 Cara Clio,
Con il sangue della Magna Grecia che scorre nelle mie vene credo che sia ora di scriverti. Mi hai dato l’amore per la Storia che è la base dei miei libri e dei miei articoli. Come Omero che chiama Euterpe all’inizio della sua opera, desidero invocare il tuo nome per dare forza alle mie parole.
Chi avrebbe mai detto che servirti sarebbe stato cosi difficile? Dai la forza per trovare idee da scrivere, però l’ispirazione che provochi nei tuoi seguaci non basta più nel mondo moderno.
Tua sorella Euterpe ispiró le parole di Omero che descrivono una guerra antica e dopo più di due millenni quelle parole sono fresche come il primo giorno che Omero le cantò. Ma oggi il mondo è cambiato e non so se oggi quel poeta greco sarebbe riuscito a far uscire quella storia epica.
Per i tuoi seguaci la guerra non è solo quella descritta nei libri che scriviamo, ma anche nel fare conoscere le nostre opere al pubblico.
Ricordo il viaggio in Italia cinque anni fa, ero pieno di speranza per l’imminente uscita del mio libro nel paese dei miei genitori. Sentivo l'ancora amarezza per il destino crudele del mio primo libro a causa di un editore maldestro degli eredi del soggetto (Italiano) che non volevano che uscisse, per motivi tuttora sconosciuti. L’arrivo inatteso del contratto editoriale italiano sembrava la cura per quello stato d’animo.
Purtroppo non era che l’anteprima di un’altra delusione. Giorni dopo il mio arrivo a Roma sono andato negli uffici dell’editore per parlare di come pubblicizzare al meglio il libro. La reazione tiepida del responsabile mi ha fatto capire subito che l’editore non aveva alcuna intenzione di fare qualcosa di serio per il mio volume.
Sono uscito dal suo ufficio sperando di sbagliarmi e che c’era un altro motivo per quell’atteggiamento, ma il seguito non fu che una conferma dei miei sospetti. Mesi dopo, un giorno che doveva essere felice è diventato fonte di rabbia nel vedere che la presentazione era in una piccola libreria, in una zona di Roma non conosciuta per la sua cultura. Peggio ancora, ero uno di sei autori da lanciare e l’occasione era soltanto una messa in scena dell’editore per adempiere il dovere contrattuale.
Ho saputo poi che negli Stati Uniti quel tipo di editoria ha un nome beffardo “Vanity Press”, ossia la stampa della vanità. Con la scusa di cercare di aiutare autori emergenti non fanno altro che chiedere loro un contributo economico per produrre la prima edizione, per poi lasciare i libri in magazzino, o su uno scaffale nella loro “libreria” romana con quasi nessuna speranza d’essere notati tra gli altri volumi trattati allo stesso modo.
Ma per quanto fossi uscito col mal di cuore dalla presentazione, mi è dispiaciuto ancora di più per i giovani autori che ho visto quel giorno e al rito beffardo dell’intervista televisiva da trasmettere su un canale televisivo che quasi nessuno conosce e tanto meno guarda. Dagli sguardi fieri dei genitori si capiva che avevano investito nel libro con l’augurio di poter fornire un futuro radioso per i loro figli e mi domando a che punto hanno capito che quei soldi erano sprecati e sarebbero serviti di più per i loro libri scolastici.
Mia cara Musa, conosciamo bene la crudeltà degli esseri umani, la leggiamo troppo spesso nei libri. Però la cosa che temo di più è che tra le vittime di questi editori ci siano autori con talento vero e che la delusione sia tale che perdono la visione del dono che hai fatto loro.
Come ho fatto dopo il colpo tremendo del mio primo libro, mi sono messo a cercare agenti letterari ed editori per il mio romanzo di fantascienza. Controllavo i siti degli autori e le case editrici per sapere dove spedire proposte e un campione del libro, secondo la prassi. Ho fatto cento domande ad agenti letterari, con pochissime risposte, anche se quelle poche erano incoraggianti. Poi un giorno ho visto l’annuncio di una nuova collana editoriale di fantascienza negli Stati Uniti e ho inviato la solita proposta. Poche settimane dopo mi è arrivata la risposta con il contratto in allegato. Di seguito ho saputo che era un editore rispettato nel mondo dell’editoria elettronica americana, non grande ma con vendite non indifferenti.Sembrava un buon inizio per un primo romanzo di fantascienza. Ho controllato il documento e l’ho firmato.
Una settimana dopo ho avuto contatti dal responsabile dell’editing che mi ha detto il nome di chi doveva fare il lavoro. Alla consegna del disegno della copertina ho creato la pagina Facebook per fare i primi annunci della presentazione in arrivo e per iniziare le promozione.
Poi la nuova bastonata: mi è arrivata la notizia che l’editore era fallito per motivi dirigenziali. Per mesi poi ho partecipato ad un gruppo internet di altri autori coinvolti nel collasso, anche se, per fortuna, non cercavo soldi dalle vendite come così tanti altri, ma volevo avere di nuovo i diritti del mio libro per poter cercare altri editori. Sei mesi dopo è arrivato l’avviso dell’editore che aveva rinunciato ai diritti dei libri coinvolti e che eravamo liberi contrattualmente di trovare altri editori.
Combatto ancora per risolvere la situazione del primo libro, una battaglia dura che va avanti a oltranza. Come non ho mai smesso di cercare un agente letterario senza il quale gli editori non accettano i manoscritti da autori nuovi.
Clio, ho deciso di non finire il nuovo romanzo iniziato. Voglio sistemare i miei primi tre libri prima di continuare a scrivere gli altri che sento dentro di me.
Di tanto in tanto sento rabbia per la sorte delle mie opere. Non scrivo solo perchè sento le tue parole nella mia mente e capisco che ci sono libri che vogliono uscire dalla tua mente, scrivo anche perché i miei libri, come i miei articoli, sono un dialogo con i lettori. Voglio sentire le loro reazioni e i loro commenti. Voglio dialogare con persone con altre idee, per capire dove ho ragione e in che cosa ho torto.
Non cerco compassione da nessuno, cerco solo la possibilità di esporre il mio lavoro. I libri non sono inutili come alcuni credono. Sono un dono, sia per chi scrive e si mette a rischio nell’esporre la propria anima, sia a chi legge per vedere mondi nuovi nei volumi nelle mani.
Sei la Musa della Storia, come te ho sempre un libro in mano, anche se oggigiorno il libro è elettronico. Ti chiedo di continuare a darmi la forza di lottare per le parole che mi dai. Grazie a te scrivo e grazie a te sono sicuro che un giorno i miei libri saranno letti.
|