 | Mike Bongiorno Lascia o raddoppia? |
Come tanti ragazzi della generazione nata e cresciuta all’estero nei due decenni dopo l’ultima guerra mondiale, uno dei miei programmi televisivi preferiti era Doctor Who della BBC. Sognavamo di poter viaggiare nel tempo e nello spazio nel suo TARDIS che era più grande dentro che di fuori. Attenzione, non parlo del programma che RAI 4 trasmette dal 2007, ma della versione originale degli anni 60 fino agli anni 80, un programma del tutto sconosiuto al pubblico italiano allora.
Per i figli degli emigrati italiani nei paesi del Commonwealth britannico come il Regno Unito, l’Australia e il Canada i nostri programmi televisivi erano una miscela della produzione inglese e statunitense. Seguivamo programmi inglesi dei gruppi comici i Monty Python e i Goodies e anche le sceneggiate britanniche come Coronation Street e Til death us do part. Poi c’erano i programmi americani come M.A.S.H., Get Smart e All in the family (la versione americana di Til death us do part e non era l’unica copia americana di programmi inglesi). Potrei riempire pagine di programmi qui sconosciuti del tutto o in parte.
Per tutti noi cresciuti in paesi di lingua inglese i fumetti erano Superman, Batman, i Fantastici Quattro e Incredible Hulk e tutti gli altri personaggi associati alla Marvel Comics. Guai se qualcuno ci diceva di leggere Mickey Mouse e Donald Duck perché erano da bambini e non da adolescenti. I personaggi della Marvel ora sono conosciutissimi in Italia, ma per merito del cinema e della televisione e non dei fumetti originali che leggevamo noi.
Gli unici programmi italiani che seguivamo regolarmente in Australia erano il Rosso e il Blu e la Linea. Per noi erano programmi cult trasmessi dall’ABC, l’emittente nazionale. Pensavamo che fossero programmi “normali” ed è stato uno choc scoprire anni dopo che quest’ultimo fu creato per il vecchio Carosello della RAI.
Non ho alcun dubbio che questo discorso vale per tutti i paesi di residenza degli emigrati italiani, cambiano solo le lingue parlate e i programmi che gli oriundi in quei paesi guardavano.
Per i miei coetaniei italiani pochi di questi programmi televisivi saranno conosciuti. La stessa generazione nata in Italia ha avuto i suoi programmi italiani che non sono mai usciti all’estero, almeno nei paesi anglosassoni. Partiamo dagli anni 50 con i quiz di Mike Bongiorno, Canzonissima, Il Musichiere e la Domenica Sportiva. Poi nel corso dei decenni arrivarono altri programmi come Sandokan, Onda Libera e Quelli della notte per nominarne solo alcuni.
Solo con l’arrivo di RAI International negli anni 90 è stato possibile per le comunità italiane all’estero poter vedere regolaramente i programmi televisivi della RAI. Ora via internet il pubblico internazionale ha la possibilità di vedere programmi italiani dal vivo, sia RAI che di altri canali nazionali via streaming.
Per quel che riguardava i fumetti, noi all’estero non conoscevamo, almeno fino ai nostri viaggi in Italia, Tex Willer, Lupo Alberto, Sturmtruppen, Diabolik e gli altri fumetti con i quali i giovani italiani sono cresciuti. Confesso che per me alcuni di questi fumetti erano una vera sorpresa a più livelli, ma nel senso positivo. Sturmtruppen in particolare non aveva niente da invidiare alla commedia satirica e quasi eversiva di libri e film come M.A.S.H., e Comma 22 che furono successi internazionali enormi. Purtroppo la natura stessa della striscia di Bonvi ha creato problemi ad ogni tentativo di esportarla all’estero.
Per noi le prime immagini del Bel Paese erano quelle create nella nostra mente dai genitori. Parlavano di un paese devastato, di guerra e della povertà delle loro regioni di nascita che aveva costretto loro a emigrare per trovare un futuro per i loro figli, un futuro che sembrava impossibile in Italia.Nei primi vent’anni anni dopo la guerra non esistevano mezzi efficaci per mostrare i cambiamenti In Italia, come anche mostrare la vita degli emigrati nei loro nuovi paesi.
La televisione dell’epoca era limitata e dunque non poteva svolgere alcun ruolo di educazione all’estero. Fu il cinema a mostrare agli emigrati la nuova Italia. Paradossalmente i primi film dei grandi registi cinematografici come Roberto Rossellini e Vittorio De Sica non facevano altro che rafforzare l’impressione che poco stesse cambiando nel paese.
Senza dubbio le prime immagini dei grandi cambiamenti sono state quelle de La Dolce Vita di Fellini. I miei genitori non furono gli unici emigrati a scandalizzarsi al film, una reazione non insolita nemmeno in Italia stessa. Era difficile per loro mettere insieme il paese che avevano lasciato solo pochi anni prima con le immagini proiettate sullo schermo. Poi, con il passare degli anni, sono usciti altri film che hanno mostrato ancora di più questi cambiamenti. In particolare i film di Pier Paolo Pasolini diedero la prova inequivocabile dei cambiamenti enormi nel paese in quei decenni.
Ma questi esempi non hanno fatto altro che mostrare una parte delle differenze esistenti tra le generazioni all’estero e i loro parenti rimasti in Patria.
Da un lato l’introduzione in Italia della televisione, specialmente i primi programmi americani e inglesi e nuovi tipi di cinema portavano cambiamenti linguistici e culturali in Italia. Dall’altra parte gli oriundi che vivevano in paesi con altre lingue, culture e tradizioni hanno subito cambiamenti ancora più drastici nel loro linguaggio e nelle loro tradizioni.
Questi cambiamenti hanno portato alla creazione di varie versioni della cultura italiana. Ogni comunità italiana, sia in Patria che all’estero ha le sue qualità particolari e le sue peculiarità. Ognuna ha la propria lingua italiana e la sua versione della cultura. Sono facce del nostro paese che sono in continua evoluzione e si spera che il governo italiano, come anche i capi delle varie comunità in giro per il mondo, trovino i mezzi per documentare e conservare questi patrimoni culturali.
Paradossalmente le comunità italiane all’estero potrebbero svolgere un ruolo chiave per l’Italia, quello di conservare tanti dialetti che ora sono in via d’estinzione nei loro paesi di origine. Ricordo ancora la reazione dei paesani di mia madre al suo ritorno in vacanza al suo paese, sbalorditi dal sentire parole dialettali che loro non utilizzavano più, infatti nel frattempo in quel paese il dialetto è sparito del tutto. Purtroppo quella generazione sta sparendo come dimostrano gli annunci funebri dei giornali australiani che ogni giorni danno notizie del passaggio a miglior vita di un altro emigrato italiano.
Oggigiorno esistono i mezzi, oltre la facilità moderna di poter viaggiare tra paesi, di poter colmare queste differenze di cultura. La televisione e internet sono indispensabili per educare i cambiamenti tra chi abita all’estero e chi in Italia. Questa educazione non solo farebbe avvicinare le varie comunità, ma avrebbe anche l’effetto di promuovere la cultura italiana tra coloro che ne sono i suoi migliori ambasciatori, gli oriundi. Promozione che con il tempo porterebbe alla crescita di turismo e dunque di posti di lavoro in Italia.
Cosi i figli e i discendenti degli emigrati italiani non solo manterranno i contatti con il loro paese d’origine, ma darebbero un contributo all’Italia per continuare a crescere di nuovo, come hanno fatto i loro genitori e nonni.
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