l’atteggiamento di una parte della popolazione australiana verso noi italiani. Confesso che mi faceva male quando queste invettive erano dirette a me e ai miei cari e fanno ancora male quando le vedo dirette ad altri. Ma il tempo e l’educazione portano consigli per risolvere questi problemi

 

Quel che diventa evidente è un livello di intolleranza verso ciò che è estraneo alla abitudini. L’introduzione di una pista ciclabile, il cambio  di senso di direzione del traffico, nuovi palazzi e cosi via che ormai fanno parte della vita moderna vengono visti con sospetto da chi ricorda un’altra città. Non vedo questa diffidenza solo dove vivo, ma anche dalle letture dei giornali e dai servizi televisivi.

 

Ho notato una cosa in particolare in questi scambi di pareri. I più critici verso i loro paesi sono quelli che ne escono solo per brevi periodi, di solito le vacanze. Se uscissero a vivere una nuova realtà vedrebbero il loro mondo in un altro modo. Per fortuna, programmi con Erasmus danno ai giovani la possibilità di poterlo fare e a lungo termine il paese può solo guadagnare da queste esperienze.

 

A volte mi chiedo se l’Imperatore Augusto avesse avuto lo stesso problema quando la Roma di mattone rosso diventò la città del marmo bianco che ora conosciamo e che fu il suo vanto. Come mi chiedo anche che fine avrebbero fatto questi detrattori sa avessero osato esprimere il loro dissenso all’imperatore...(!)

 

In tanti sensi vedo come l’Italia sia rimasta il paese degli scontri aspri tra gruppi come vediamo sin dall’epoca romana con gli Orazi e Curiazi prima e tra Colonna e Caetani poi, come anche tra Guelfi e Ghibellini immortalati da Dante nella Divina Commedia. Ci si oppone non in merito dell’idea, ma in base da chi la propone, come c’è chi si oppone a qualsiasi proposta.

 

Chi viene dall’estero vede il mondo in un altro modo e, a turno, impara altre idee e modi di vivere. Il senso di cosa vuol dire il concetto di “democrazia”, o di “giustiza” cambia in base a come le impari e come vengono applicati. Per questo motivo quando vediamo le notizie dall’estero spesso non riusciamo a capire del tutto cosa accade in quei paesi.

 

In una cosa non sono ancora riuscito nel mio intento in Italia e che ho descritto quando ho scritto alla musa qualche settimana fa. Devo ancora trovare il modo di risolvere i miei libri, non facile, ma non mi abbatto e continuerò la battaglia ad oltranza. Ho messo troppo di me in quei libri per lasciarli marcire.

 

Non mi sono pentito della decisione di venire in Italia. Come dico ai parenti e amici in Australia, ho trovato qui quel che mi mancava nel mio paese di nascita. Ogni giorno mi trovo ad affrontare situazioni nuove, ma anche a poter contribuire alla comunità di cui ora faccio parte.

 

Sto imparando lezioni di vita che non erano possibili avere prima, come anche spero di dare esempi di vita sconosciuti qui da chi non ha mai vissuto in altre realtà. Per questa ritengo che la mia scelta di vita sia stata quella giusta.








  Altre in "Società"