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Cultura - SocietàFrancesco Taverna

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04 Ottobre 2019
"Il mio cane? Per me è come un figlio"
di Francesco Taverna


"Il mio cane? Per me è come un figlio""Il mio cane? Per me è come un figlio". È una frase che tutti, prima o poi, abbia sentito da qualche parte, magari l’abbiamo pure pronunciata noi. Del resto per molti padroni di cani è un’analogia piuttosto comune che vuole sottolineare il profondo legame affettivo che si è instaurato con questi adorabili quadrupedi.

Ora, però, sembra che una ricerca del Massachussetts General Hospita abbia dimostrato che quest’affermazione non è tanto lontano dalla verità, nello specifico per le donne. "In numerosi studi realizzati in precedenza è stato riscontrato che dopo un’interazione con gli animali vi è un aumento dei livelli dei neurormoni come l’ossitocina, coinvolta nella creazione di legami umani e nell’attaccamento materno", spiega una delle studiose coinvolte. Per poter mettere a confronto il modo di reagire del cervello di fronte al proprio animale o al proprio bambino, il gruppo di ricerca ha sottoposto a un test 14 donne che fossero sia madri di bambini in età compresa tra i 2 e i 10 anni, sia proprietarie di cani adottati da almeno 2 anni.

La prima parte dello studio si è svolta presso le abitazioni dei soggetti: sono stati completati numerosi questionari e scattate fotografie dei bambini e degli animali nel loro ambiente domestico. In seguito le partecipanti, presso l’Athinoula A. Martinos  Centre for Biomedical Imaging, sono state sottoposte a risonanza magnetica funzionale mentre guardavano tali foto per misurare le loro reazioni e capire quali zone del cervello venivano stimolate. Infine, dopo ciascuna sessione ogni partecipante ha completato un questionario aggiuntivo per verificare che avesse prestato la dovuta attenzione alle fotografie mostratele durante l’esame.

Il risultato? Sono stati pubblicati su Plos One, rivista a libero accesso su Internet, e dimostrano che ci sono delle differenze tra il proprio figlio e il proprio cane, ma non così tante quanto si potrebbe immaginare. Nello specifico, di fronte ai propri figli viene attivata un’area di particolare rilevanza per i legami, mentre di fronte al proprio cane quella più importante per l’elaborazione delle immagini.

 "Benché sia un piccolo studio che potrebbe non valere per altri soggetti, i risultati suggeriscono l’esistenza di una rete cerebrale comune importante, che si attiva quando una madre guarda immagini del proprio figlio o del proprio cane", afferma Luke Stoeckel, coautore della ricerca.






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