 | Alan Turing, il matematico inglese, uno dei padri della moderna informatica |
Ho avuto il piacere di poter vedere il film "The Imitation Game" al cinema. Il film non solo è bello, ma la storia che ne è la base è affascinante. Senza dubbio l'impresa dei crittografi inglesi di decifrare il codice tedesco Enigma fu una svolta determinante della seconda guerra mondiale. Ci vollero trent'anni alle autorità inglesi per svelare l'esistenza del programma di Benchley Park e di alcuni dei risultati ottenuti dai loro esperti.
Purtroppo, l'annuncio arrivò troppo tardi per Alan Turing, il matematico che ne ebbe il ruolo chiave. Si suicidò nel 1954, abbandonato dai servizi segreti britannici che non volevano rischiare che il suo lavoro durante la guerra fosse reso pubblico. La regina d'Inghilterra gli ha dato la grazia postuma solo nel 2013.
La morte di Turing, in effetti condannato per la sua omosessualità, merita un discorso a parte. Per ora ci limitiamo a guardare come la nostra visione del passato viene condizionata da considerazioni politiche e la mancanza di informazioni o dettagli.
Nel caso particolare di Enigma, i britannici hanno ammesso solo pochi anni fa che seppero della Shoah prima della data ufficiale. Sia per motivi di segretezza, per non rischiare di svelare ai tedeschi d'aver decifrato il loro codice e dunque perdere un vantaggio enorme, sia perché non potevano né avevano i mezzi per prevenirla.
Il film dimostra benissimo il primo conflitto tra i responsabili di Benchley Park e che il dolore di non potere evitare disastri doveva essere davvero atroce per i crittografi. Senza entrare nel merito del secondo conflitto, sarebbe interessante vedere se negli archivi dei servizi segreti britannici si nascondano altri casi simili ancora tenuti segreti per non rischiare di creare controversie internazionali con altri paesi.
Durante la guerra di Corea all'inizio degli anni 50 l'aeronautica militare americana si trovò in un conflitto più difficile del previsto. Non solo per via dei MIG 15 di manifattura sovietica che tenevano testa agli F65 americani, ma anche perché i piloti nemici erano ben superiori alle aspettative americane dei piloti coreani e cinesi che non avevano le esperienze di combattimento aereo dei piloti americani che erano quasi tutti veterani del conflitto mondiale di pochi anni prima. Solo molto anni dopo furono confermati i sospetti dei piloti americani.
I piloti degli aerei con i colori coreani erano russi, veterani agguerriti della stessa guerra. Benché fornissero armi alle forze comuniste, i sovietici ufficialmente non facevano parte di quella guerra. L'ammissione del ruolo attivo sovietico spiegò il rifiuto dei piloti comunisti di combattere nei cieli sopra truppe americane e i loro alleati. Era per evitare la cattura di piloti russi e dunque svelare la loro partecipazione segreta alla guerra.
Se il ruolo sovietico fosse stato svelato nel corso della guerra, le implicazioni sarebbero state enormi. Prima di tutto alla guerra stessa che avrebbe avuto un'escalation, ma soprattutto all'ONU che già soffriva per via della guerra e avrebbe rischiato una crisi simile a quella che distrusse la Società delle Nazioni dopo l'embargo dell'Italia causata dalla guerra in Etiopia.
Naturalmente la decisione dell'URSS di fornire piloti esperti faceva parte della prima fase della Guerra Fredda. Ex alleati contro le dittature di Germania, Italia e Giappone erano diventati nemici con visioni opposte di filosofie politiche e di come governare.
Nel corso di questi decenni ogni conflitto nel mondo diventava uno scontro più o meno occulto tra gli Stati Uniti e l'URRS. In quasi tutti i casi i conflitti erano nella forma di aiuti militari ad alleati. Invece, nel caso della guerra del Vietnam, la partecipazione americana diventò diretta e sproporzionata, tanto da rischiare la stabilità del paese. Lo stesso sbaglio che fece poi l'URRS in Afghanistan nel 1979 che effettivamente contribuì alla caduta del sistema sovietico.
Ma in un caso lo scontro fu enorme e frontale con il rischio di scatenare una guerra nucleare. I tredici giorni della crisi di Cuba dell'ottobre 1962. Anche qui il tempo ha dato sorprese sconfortanti ai partecipanti, soprattutto agli americani.
Nell'ottobre 2002 durante una conferenza in Cuba, Robert McNamara, il Segretario di Difesa americano durante la crisi svelò due fatti che costrinsero gli storici a rivedere quelle due settimane di conflitto.
La prima sorpresa fu l'ammissione di un ex ammiraglio sovietico che in quelle acque c'erano altri sommergibili comunisti, inoltre il fatto che erano armati di siluri a testate nucleari sconosciuti ai servizi segreti e alle forze armate americane.
La seconda sorpresa fu ancora più scioccante perché McNamara capì che lo scontro non fu deciso dagli scambi tra il Presidente Kennedy americano e Krusciov, il Segretario dell'URSS , ma da un voto di tre ufficiali di un sommergibile sovietico.
Per la prima volta le autorità sovietiche avevano autorizzato i loro ufficiali sul luogo a poter decidere autonomamente se lanciare i siluri nucleari nel caso fossero sotto attacco e fuori dal contatto con i loro capi a Mosca. Difatti, un sommergibile si trovò proprio in quelle condizioni. I tre ufficiali superiori del sommergibile erano in mezzo a una flotta nemica che lanciava ordigni nell'acqua per cercarli, erano fuori contatto con i loro comandanti e dunque non sapevano se le due superpotenze fossero in guerra.
Di conseguenza, i tre ufficiali discussero come agire in quella situazione. Alla fine della discussione con un voto di 2 a 1 decisero di non lanciare l'ordigno nucleare. Senza dubbio, quel siluro non avrebbe solo distrutto la flotta americana presente nelle acque cubane, ma avrebbe scatenato la guerra atomica che tutti temevano.
Già prima di quella conferenza McNamara aveva cominciato a rivedere la politica americana del periodo della Guerra Fredda, compresa la Guerra del Vietnam. Quello che seppe in Cuba ha contribuito poi al cambio di atteggiamento verso la politica estera americana per cui era tanto criticato dai "falchi" americani prima della sua morte nel 2009.
Non dobbiamo mai cedere alla tentazione di pensare di sapere tutto del passato. Casi come i tre citati in questo articolo dimostrano che abbiamo sempre da imparare dal passato. A volte le nuove informazioni aiutano a confermare quel che sapevamo. A volte forniscono dettagli nuovi e altre volte aiutano a capire che le nostre percezioni di certi episodi erano sbagliati, anche se la visione totale era giusta.
Una volta l'accusa più diffamatoria che si poteva fare a uno storico era di "revisionismo". Di solito fatta da chi temeva che la nuova versione avrebbe messo in pericolo il potere personale, oppure la base su cui reggeva il suo potere.
Ma nel cercare nuovi dettagli dal passato, dobbiamo riconoscere che ogni opera di Storia è revisionismo e non è un male. Lo storico nel confermare il passato non solo arricchisce la nostra consapevolezza, ma ci aiuta a fornire nuovi mezzi per capire come affrontare i conflitti internazionali nel futuro.
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