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Sappiamo tutti che, in effetti, la Storia dell’Uomo è la Storia dell’emigrazione.
Basta leggere l’inizio del De Bello Gallico di Giulio Cesare per vedere il ruolo svolto da un’emigrazione enorme dall’Europa orientale verso la Gallia. Centinaia di migliaia di persone che fuggivano da chissà quale disastro, una versione antica dell’emergenza profughi che vediamo nel mondo d'oggi.
Infatti, è interessante notare che all’epoca i Romani praticavano una forma di emigrazione strategica. I legionari in congedo potevano scegliere tra tornare ai loro paesi di nascita, oppure di andare in una colonia militare per rafforzare la presenza romana vicino ai confini dell’impero. Il nome della città tedesca Colonia dichiara benissimo le sue origini. Il caso più interessante è dei legionari della Legio X che per secoli arruolava i suoi legionari dalla penisola Iberica per poi inviarli in congedo nella loro colonia che ora si chiama Beirut.
Non esiste un'epoca della Storia dove l’emigrazione non abbia svolto un ruolo importante. Facile individuare le Americhe e l’Australia, ma vediamo gli stessi sviluppi anche nel resto del mondo. Solo nell’ultimo secolo, con l’introduzione dei primi passaporti moderni, possiamo dire che le partenze e gli arrivi siano regolati in modo sistematico. Chiunque abbia controllato il sito internet di Ellis Island a New York, magari per controllare dettagli di qualche parente emigrato, sa che non ci sono molti dettagli e spesso cognomi e paesi di partenza sono solo approssimativi.
Penso a questo quando vedo le pagine Facebook dedicate a comunità italiane in varie paesi. Ogni giorno vedo notizie e fotografie in italiano, inglese, spagnolo, portoghese e francese. Tutti questi siti cercano di dare notizie italiane, ma anche di promuovere le loro versioni di ricette e tradizioni italiane. Questi siti ci fanno capire come tantissime famiglie italiane sono state spezzate dall’emigrazione con rami in più paesi.
Vedo anche i post dei miei amici in Australia che mostrano con orgoglio non solo i loro orti, ma anche i salumi che fanno, come le casse di salsa di pomodoro e vino che producono in casa. Non sono pochi i casi all’estero di italiani che hanno creato imperi commerciali iniziati proprio da produzioni casalinghe.
Le storie individuali poi si perdono con il tempo. Purtroppo con il passare degli anni i nomi cambiano, si scordano dettagli e qualcuno non riesce a trovare le proprie origini. Si dimentica da dove veniva il nonno o il bisnonno e quando i discendenti cercano le loro origini per molti di loro è troppo tardi.
Esistono pagine dedicate a famiglie che cercano di tenere contatti con i loro parenti in Italia. La cosa affascinante è che utilizzare solo il cognome non aiuta. Qualche anno fa ho fatto parte di un gruppo che cercava parenti usando il cognome per scoprire poi che non si limitava a solo una zona come il fondatore pensava, ma almeno a quattro zone diverse del paese. Questo sito è durato poco perché i legami di parentela vera che ne sono usciti furono pochi.
Non è raro che famiglie organizzino riunioni in Italia per poter conoscere i discendenti di nonni e bisnonni. Posso citare l’esempio della mia famiglia, o almeno di una parte, che si radunerà in Ottobre. Sarà la prima volta che discendenti del nonno di mia madre da tre continenti si incontreranno. Sarà interessante vedere gli incontri dei parenti italiani con due versioni parlate della lingua inglese, come sarà interessante vedere parenti della terza generazione nata negli Stati Uniti cercare di capire una lingua che conoscono poco.
Le cugine di mia madre hanno voluto organizzare il raduno per finalizzare l’albero genealogico che compilano da oltre dieci anni e dove, per mancanza di informazioni, non riescono a collegare nomi dai documenti a volti delle fotografie sparse in Italia, Australia e Stati Uniti. Ma sarà ancora più interessante vedere le reazioni dei parenti dall’estero di fronte alla realtà dell’Italia moderna. Purtroppo alcuni di loro si aspetteranno di vedere il paese descritto dai nonni e rimarranno sorpresi da un paese irriconoscibile per loro.
È strano che un canale televisivo privato in Italia trasmetta il programma della BBC inglese Who do you think you are? (Chi credi di essere?) come anche la versione americana del programma. Ogni puntata è dedicata a un personaggio famoso e si traccia un ramo della sua famiglia. Il programma è affascinante e ogni puntata ci dà sorprese e non poche emozioni. Naturalmente alcuni dei protagonisti sono di origine italiana come gli attori Steve Buscemi e Marisa Tomei e le loro storie sono state sorprendenti. Il peccato del programma non è tanto il fatto che non viene trasmesso da una rete grandissima, ma che nessuno in Italia, almeno fino ad ora, abbia pensato di farne una versione italiana.
In un’epoca in cui vediamo versioni italiane di programmi come L’Isola del Famosi e Grande Fratello, come anche Masterchef e The Voice sarebbe bello vedere storie della vita di italiani veri che hanno contribuito a far crescere due paesi. Ma sarebbe anche utile trasmettere storie di italiani all’estero per mostrare come l’Italia sia cambiata in questi anni.
Però storie del genere non dovranno essere limitate solo a raccontare storie di successi economici. Bisogna far conoscere personaggi all’estero che hanno avuto successo nei loro campi di lavoro o interesse. Dovremmo far sapere di quelle persone che hanno contribuito a migliorare la qualità della vita, come scienziati, artisti, autori, come anche coloro in Italia che danno un contributo importante a conservare le tradizioni italiane,non solo nei campi agroalimentari, ma anche e, oso dire, soprattutto in quelle attività che tengono vive manifestazioni popolari come palii e sagre e che all’estero si conoscono poco, a parte Siena ed Ivrea.
Programmi del genere non devono essere isolati. La storia dell’emigrazione italiana è lunga e merita un posto importante in questo paese. Esiste un Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana al Vittoriano a Roma, ma nemmeno questo basta.
Bisogna iniziare a raccogliere in modo sistematico le storie dei nostri connazionali e i loro discendenti all’estero. Sentiremmo storie bellissime,come anche tragedie impensabili. Conosceremo personaggi indimenticabili per la grandezza del loro lavori, come personaggi che hanno riempito volumi di cronaca nera.
Sono tutte storie da conservare e da trasmettere al futuro e tutte fanno parte della Storia del Bel Paese. Però storie del genere avrebbero anche un altro ruolo, quello di aiutarci a trovare il miglior modo di integrare i nuovi immigrati in questo paese. In fondo vengono in Italia per gli stessi motivi degli italiani che sono partiti per secoli e hanno gli stessi potenziali per far crescere il paese.
Il miglior modo di ricordare chi è emigrato da questo paese non è altro che imparare le loro lezioni e applicarle a chi ora viene qui...
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